16 Aprile 2025
Di Maurizio Dal Maso, Membro dell’Osservatorio Nazionale Welfare & Salute, Roma.
… nel giro di poche decadi, la società riorganizza se
Peter Drucker, 1993.
stessa, le sue concezioni del mondo, la sua struttura politica e sociale, le sue
arti, le sue istituzioni fondamentali. Cinquant’anni più tardi c’è un nuovo
mondo. E la popolazione nata allora non potrà nemmeno immaginare il mondo
in cui i suoi nonni vissero e nel quale i loro stessi genitori nacquero.
Noi stiamo vivendo al momento proprio nel mezzo di una tale trasformazione.
Per benessere organizzativo si intende la capacità di un’organizzazione di promuovere e mantenere il benessere fisico, psicologico e sociale di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori che operano al suo interno. Studi e ricerche sulle organizzazioni hanno dimostrato che le strutture più efficienti sono quelle con dipendenti soddisfatti e un “clima interno” sereno e partecipativo. La motivazione, la collaborazione, il coinvolgimento, la corretta circolazione delle informazioni, la flessibilità e la fiducia delle persone sono tutti elementi che portano a migliorare la salute mentale e fisica dei lavoratori, la soddisfazione degli utenti e, in via finale, ad aumentare la produttività. Il concetto di benessere organizzativo rappresenta l’evoluzione delle organizzazioni un tempo concepite in funzione del solo conseguimento del miglior risultato per l’impresa non tenendo in considerazione né l’ambiente di lavoro né lo stato di salute del lavoratore. L’individuo al lavoro era considerato come un essere passivo che rispondeva a stimoli economici e al quale era richiesto un mero adattamento al sistema tecnologico e organizzativo. Oggi, al contrario, stiamo arrivando a concepire nuove dimensioni di tutela della persona nei luoghi di lavoro, favorendo le più avanzate competenze trasversali, teoriche e pratiche, in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro secondo l’approccio innovativo definito Total Worker Health. Questo approccio è un insieme di politiche, programmi e pratiche che integrano la protezione dai rischi legati alla sicurezza e alla salute sul luogo di lavoro, con la promozione di interventi e investimenti per il miglioramento del benessere anche sociale della persona che lavora.
Questo approccio va oltre il rispetto delle normative di legge e si propone di prevenire i rischi per la salute delle lavoratrici e dei lavoratori non solo all’interno del contesto lavorativo, nella consapevolezza che ciò porta, anche, una migliore performance lavorativa e quindi è interesse primario delle imprese stesse incentivare tale approccio. Rappresenta un approccio integrato di tutti gli aspetti connessi alla tutela della sicurezza, della salute e del benessere dei lavoratori considerando gli aspetti fisici, mentali, emotivi e il relativo impatto sulla vita delle persone e sulla produttività aziendale. Rafforza i modelli di prevenzione e sicurezza organizzativa che privilegiano la relazione tra sfera privata e dimensione lavorativa per ridurre i rischi sul lavoro e fuori dal lavoro, la promozione dell’invecchiamento attivo e in buona salute mediante cambiamenti organizzativi che incoraggino e facilitino l’adozione di stili di vita salutari. Garantisce un collegamento sistematico e organizzativo delle funzioni dipartimentali o delle aree funzionali omogenee per formare un insieme integrato con un obiettivo dichiarato: proteggere e promuovere la salute, la sicurezza e il benessere totali dei lavoratori nei luoghi di lavoro.
Pertanto è una strategia che integra la protezione della sicurezza e della salute sul lavoro con la promozione della salute per prevenire infortuni e malattie dei lavoratori e promuovere la loro salute e benessere. Questo approccio riduce, quando non supera, le separazioni che esistono in molte organizzazioni e fornisce strumenti e approcci completi per creare ambienti in cui i dipendenti siano attivi e partecipanti. Nelle organizzazioni sanitarie, soprattutto, il capitale umano è la risorsa strategica principale ma ancora oggi poco considerato, o meglio, è stato nel tempo sempre considerato semplicemente come l’insieme delle forze che devono espletare attività anche se di particolare rilevanza. Eppure queste organizzazioni basano la loro attività sulle conoscenze, sulle abilità manuali/operative e sulle capacità relazionali: ecco perché è il capitale umano che contribuisce in modo determinante e primario alla realizzazione del processo produttivo.
Un elemento assolutamente necessario per ottimizzare la qualità della vita sul luogo di lavoro è la comunicazione, che è indispensabile per il miglioramento delle dinamiche relazionali interne, ma anche per migliorare quelle esterne in rapporto alla missione aziendale e al relativo impatto con l’utenza.
Un’organizzazione può essere idealmente rappresentata come un iceberg, in cui i tratti “affioranti” sono costituiti dalle variabili hard che ne definiscono l’assetto organizzativo: la struttura, i ruoli, i prodotti/servizi, la tecnologia e le procedure. Mentre gli elementi “sommersi” sono costituiti dalle cosiddette variabili “soft”: gli atteggiamenti, l’ideologia, la cultura, i sentimenti, l’immagine, il clima, i valori, le norme di gruppo. L’efficienza, l’efficacia e l’economicità, cioè i principi fondativi che devono orientare l’agire pubblico, sembrano dipendere da un mix di entrambe le tipologie di variabili che sembrano essere tra loro intrinsecamente legate e dipendenti. Parallelamente ai mutamenti di contesto, che stanno investendo negli ultimi decenni la sfera pubblica, si sta assistendo ad una spinta evolutiva delle forme organizzative: da strutture meccaniche, a strutture organiche; da strutture prevalentemente incentrate sulla gerarchia come principale leva di integrazione, a strutture basate sulla comunicazione verticale, orizzontale e trasversale come variabile fondamentale per la gestione delle interdipendenze reciproche tra unità organizzative, ruoli e profili professionali differenti. Ai processi di specializzazione si affiancano processi di integrazione e gestione organica delle interdipendenze e delle capacità definite trasversali anche nelle linee operative multispecialistiche e multidisciplinari delle strutture sanitarie. In questo contesto, il fattore umano acquista un’importanza fondamentale quale leva cruciale per il successo dell’organizzazione e il buon funzionamento dei suoi elementi strutturali, sia in base ad una prospettiva professionale e sociale, sia individuale. La capacità di perseguire il miglioramento del benessere organizzativo nelle sue molteplici componenti e sfaccettature, rappresenta un aspetto determinante per lo sviluppo e l’efficacia organizzativa, che influenza positivamente la capacità dell’organizzazione stessa di adattarsi ai mutamenti del contesto di riferimento.
Il Programma Cantieri del Dipartimento della Funzione Pubblica nel 2001 aveva messo a punto un modello di misurazione del livello di benessere organizzativo che caratterizzava una determinata organizzazione. Nel modello concettuale proposto, la comunicazione nelle sue molteplici forme, contribuisce fattivamente alla determinazione di organizzazioni “in salute”. A questo proposito, le principali dimensioni prese a riferimento per misurare il livello di benessere ovvero di malessere di un’organizzazione sono:
- l’ascolto: strumento per la raccolta delle esigenze e delle proposte dell’utente interno, per favorirne la partecipazione alle scelte e alle politiche dell’amministrazione;
- la comunicazione interna: strumento che incide sulla capacità di circolazione e condivisione delle informazioni all’interno dell’organizzazione, sulla capacità di diffondere valori e culture organizzative condivise;
- la comunicazione organizzativa: dimensione che agisce, da un lato, sulla qualità delle comunicazioni orizzontali tra settori differenti e, dall’altro, sulla qualità delle comunicazioni verticali, tra profili gerarchicamente differenti;
- la comunicazione interpersonale: dimensione che incide sulla capacità di instaurare relazioni interpersonali, collaborative e soddisfacenti;
- la gestione dei conflitti: dimensione che incide sulla capacità di prevenire e gestire le eventuali situazioni relazionali critiche.
L’European Agency for Safety and Health at Work nel 2022 ha individuato i 10 fattori di rischio per il benessere nei luoghi di lavoro:
- Ambienti e attrezzature: di lavoro, come strumenti inadeguati o non disponibili;
- Pianificazione dei compiti: scarsa o monotona;
- Carico di lavoro: eccessivo o ridotto;
- Orario di lavoro: poco flessibile, imprevedibile o prolungato;
- Cultura organizzativa: caratterizzata da cattiva comunicazione e difficoltà di problem solving;
- Ruolo dell’organizzazione: (difficoltà a identificare le responsabilità e i ruoli di ciascuno);
- Progressione di carriera incerta, bassa retribuzione o scarso riconoscimento sociale del lavoro;
- Autonomia decisionale: ridotta o inesistente;
- Rapporti interpersonali: conflittuali tra colleghi, isolamento (quiet quitting e firing), mancanza di supporto sociale;
- Conflitto casa-lavoro: difficoltà a bilanciare vita privata e lavorativa.
Perché sempre di più oggi nelle organizzazioni sanitarie si presta particolare attenzione al benessere organizzativo? Ecco alcune delle principali ragioni per cui il benessere delle organizzazioni sanitarie è così importante e strategico:
- Qualità delle cure e dei servizi: un’organizzazione sanitaria che si preoccupa del proprio benessere, a livello di strutture, tecnologie, personale e risorse, è in grado di garantire una migliore qualità delle cure e dei servizi offerti ai pazienti. La formazione continua, un ambiente di lavoro sano e la disponibilità di tecnologie moderne sono tutti fattori che contribuiscono ad aumentare l’efficacia dei trattamenti: le organizzazioni sanitarie più in salute producono più salute (valore) per i loro pazienti. Infatti la soddisfazione del paziente è direttamente legata al benessere e alla capacità operativa dell’organizzazione stessa.
- Benessere del personale: un ambiente di lavoro positivo e il benessere del personale sanitario sono fondamentali per evitare burnout, stress e insoddisfazione tra i professionisti. Un personale motivato e supportato è più efficiente e competente, il che si riflette direttamente sulla qualità delle cure.
- Sostenibilità economica: le organizzazioni sanitarie che operano in modo efficiente e che sono gestite con attenzione al benessere possono ridurre gli sprechi e ottimizzare le risorse. Ciò contribuisce a mantenere sostenibili i costi a lungo termine, evitando inefficienze che potrebbero mettere a rischio la stabilità economica della struttura.
- Innovazione e miglioramento continuo: un’organizzazione che investe nel benessere della propria struttura e dei propri operatori è anche più aperta all’innovazione e al miglioramento continuo. La capacità di evolversi, adottare nuove tecnologie e migliorare i processi è fondamentale per rispondere ai cambiamenti nei bisogni sanitari e per migliorare la qualità delle prestazioni.
- Impatto sociale e comunitario: Le organizzazioni sanitarie svolgono un ruolo cruciale nella salute e nel benessere della comunità. Se un’organizzazione sanitaria è sana e ben gestita, può rispondere meglio alle esigenze della popolazione, ridurre i disagi e contribuire a migliorare il livello di salute collettivo.
In sintesi il benessere delle organizzazioni sanitarie non solo influisce sulla qualità del servizio offerto, ma è anche fondamentale per garantire la sostenibilità, l’efficienza e l’equità del sistema nel suo complesso. Ecco perché è doveroso domandarsi: oggi a che punto siamo nelle nostre organizzazioni su questa tematica così strategica e prioritaria?