Pareri a confronto

Interruzione volontaria di gravidanza: come può l’embrione non essere già una persona?

24 Ottobre 2024

Da studiosa di Lettere e del pensiero dei grandi del passato, invio una breve riflessione a risposta dell’articolo pubblicato sulla vostra testata, realizzato dal dottor Luis Severino Martin, dal titolo “Interruzione volontaria di gravidanza: una questione di scienza e coscienza”.

Il quesito è corretto: l’embrione umano quando diventa persona?

La filosofia ha analizzato il problema dai tempi dei tempi e ha dato risposte divergenti, ma a mio avviso si può arrivare a trovare una conciliazione tra diversi ambiti di pensiero.

Una delle prime questioni si rifà necessariamente alla biologia: “natura non facit saltus”. Dal momento del concepimento inizia un processo irreversibile che può portare esclusivamente alla nascita di un bimbo, essere vivente appartenente alla specie umana. Se tale processo, in un continuum mirabile e frenetico, fosse interrotto, si avrebbe semplicemente la morte dell’embrione, cioè del bimbo, prima della nascita, come accade con l’aborto, volontario e non.

Per capire però quando un essere vivente diventa persona, dobbiamo fare riferimento alle definizioni di “persona”, parola latina che indicava la “maschera” usata dagli attori in teatro (per-sonare, risuonare, tramite un piccolo imbuto che permetteva all’attore, al centro della scena, di essere sentito fino ai più lontani spalti); il corrispondente del greco Πρόσωπον, “ciò che sta davanti al volto”.

Tra le innumerevoli definizioni partirei da (Severino Boezio) San Tommaso, con lievi sfumature l’uno dall’altro: “Omne individuum rationalis naturae dicitur persona” (Summa theologiae I, q. 29). Ogni parola è cesellata con cura: in-dividuum = che non si può dividere; rationalis naturae: che per natura è dotato di capacità razionale (fa parte della natura umana ragionare, e di nessuna altra specie animale), insita nell’uomo, cioè ab origine.

Nell’800 Antonio Rosmini recupera, oltre alla valenza giuridica del concetto, anche la sua valenza ontologica, e definisce la persona come “diritto sussistente”.  San Giovanni Paolo II diceva che la persona è il suo corpo, in tutte le dimensioni, fisica, psichica, spirituale. Quando c’è un corpo c’è persona, quindi, se anche non si voglia ammettere la coincidenza tra embrione e persona la Chiesa, nella sua sapienza, indica una sorta di principio di precauzione: come potrebbe l’embrione umano non essere persona? In quanto tale esso va trattato, merita tutto il rispetto che si deve a qualunque essere vivente.

della Prof.ssa Vittoria Criscuolo
Vicepresidente Comitato “Pro-life insieme”
www.prolifeinsieme.it