Covid

COVID-19: auto-anticorpi e complicazioni correlate
di CORRADO e FABIO PERRICONE

18 Settembre 2024

Un’iperstimolazione del sistema autoimmune può portare alla comparsa di nuovi autoanticorpi, nonché a manifestazioni antinfiammatorie e al possibile sviluppo di malattie autoimmuni.

Uno studio tedesco di diversi ricercatori ha appena pubblicato su Multidisciplinary digital publishing institut (Mdpi), i risultati di una ricerca da cui si evidenzia che un gruppo abbastanza consistente di pazienti vaccinati, era affetto da diagnosi di miocarditi e segni di scompenso cardiaco acuto.
La conclusione dello studio è che la presenza della proteina Spike all’interno del cuore potrebbe essere interpretata come una risposta autoimmunologica alla vaccinazione, anche se la relazione definitiva con il vaccino non è stata ancora stabilita con certezza.
Inoltre sono ancora limitati i casi di miocardite post vaccino accertati dopo aver prelevato e analizzato un frammento di muscolo cardiaco, poiché dalla causa delle miocarditi sono escluse le infezioni virali. Le miocarditi sono un effetto collaterale allarmante per cui esigono un particolare approfondimento.
La presenza di autoanticorpi contro la proteina Spike dimostra, infatti, che la proteina permane nell’organismo ben al di là delle sei ore previste dopo la somministrazione del vaccino.
La proteina Spike, trovata nei cardiomiociti, all’interno del tessuto muscolare cardiaco, può innescare una risposta infiammatoria; la proteina Spike è stata trovata anche nei tessuti danneggiati sia del cervello, sia nei tessuti con infiammazione vascolare ma non è stato invece trovato il nucleocapside, il che secondo lo studio è la prova che la proteina Spike proveniva dalla vaccinazione Covid e non da un’infiammazione naturale.

Dallo studio è emerso in maniera preliminare come nel 40% dei casi analizzati si sia verificata la produzione di autoanticorpi, dimostrando una diretta correlazione con il numero di somministrazione di dosi di vaccino. Al fine di valutare la funzionalità del sistema immunitario è dunque opportuno un adeguato accertamento, possibile attraverso la tipizzazione linfocitaria. La tipizzazione linfocitaria consente di individuare i soggetti a rischio in quanto rileva lo stato di funzionalità del sistema immunitario. L’immunità è correlata totalmente all’attività immunitaria, oltre alla difesa immunitaria legata alla produzione di anticorpi (immunoglobuline) di pertinenza sierologica, esiste però anche una seconda difesa immunitaria legata invece alla presenza dei linfociti T, dette anche cellule T.

In Italia si valutano solo gli anticorpi tramite i test sierologici delle immunoglobuline (IgG ed IgM). Per quanto riguarda l’azione dei linfociti, di particolare importanza è un esame identificato anche come “studio delle popolazioni linfocitarie”, la tipizzazione linfocitaria, che tramite studio di determinati elementi e valutandone i parametri, riesce ad individuare e quantificare lo stato di funzionalità del sistema immunitario partendo da un prelievo di sangue venoso. L’indagine si svolge con la citofluorimetria, individuando determinati parametri dei linfociti, che svolgono un importante ruolo nell’omeostasi immunitaria. E ‘ essenziale ad esempio l’azione svolta dalle cellule T attivate (CD8 attivate) perché verosimilmente l’eliminazione del virus in primo contatto viene fatta non dagli anticorpi ma da queste cellule. Le cellule T inoltre riconoscono pezzi diversi del virus rispetto agli anticorpi e sono fondamentali per la memoria dell’infezione. La valutazione della quota attivata dei linfociti T ci permette concretamente di verificare l’avvenuta reazione immunitaria protettiva.

È, quindi, di fondamentale importanza che la necessità della tipizzazione linfocitaria sia di dominio pubblico, in questo modo può diventare parte essenziale della prevenzione.

In conclusione è sempre stato determinante lo studio del sistema immunitario, l’unico che ci permette l’effettiva protezione del nostro organismo, concetto messo da noi più volte in evidenza fin dall’inizio della pandemia anche attraverso la Fondazione Mediterraneo.

Prof. Corrado Perricone – Ematologo e già responsabile del Centro di Immunoematologia dell’AORN Santobono Pausilipon, già componente del Consiglio Superiore della Sanità. Responsabile del comitato scientifico della fondazione Mediterraneo

Fabio Perricone – Ginecologo, esperto di Medicina della Riproduzione ed Endocrinologia Andrologica - Medicina Clinica e Sperimentale. Membro del comitato scientifico della Fondazione Mediterraneo.