2 Agosto 2024
“Parlare di PCOS nel caso Khelif mi pare poco probabile”. Lo sottolinea il professor Vittorio Unfer, ginecologo, ricercatore e massimo esperto della Sindrome dell’ovaio policistico (PCOS). “Chiaramente – prosegue l’esperto – parliamo senza aver visto la cartella clinica della pugilessa ma mi sento di dire che veramente l’atleta non sia affetta dalla sindrome dell’ovaio policistosi. Infatti, se è vero che questa sindrome sia caratterizzata da un aumento della produzione del testosterone da parte dell’ovaio vero è anche che questo aumento è secondario ad una iperinsulinemia ippica della sindrome endocrinametabolica. Si tratta quindi di una malattia metabolica dove l’ovaio è vittima di una aggressione da parte dell’ormone insulina. Queste pazienti sono fenotipi amente sovrappeso o obese, la loro massa muscolare è normale o ridotta. Non sembra proprio il caso della pugilessa”.
“Per la mia esperienza – continua Unfer – mi sento di parlare di una forma di iperandrogenismo idiopatico che si appalesa con segni e sintomi tipici del sesso maschile come un aumento della forza muscolatura. Visti i livelli di testosterone prodotti dalla patologia, questi devono rientrare nei limiti accettabili per poter sostenere una gara olimpica. E così è stato! Sarebbe opportuno inoltre non basarsi sul solo valore del testosterone ma sul rapporto tra lo stesso e la sua proteina di trasporto (SHBG) in quanto quando il testosterone è legato alla sua proteina non è biodaponibile”.