28 Aprile 2025
Roma ha chiamato, Ravenna ha prontamente risposto. In qualità di neo presidente dell’OMCeO ravennate Gaia Saini si ritrova già inserita in un tavolo di lavoro su un progetto dalle finalità ambiziose: rendere la città un punto di riferimento ed un soggetto promotore dei pilastri di “Cultura è Salute”. In questa intervista con Eleonora Marini ci racconta come intende sviluppare e promuovere questo progetto innovativo.
Dott.ssa Saini, conosciamo la sua sensibilità rispetto a questi temi e ci complimentiamo con Lei per l’incarico assunto. Come pensa di cogliere questa occasione?
L’idea è di portare l’esperienza romana, che è stata di grande successo, anche qui da noi a Ravenna, realizzando un evento che tocchi le stesse tematiche già trattate da “Effetto Michelangelo”, ma con una formula rivisitata e riadattata al nostro territorio. Vogliamo promuovere il forte connubio tra arte e medicina con lo scopo di fare da apripista a tante altre città: Ravenna è una città d’arte straordinaria e spesso nell’immaginario collettivo viene già associata ai concetti di bellezza e di cultura quindi è una realtà che si presta tantissimo a questo tipo di eventi, ma in termini più generali la relazione “arte-cultura” è ancora poco conosciuta e quindi vogliamo spingere su questa iniziativa per intavolare un discorso ampio e concreto che valorizzi l’impatto e l’importanza delle arti nella prevenzione delle malattie e nel loro trattamento, sia da un punto di vista fisico che mentale. Tutto ciò rappresenta anche una grande sfida per il futuro: infatti bisognerà sempre di più immaginare non solo un mondo in cui la medicina curerà con il farmaco, ma interverrà anche con forme alternative di supporto a tutela di una popolazione che sarà sempre più longeva e quindi sempre più anziana e che avrà la necessità di coltivare il più possibile il benessere. Pertanto insisteremo sulla prevenzione, anche vista come motore di una salute migliore, perché è un pilastro fondamentale; proprio in questo senso le arti e la cultura, soprattutto se ci riferiamo alla terza età, prevengono malattie come la depressione o altre patologie legate alla salute mentale perché tutte queste attività promuovono le relazioni, lo stimolo, l’impegno attivo delle persone con risvolti positivi sulla loro vita. Poi penso al mondo della scuola: i bambini che svolgono attività artistiche come il ballo, la lettura, il disegno e di conseguenza hanno una maggiore autostima di loro stessi; oppure mi vengono in mente gli adolescenti per i quali l’impegno in attività artistiche corrisponde a meno consumo di alcol e sostanze stupefacenti e c’è persino un’azione positiva rispetto a fenomeni diffusi come mobbing e bullismo. Le arti inoltre influenzano positivamente le persone “fragili” come le mamme alle prese con la depressione post-partum: la musica ad esempio aiuta queste donne a superare un periodo psicologicamente e fisicamente provante per loro. E ancora potrei citare le arti nel supporto alle cure tradizionali, per il trattamento di tante patologie, pensiamo alle realtà ospedaliere, al ruolo dei clown-dottori, alle associazioni che coinvolgono i pazienti con lettura, scrittura, musica, teatro: sono tutte azioni che rendono più sopportabile il ricovero e questo ci dice chiaramente che l’umanizzazione delle cure dovrà essere sempre più centrale. Ad oggi il connubio tra arte e medicina è ancora un tema relativamente “giovane”: vogliamo diffondere questi effetti positivi della cultura, creando un evento stabile, che si arricchisca nel tempo, di edizione in edizione. Quest’anno iniziamo in autunno, lanciando “Effetto Dante”, ma auspichiamo che questo appuntamento si possa svolgere in modo sistematico con il coinvolgimento di una platea sempre più ampia.
Ravenna si candida quindi ad essere il primo territorio aperto a sperimentare questo percorso innovativo. Come pensa di poter contribuire alla realizzazione positiva dell’evento?
Ci diamo degli obiettivi di progetti che siano “raggiungibili”, da sviluppare durante il corso dell’anno, su cui poi riconfrontarci negli appuntamenti successivi con una crescita continua sia in termini di iniziative che di bacino d’utenza. L’OMCeO di Ravenna sposa pienamente questo progetto e si pone come trade union tra le realtà mediche e le tantissime associazioni di pazienti, che si occupano di promuovere le discipline artistiche per il benessere individuale e collettivo. Si tratta di organizzazioni già molto attive sul territorio, ma che si conoscono ancora poco: penso a chi lavora con i pazienti affetti da malattie neurologiche, penso al malato di Parkinson che viene coinvolto nei laboratori di danza-terapia, penso anche al coro degli afasici, un’esperienza terapeutico-riabilitativa rivolta a chi è stato colpito da ictus; insomma ci sono tanti diversi esempi che già testimoniano quanto siano positive queste esperienze in termini di miglioramento della salute. Dunque “Effetto Dante” diventerà un appuntamento di progettualità, di scambio, di crescita tra le diverse realtà ravennati e non solo. Stiamo lavorando assiduamente per la prima edizione e la nostra idea è realizzare delle lezioni frontali e delle letture magistrali, durante le quali verranno spiegati tutti i benefici delle arti sulla salute, con l’aggiunta di alcune tavole rotonde che coinvolgeranno i professionisti che nella provincia di Ravenna già si occupano di assistere le persone malate, coinvolgendole in percorsi artistici di vario genere: “Effetto Dante” farà da collante tra queste diverse realtà per permeare sempre di più il territorio e rivolgersi agli addetti ai lavori. Desideriamo gettare le fondamenta per il futuro grazie a questo primo appuntamento, con eventi futuri aperti anche alla cittadinanza, affinché il nostro appuntamento diventi un “format” che possa fungere da esempio anche per altre città che vorranno portare avanti una progettualità di questo tipo.
Quanto il mondo della sanità ravennate potrebbe trovare giovamento da una contaminazione con le arti e la cultura?
Non solo la sanità di Ravenna, ma tutti potranno trarre vantaggio da questo nuovo modo di approcciare al paziente. Si tratta di un nuovo modo d’intendere il percorso di cura per aprire le porte alla medicina del futuro; intavolare uno scambio di esperienze tra gli addetti ai lavori del mondo medico e le associazioni che lavorano con le arti consentirà di promuovere sempre di più l’umanizzazione delle cure e questo sarà fondamentale per considerare il paziente non solo “un corpo da curare”, ma una persona da supportare nella sua totalità. La forza di “Effetto Dante” sarà proprio questa: insistere in questa direzione per considerare centrali le nuove forme di trattamento delle patologie, al di là delle terapie tradizionali. Immagino l’arte come un progetto terapeutico di largo respiro, di cui i pazienti potranno fruire per stare meglio, frequentando musei, accedendo a laboratori di lettura, di musica, di danza o ancora visitando mostre.
L’evento non sarà fine a sé stesso, ma per l’Associazione Club Medici Ravenna dovrebbe diventare il primo polo territoriale della rete nazionale di “Cultura è Salute” con servizi stabili al cittadino, che beneficino della contaminazione tra arte, cultura e salute. Pensa che questa scommessa possa essere vinta?
Riusciremo a vincerla, se riusciremo a realizzare delle iniziative concretamente fruibili. Il mio motto è: “A piccoli passi, ma senza interruzioni” affinché questo evento che non si limiti ad esistere una singola giornata, ma faccia da apripista a tanti altri progetti applicabili sul territorio; soltanto così potrà diventare abitudine il pensare alla cultura come un potente strumento di cura. Non c’interessa allestire una bella esperienza episodica, ma piuttosto lavoriamo sulla continuità. L’elemento arte-medicina è sicuramente affascinante, ma bisogna diffonderlo, permearlo nella cultura collettiva, superando anche le resistenze da parte di alcuni colleghi, cosicché possa diventare un elemento complementare di lavoro per il prossimo futuro.
Le vengono già in mente possibili iniziative da sottoporre all’attenzione degli altri soggetti coinvolti nella realizzazione di questo progetto?
Dovremo parlarne collettivamente, penso a tanti format davvero interessanti che ho potuto osservare all’interno di alcuni ospedali e che potrebbero essere ripetibili, ma la nostra bravura dovrà essere proprio quella di sederci ad un tavolo di confronto per trovare insieme spunti innovativi e concretamente realizzabili sul territorio. Per questo il ruolo delle tavole rotonde durante “Effetto Dante” sarà centrale: confronto, apertura, sguardo al futuro della nostra sanità, tenendo presente che l’arte avrà un ruolo imprescindibile.
In uno scambio di relazione con i partner, ritiene infine che il sistema Ravenna potrà diventare un modello trasferibile ad altri territori, venendo così incontro allo sviluppo di “Cultura è Salute”?
Sicuramente sì, la nostra idea è proprio quella di proporre un format con dei punti fissi e che possa essere declinato a seconda dei diversi territori. Vorremmo più in generale che ci fosse una traccia, a partire da Ravenna, sulla qual poi ognuno potrà lavorare. Spero che il nostro lavoro serva proprio a creare un percorso che possa essere intrapreso anche dagli altri, da questo punto di vista l’Italia si presta molto: abbiamo città bellissime, quasi tutte intrise di arte e di cultura, dalle realtà più grandi fino ai piccoli borghi, noi cresciamo quotidianamente respirando arte, storia e bellezza ovunque. Questo è già un ottimo punto di partenza per la creazione di una vera e propria rete, come già sta facendo il vostro network. Certamente è un progetto molto ambizioso, ma io vi ripongo molta fiducia.