Page 27 - La Voce Dei Medici - n°1 - 2022
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di opere da destinare a istituti o
figure istituzionali di importanza
nazionale e/o internazionale.
Lei è un medico, che ha colto
nell’arte gli spunti per vivere
la sua professione in modo più
profondo e intenso. Come si
è avvicinato a questo mondo,
apparentemente tanto lon-
tano dalla scienza, e quando
ha capito che l’arte potesse
supportarla anche nella sua
professione?
Mi sono approcciato dapprima
all’arte, intanto come disciplina
scolastica (i miei insegnanti di
educazione artistica mi ricono-
scevano una certa attitudine per
il disegno e per la pittura), poi
come passione vera e propria,
praticata da subito e coltivata in
modo costante negli anni a venire.
Ormai studente di medicina,
Gli artisti non sono tutti dannati, anche lo studio della psichiatria ed in
quando le loro vite sono complicate, non particolare del test del Rorschach,
sono tutti stravaganti, anche se così ha fortemente condizionato la
mia tecnica pittorica. Ho affidato
sembrerebbe. L’ arte non si “veste” sempre alle “macchie” lo spunto iniziale dei
allo stesso modo e perciò l’abito, anche soggetti dei miei quadri. A ciò che
questa volta, non fa il monaco le macchie mi evocano (o rievoca-
no), io do forma pittorica. Il primo
risultato così ottenuto, condiziona
le fasi successive di tutto il lavoro,
fino alla soluzione finale. Più che
intimista, la mia è perciò una pit-
tura psicometrica, perché no, nata
proprio grazie alla interazione tra
arte e medicina. Quindi, volendo
indicare la successione temporale
delle mie due componenti, quella
artistica e quella più squisitamen-
te professionale, io nasco pittore
e divento poi medico. Gli artisti
hanno tutti una storia propria e le
analogie che si colgono in molti di
loro, per quanto accomunanti, non
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