18 Settembre 2024
Oggi è sotto gli occhi di tutti il cambiamento climatico – ambientale dell’ecosistema, in rapporto oltre che ad una naturale evoluzione, anche alla sempre più crescente responsabilità dell’uomo, sia per le nuove tecnologie messe in campo, che spesso alterano gli equilibri ambientali. Un problema sempre più urgente sia per l’assenza di coscienza, camuffata, laddove si palesi, da una forte dose di ipocrisia, quando invece si dovrebbe mirare a difendere l’ambiente in cui l’uomo vive. Ed è altrettanto sotto gli occhi di tutti anche il cambiamento che si sta realizzando nelle nel “modus vivendi” degli esseri viventi, di certo in forza del modificarsi del loro habitat, che impone loro per la sopravvivenza la messa in atto di difese talora in contrasto con loro stessi e generanti situazioni paradossali.
Un esempio per tutti è la schiavitù oggi dei mezzi tecnologici di comunicazione, che tanto progresso hanno arrecato all’uomo che li ha inventati, ma che tante problematiche di salute stanno a lui stesso arrecando, a cominciare dai problemi alla vista per via delle troppe ore passate al P.C. o dei problemi uditivi per via dello smoderato uso delle cuffiette auricolari o ancora per il bombardamento acustico dei concerti, per citarne solo alcune. A tutto questo si aggiungano le grandi conquiste della ricerca, soprattutto in campo farmacologico, a cominciare dai farmaci più innovativi antibatterici ed antivirali, che stanno favorendo però, nuove colonie batteriche e nuovi virus, sempre più farmaco-resistenti mentre certi nuovi virus provengono spesso da spericolate sperimentazioni di scienziati, in laboratorio.
La riflessione è semplice: mentre da una parte la scoperta di sempre più “forti antibiotici e antivirali” è fatta con lo scopo di salvaguardare la salute dell’uomo, dall’altra si costringono questi microscopici, pur essi esseri viventi, a difendersi, rendendosi sempre più “farmaco-resistenti”.
Questa premessa, apparentemente non in linea con l’argomento di cui vogliamo parlare oggi e che riguarda la Patologia delle Vie Aeree Superiori, invece calza bene, dal momento che i settori delle Vie Aeree sono i primi ad essere interessati in caso di epidemie soprattutto virali, ma anche batteriche, aiutate nella loro diffusione dai cambiamenti climatici e dalle modificazioni del nostro habitat, compreso l’ambiente di lavoro, molto spesso non considerato nella genesi di ulteriori patologie, alle quali oggi, invece, si sta dando il nome di “nuove tecnopatie”.
Ed è per questo che oggi ci preme mettere l’accento sull’aumento di certe espressioni patologiche delle Vie Aeree, sempre più frequenti e che soprattutto noi otoiatri, stiamo osservando con grande attenzione, ma anche con grande meraviglia sul loro aumento, facendoci fare molte riflessioni, soprattutto perché il più delle volte terapia-resistenti. Non riproporremo tabelle, casistiche e percentuali delle arcinote infezioni batteriche e virali dei nostri distretti respiratori delle VAS, ma ci permetteremo di promuovere spunti di riflessione sulle mutate condizioni ambientali dell’ecosistema e sull’incidenza che queste stanno avendo sul mondo dei microrganismi patogeni così come sulla salute dell’uomo.
Ecco allora la costatazione dal nostro osservatorio ambulatoriale di un esponenziale aumento delle affezioni delle VAS, sopratutto in presenza di improvvisi e strani mutamenti meteorologici, come accaduto quest’anno, per l’abnorme stagione calda, che ha stazionato in Europa, soprattutto in Italia per mesi e mesi, aumentandone l’insopportazione anche a causa della assenza di piogge, e che numerosi decessi ha causato tra la popolazione anziana o con patologie pregresse. La nostra attenzione si è rivolta anche a quei pazienti che venivano a visita per gli stessi sintomi delle VAS e che addebitavano all’aria del loro ambiente di lavoro (ad esempio dipendenti di enti pubblici che lamentavano un esagerato e forse improprio uso dei ventilatori o dei condizionatori, magari mal gestiti nella pulizia regolare dei filtri); a questi poi si aggiungevano altri lavoratori come i dipendenti dei super mercati, dei ristoranti, che nel periodo estivo – per via del caldo – erano “costretti” a vivere per ore in ambienti refrigerati e ventilati.
I numerosi pazienti venuti alla nostra osservazione (ne abbiamo censiti circa 300 tra maggio e fine settembre 2022 con tutti i medici del nostro poliambulatorio), lamentavano improvvisa faringodinia associata a rinopatia, e secrezione catarrale con tosse, laringo-tracheiti, otiti, rinosinusiti. Non rara in molti casi (circa il 25%) la disfonia, mentre pochi i casi con rialzo della T°. C’è da dire subito, a scanso di equivoci, che nessuno dei pazienti con questa sintomatologia era risultato positivo al COVID-19, con tampone rapido prima della visita e ripetuto dopo qualche giorno dalla visita medica, e che solo una minima percentuale aveva contratto il COVID-19, ma non di recente.
L’Esame Obiettivo ORL metteva in evidenza:
- Oro-Faringo-laringoscopia: presenza di Notevole Iperemia delle Mucose Oro-faringo-laringee, non accompagnata in qualche caso da tonsillite pseudo-membranosa e linfoadenopatia sottomandibolare e laterocervicale consensuale.
- Video-laringoscopia: le Corde Vocali evidenziavano una iperemia della loro mucosa, laccata da secrezione catarrale mentre la motilità era ben conservata. La loro iperemia dava giustificazione della disfonia. Iperemia della mucosa tracheale.
- Otoscopia: presenza di iperemia della Membrana Timpanica, solitamente mono-laterale, associata a lieve o media ipoacusia trasmissiva; con assenza di secrezioni patologiche nel CUE.
- Rinoscopia anteriore: metteva in evidenza una iperemia della mucosa nasale con notevole presenza di secrezione catarrale; in qualche caso si costatava il così detto “filo d’Arianna”, definizione data dai nostri padri al rilievo della presenza di secrezione catarrale biancastra e purisimile, che fuoriusciva dai meati rinosinusali, soprattutto mascellari. Altro sintomo assai frequente era dato dalla tosse in certi casi “secca” in altri accompagnata da modesta secrezione.
La cefalea era presente in circa un terzo dei casi visitati, ma si limitava solo al dolore cranio-facciale e raramente accompagnata da sensazione di nausea o di vomito.
Non rare le sindromi Vertiginose, più spesso sensazioni di vertiginosità, instabilità improvvisa e per pochissimi istanti, nello stare in piedi o nel camminare (in romanesco “Sbarellamento”).
Tutto questo ci ha portato a valutare le possibili cause: mentre riflettevamo che tutto ciò nel periodo invernale poteva apparire “normale” e “scontato”, nel periodo estivo la cosa poteva essere in buona sostanza addebitata lo stesso al clima, per una sorta di cambiamento di caldo estivo, dovuto più a cicloni a provenienza “africana” e stabilizzantisi sempre di più frequentemente nelle nostre latitudini rispetto agli anni passati; magari veicolanti con l’aria polveri o altre microscopiche particelle, ignote a noi europei e al nostro sistema immunitario.
Ad un’attenta osservazione le masse d’aria provenienti dal continente africano veicolano sostanze “africane”, possibili “allergeni”, che di certo sollecitano o infastidiscono i nostri sistemi immunitari poco o per nulla avvezzi alla loro presenza: sono sempre “allergeni stranieri” o “alieni” per le nostre latitudini. In sostanza le masse d’aria africana, portate da questi anticicloni o da forti perturbazioni con venti mai visti e piogge torrenziali, potrebbero favorire reazioni immunitarie, da sostanze per noi europei “ignote” (come lo fu per i popoli del continente americano, secoli fa, con le conquiste da parte degli europei, e che tanti morti causarono per via di malattie “europee”, ignote a quegli indigeni).
Ma anche oggi i flussi turistici e degli immigrati, clandestini o no, sono un facile veicolo per molte patologie: un esempio per tutte la SARS. Però dobbiamo anche dire che, non solo il clima estivo, con il caldo eccessivo, favorisce l’insorgenza di queste patologie delle VAS, unitamente all’eccessiva sudorazione per il caldo, ma anche che questa circostanza ci porta a preferire bevande ghiacciate, gelati, o cibi (quali la frutta) anch’essi ghiacciati o mal lavati.
Queste abitudini creano purtroppo escursioni termiche traumatiche alle nostre mucose delle VAS, come parimenti avviene a causa delle fresche temperature, date dai condizionatori istallati negli ambienti di lavoro o di casa, e che costringono il fisico ad escursioni repentine di temperatura.
E a proposito dell’uso, nei mesi estivi dell’aria condizionata nei luoghi di lavoro e al chiuso,recenti studi americani hanno evidenziato la presenza di patogeni aggressori delle VAS per una deficitaria o addirittura assente manutenzione dei filtri di questi condizionatori, ravvisando quella che oggi si definisce la SICK BUILDING SYNDROME, riferita anche alla poca (o nulla) manutenzione degli stessi luoghi di lavoro o di casa, per via della presenza di pareti umide, mal tenute, e che a motivo di ciò possono favorire la crescita di spore fungine da muffe ed altro, che facilmente possono essere inalate, causando quindi patologie delle VAS.
Tutto questo ovviamente si aggiunge all’inquinamento atmosferico, esistente soprattutto nelle grandi città, causato dalla presenza delle PM10, dallo scarico dei mezzi di trasporto, da accidentali incendi di zone industriali, dai rifiuti urbani mal gestiti. A tal proposito vogliamo riferire su un intervento fatto già ad aprile 2002 dal grande prof. Umberto Veronesi: in un convegno a Milano, alla presentazione dello “Studio su mobilità ed inquinamento da Pm10 in ambito urbano” il Professore, allineandosi al rapporto dell’OMS, presentò una classifica degli 8 fattori di rischio per le Vie Aeree, di cui i tre più seri erano:
- una cattiva alimentazione (pari al 35%);
- il fumo di sigaretta (pari al 30%);
- le infezioni (pari al 10%).
- la maternità (7%);
- l’attività lavorativa (4%);
- i fattori geofisici (3%);
- l’inquinamento atmosferico (2%);
- i farmaci (1%)
A questi otto fattori – ma senza presunzione e probabilmente da molti non condivisibile- noi ne aggiungeremo un nono: quello da inquinamento indoor cioè delle abitazioni o anche delle sedi di lavoro, oggi diventate più che mai sedi, “Pabulum” per acari, funghi ed altri agenti microbici.
Anche il nostro governo in quegli anni col progetto “Guadagnare Salute” metteva in evidenza i rischi sulla salute da parte dell’inquinamento ambientale, proponendo come prevenzione “lo stile di vita è mezza cura”.
Questa classifica tiene conto, come si legge, anche dell’ambiente di lavoro e del tipo di lavoro che, ponendo a contatto l’individuo con sostanze inalanti tossiche, può determinare alterazioni delle mucose delle vie aeree e generare patologie. Ricordiamo i mugnai, i falegnami con le loro rinosinusiti da polveri inalate, quando non si trasformino in patologie più serie come le neoplasie della mucosa respiratoria. Aggiungiamo i benzinai per le inalazioni di vapori di idrocarburi o i carrozzieri per le inalazioni delle vernici-spray. Ce ne sarebbero altri, ma ci fermiamo qui per non essere troppo prolissi e noiosi, dando per scontato che gli esempi citati possono fare da paragone per altri lavori simili.
Altri esempi a parte, ci corre l’obbligo di citare in questo elenco, il nostro ambiente di lavoro: le strutture ospedaliere, le RSA, gli ambulatori, fonti inesauribili di infezioni di ogni tipo, nonostante le certosine misure di prevenzione. Note sono le infezioni delle VAS cosiddette “Nosocomiali”, ben descritte da Jay H. Stein nella sua “Medicina Interna” -1995 – DOYMA ITALIA Srl – S. Giuliano Milanese (MI) e riprese nel N° 4, del 30 Gennaio -5 Febbraio 2007 dal “Sole 24h Sanità”, e per le quali si propone ogni stretto tipo di sorveglianza, soprattutto nell’ambito chirurgico e nella terapia intensiva, con l’attivazione di metodiche di ricerca microbiologica tra le più avanzate, specie nel sospetto di epidemie.
Dr. Gian Piero Sbaraglia,
già Primario di Otorinolaringoiatria,
Consulente Tecnico d’Ufficio Tribunale di Roma,
Direttore Sanitario e Scientifico del
Centro di Formazione BLS-D, PBLSD, accreditato ARES-118 e IRC, Associazione di Misericordia di Roma Centro.