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Violenze sui minori: al 36° Congresso ACP le possibili risposte ad un fenomeno in forte crescita

26 Settembre 2024

In Italia l’ultimo rapporto della direzione centrale della Polizia criminale dice che nel 2023 le denunce e gli arresti per violenza sessuale su minori sono aumentati dell’8,25%. Dal 2010 le segnalazioni complessive riferite ai minori sono passate da 28.196 a 31.173, con un incremento del 10,5%. Un bambino su cinque è vittima di una qualche forma di violenza sessuale in Europa e, nell’80% circa dei casi, l’abusatore è un familiare o un conoscente, secondo le recenti stime dell’Internet Watch Foundation.

Una risposta a questi dati preoccupanti provano a darla, da Jesolo, i pediatri italiani, raccolti al 36° Congresso dell’Associazione Culturale Pediatri (ACP) che si è da poco concluso. L’argomento “non deve farci girare dall’altra parte: purtroppo i pediatri non sempre riconoscono gli indicatori di abuso sessuale, non si sentono adeguati ad affrontare eventi che poi però restano in gran parte sommersi, anche per l’impossibilità dei minori di parlarne con qualcuno. I pediatri devono effettuare a tutti i bambini e le bambine l’esame dei genitali durante i bilanci di salute, pur consapevoli che il corpo “cura”, e spesso i segni di un abuso sono velocemente riparati”, spiega Maria Rosa Giolito, ginecologa e psicoterapeuta, già Responsabile dell’Equipe Multidisciplinare pubblica Cappuccetto Rosso di Torino, per la presa in carico dei minori che sono vittime di abuso sessuale.

L’esame dei genitali in età prepuberale dovrebbe essere completato di routine, e non sempre avviene. Questa valutazione è invece fondamentale per i pediatri anche per valutare la progressione puberale, per identificare patologie o differenze nella differenziazione sessuale, per le DD di sanguinamento comprese le diagnosi di traumatismo. Purtroppo invece permane nei medici una difficoltà a procedere con l’esame dei genitali, che se risparmia, in parte, i maschi, colpisce in netta prevalenza le femmine”, continua Giolito. “Secondo i dati del Report of the Independent Inquiry into Child Sexual Abuse, tra le 2 settimane e i 2 anni il 93% dei maschi e il 41% delle femmine viene sottoposto a un esame dei genitali dal pediatra di famiglia, tra i 2 e i 5 anni il 67% dei maschi e il 38 delle femmine, tra i 5/10 anni il 67% dei maschi e il 33 delle femmine”. Troppo poco.

Per dare dignità a questa parte del corpo, e considerarla al pari di ogni altro organo, è importante partire dal corretto linguaggio.Basta nomignoli in famiglia, spesso assecondati dai pediatri: farfallina, pisellino? Chiamereste mai un braccio zucchino e un orecchio cavoletto? Questa “tradizione” sminuisce e ridicolizza gli organi sessuali, e deve essere contrastata: in famiglia, nei media e soprattutto dai medici”, continua Giolito.

In generale si parla di abuso sessuale quando un bambino/a è coinvolto/a in attività sessuali che non può comprendere, per le quali è psicologicamente impreparato e alle quali non può dare il proprio consenso e/o che violano le leggi o i tabù sociali. Le attività sessuali possono includere tutte le forme di contatto oro-genitale, genitale o anale con il bambino/a o al bambino/a, o abusi senza contatto diretto quali l’esibizionismo, il voyerismo o usando il bambino/a per la produzione di materiale pornografico. L’abuso sessuale include uno spettro di attività che va dallo stupro all’abuso meno intrusivo (American Academy of Pediatrics 1999).

Quando inizia l’abuso? La fascia 4/7 anni è la più a rischio, con il 35% dei casi, seguita a ruota dalla fascia 8/11 anni con il 32%. La fascia 12/15 anni è interessata nel 18% dei casi, la 0/3 per il 12% e il restante 2% per la fascia 16/17 anni. La fascia a maggior rischio, quella 4/7 anni, è abusata tipicamente da un membro della famiglia (43%) o da un conoscente affidatario (35%).

ACP – Associazione Culturale Pediatri - è una libera associazione che raccoglie 1.400 pediatri in 35 gruppi locali, finalizzata allo sviluppo della cultura pediatrica e alla promozione della salute del bambino. Svolge attività di formazione, ricerca, informazione dell’educazione sanitaria, definizione di protocolli diagnostico-terapeutici e valutazione della qualità delle cure. Supporta programmi di cooperazione internazionale. Siamo una associazione rigorosamente no profit. La libera partecipazione dei pediatri, soci e non soci, alle sue iniziative è subordinata alle sole coperture delle spese; non vengono elargiti compensi né benefit per le attività interne.