18 Settembre 2024
Ripresi alcuni tools dal mio primo articolo, rimango un po’ perplesso di fronte al fatto, forse solo apparente spero, che nella rete dei ricercatori non si parli sufficientemente del sistema immunitario dei soggetti ammalati a tutt’oggi. Un intenso studio del sistema può fornire enormi utili conoscenze:
- Credo che sia nei malati in terapia intensiva, come nella ospedalizzazione sub intensiva, venga preso un prelievo di sangue per i laboratori come base di routine atta a conoscere il quadro del soggetto circa la presenza di co-malattie e gli indici di anormalità dei parametri di base. Ciò riguarda in primis gli “anziani” ed i “vecchi” in co-malattie o disfunzioni favorevoli ai decessi, quindi non sempre dovuti al virus, ma anche ad un sistema immunitario in decadenza misurabile, non solo nei confronti delle malattie infettive incluso il COVID-19, ma anche nei tumori.
- Esiste quindi la possibilità di avere un riferimento circa l’entità delle difese immunitarie sia in genere che nei confronti del virus (anticorpi specifici detti “neutralizzanti”). Ma questo non riguarda soltanto la popolazione al massimo di rischio per l’età, in quanto può essere estesa a qualunque malato, compresi i rari bambini (almeno nell’occidente). Per tutti sarebbe interessante conoscere quale sia, ed in quanto tempo si può formare una difesa immunitaria specifica efficace al momento e valida nel prossimo futuro. Ciò può essere utile anche nei confronti della ricerca ed efficacia di un vaccino. Nella fascia di età susseguenti ai bambini – l’adolescenza o gioventù e fino all’anzianità (fasce ancora da stabilire) – sta il fulcro delle dovute ricerche. Infatti, anche perseguendo l’esempio dei cinesi e coreani riusciremo (come spero) a liberarci del virus ma ci saranno ancora forti perdite umane ed invisi tempi chissà fino a quando.
- Quando in Cina si è cominciato a vedere la guarigione degli infetti mi sono chiesto se fosse possibile per loro utilizzare il sangue per curare gli ammalati dato che avrebbe dovuto contenere anticorpi specifici (e non) contro il covid-19 dai diversi leucociti. Ancora vaghiamo nel buio.
- Questa via di cura proposta per i malati più gravi durante il periodo dell’incremento progressivo dei guariti credo che allo stato attuale potrebbe essere tentata da noi. Naturalmente, dopo un serio studio sulla difesa immunitaria dei guariti emersa dal primo prelievo in fase di malattia e di un prelievo in fase di certa guarigione. Già soltanto stimolando la crescita in laboratorio di immuno-globuline specifiche monoclonali presenti nei guariti, si potrebbero trovare – con la dovuta cautela – donatori data l’atmosfera così altruista creatasi con la presa di coscienza della maggior parte degli italiani ed in particolare di coloro che abbiano subìto l’esperienza sulle proprie pelli.
Ma oltre a questo tentativo, in un “futuro già in passaggio”, si potrebbe aprire una vasta ricerca scientifica Europea orientata allo studio delle risposte immunitarie al Covid-19. Gli stessi “donatori guariti”, tutti coloro che siano passati per la stessa malattia in diverse forme di malati consapevoli e coloro che per qualche motivo abbiano scoperto di avere un tampone positivo, trarrebbero molti vantaggi per sé e per tutti. Credo pertanto giusta una ricerca delle risposte immunitarie alle varie positività della “sola presenza” del virus, iniziando dalla sero-conversione chedi solito si trova in 15 giorni dall’inizio di una malattia virale, cosa che tutti gli altri vaccini finora non hanno potuto espletare a pieno. Nel passato gli epidemiologi hanno basato l’efficacia dei vaccini per lo più sull’enorme discesa numerica delle varie malattie nel mondo. Una grande quantità di dati presi dalla funzione esercitata sul malato da un vaccino specifico anti SARS-CoV-2 consentirebbe, in una stabilita data base comune, di mettere in luce ricerche convenite fra ciascuna nazione aderente attraverso una rete di ospedali. Sarebbe anche un mezzo per aggiornare alcuni dubbi sulla herd-immunity.
Nel citato precedente articolo ho usato alcuni “Items” quali:
- Micro-evolution è un termine tratto dagli studi genetici sulla convivenza fra Ospite e Virus: rappresenta un cambiamento di uno o più geni del virus di una popolazione virale o batterica, di norma corrispondente ad un siero-tipo diverso dal primo riscontrato ad esempio in malattie croniche come l’Epatite C, l’infezione HIV ed altre.
- Fitness in geneticaè la misura del successo riproduttivo di un Virus o Batterio ben adattato al suo ambiente (nell’essere umano), che permette il permanere della propria generazione successiva, a discapito di quella di altri genotipi nella stessa popolazione virale. Quest’ultima è formata da Tipi e Sottotipi dello stesso virus (o batterio) che possono raggiungere centinaia e più, come ad esempio l’HIV (AIDS) e HCV (Epatite C) che hanno impedito finora di trovare un vaccino proprio per la loro grande quantità di quei genotipi. Fortunatamente per l’HCV è stata trovata di recente una terapia proteinica che la fa guarire. Purtroppo però sia i citati “monoclonali” che una terapia clinica come questa, costano enormi prezzi raggiungibili solo da persone ricche. Il che dimostra quanto poco sia umano il massimo profitto economico al quale attendono sempre coloro che li producono.
- La Pressione selettiva consegue alla risposta dell’ospite che può “selezionare” il prevalere di genotipi resistenti oltre che alla reazione immunitaria anche ai cambiamenti della fitness indotti dalle “cure” della medicina (antivirali chimici o immunitari) o dalla “prevenzione” dei vaccini durante la micro-evolution negli umani.
- Questi items vengono da molto lontano perché dal Mondo Virale Primordiale, dal quale discendiamo, erano usciti quei RNA- virus che per riprodursi dovevano trovare un ospite vivente pluricellulare che li accogliesse essendo solo dei fragili costretti parassiti. Una difesa dell’ospite prima di produrre anticorpi “neutralizzanti” è per molti virus l’aumento della temperatura corporea che si riscontra anche fra i primi sintomi del virus in questione. Alcuni dicono che in Estate ci troveremo senza il SARS-CoV-2 per l’aria aperta ed il sole. Staremo a vedere, ho qualche motivazione che devo saggiare circa l’eventuale ruolo delle stagioni come accade nell’ Influenza invernale. Lo sto facendo.
- Tutto questo è un importante stimolo per i ricercatori virologi e biologi puri, anche per prevedere nuovi passaggi da altri animali all’uomo come è successo in un tempo ormai lontano con il SIV/HIV (AIDS) ed adesso con la SARS-CoV-2 posto che non sia passata da un animale attraverso un Laboratorio.
I Tamponi hanno due funzioni. La prima consente la diagnosi certa in soggetti con sintomi che ormai ben conosciamo. La seconda permette di conoscere il “carriage” cioè la presenza nelle prime via aeree del SARS-CoV-2. Questa seconda funzione a sua volta ha come oggetto la guarigione certa oggi affidata a due tamponi negativi in sequenza, ma anche la possibilità di scoprire la presenza di portatori clinicamente asintomatici ma positivi e ammalati senza accorgersene, o non ammalati ma positivi, che potremmo chiamare “portatori puri” fino a quando dovessero diventare malati. A questi soggetti si dovrebbe fare contemporaneamente un prelievo ematico per vedere se il loro sistema immunitario si sia mosso, cosa alquanto difficile perché ancora non è noto se vi sia in ogni caso una risposta immune che produca anticorpi “neutralizzanti” il virus; che crei anche una “memoria” dai leucociti T assieme agli anticorpi (dei leucociti B), capaci di respingere un’eventuale nuova aggressione e quanto i due tipi di difesa possano durare nel tempo; che con i tamponi ci sia il bisogno di una quantità “threshold” per trovare agenti virali. Sarebbe ovviamente impossibile in Italia utilizzare 60 milioni e 483.973 tamponi in costante ripetizione, ma anche inutile, perché un tampone negativo oggi potrebbe diventare positivo domani e comunque non è adatto a discernere fra portatori ex ammalati ignari o “puri”. Quindi lascerei svolgere ai tamponi le attuali funzioni che sono già tante e in una quantità per il momento seconda solo alla Cina e la Sud Corea, ma aggiungendo contestualmente il prelievo ematico per conoscere la risposta immunitaria intera all’eventuale presenza del virus.
I problemi dei vaccini: Un vaccino efficace e sicuro al punto di poterlo somministrare con una vaccinazione di massa in tutto il mondo, in questo frangente è purtroppo difficile che possa essere l’agente migliore per risolvere questa emergenza che deveessere risolta in tempi brevi, anche a prescindere da quanto può succedere con il rischio di una possibile micro-evolution che selezioni un cambiamento di uno o più geni diversi da quelli del primo indagato (Quasispecie).
Un Vaccino efficace e sicuro è d’uso sottostare alle regole per le quali finora si è permessa la somministrazione dopo un corretto iter scientifico/clinico. In ogni modo per trasparenza credo che oggi un vaccino non possa rappresentare ed essere presentato in questa immane emergenza, come l’arma capace di risolvere in tempo giusto e per sempre la Pandemia.
Comunque, anche se ne riparleremo almeno fra 12-18 mesi, dopo una evidente innocua somministrazione di vaccini ci vorranno degli anni per coprire anche lontane popolazioni. Si pensi da adesso quanto tempo sarà richiesto alle case farmaceutiche diverse fra loro per vincere la concorrenza, produrne miliardi per tutti compreso il terzo e quarto mondo. Quanto inoltre costerà agli “occidentali” assumersi i costi per vaccinare quei due mondi poveri e poverissimi che altrimenti rappresenteranno semplicemente enormi territori e ospiti umani per la SARS-CoV-2 non tenendo in considerazione il tempo non solo per fare, ma soprattutto distribuire il vaccino. Basti pensare che dopo l‘estinzione” tutti gli altri attuali vaccini non hanno ancora raggiunto l’eradicazione delle rispettive malattie che compaiono qua e là come epidemie aggressive locali (OutBreaks per gli inglesi). Inoltre è giusto un vaccino per i bambini, quando per la prima volta non sono il target maggiore al quale siamo abituati perché sembra che siano facilmente immuni addirittura se partoriti da una madre infetta? Infine vorrei soltanto richiamare come nel primo step di laboratorio per produrre vaccini sia già non semplice sondare in tempi brevi la risposta della cavia animale scelta (non sempre la stessa) e, per quanto riguarda gli umani, il numero necessario e l’età: i bambini sembrano per fortuna non esposti al virus quanto gli adulti (per il momento) fra i quali soprattutto gli over 80 anni, ma anche – in minor misura – i 60/70 anni, sono i più deboli.
Terapie Farmacologiche: Nel frattempo, a mio avviso, ricerche di farmaci o antivirus immunitari di più tipi fervono sia in Europa (Italia compresa) che in Asia e negli USA, alcuni dei quali (pochi) si presentano credibili dal punto di vista scientifico, ma ancora non distribuiti in numeri necessari di ordinate ricerche cliniche con placebo. Soltanto da poco sembra che si provi questa opportunità negli ospedali di Mantova e Pavia con buoni risultati, ma ancora in piccoli numeri di pazienti. Mi sarebbe piaciuto che fosse fatto più presto. Questa via di cura proposta per malati gravi ma non troppo, in assenzadella prevenzione vaccinale, può essere tentata in studio dopo un precoce prelievo in fase di malattia ed un prelievo in fase di certa guarigione. Inoltre, stimolando in laboratorio la crescita di immunoglobuline specifiche presenti nei guariti, queste possono essere replicabili quanto si vuole artificialmente. Questo soprattutto per ridurre nel più breve tempo possibile i decessi degli anziani già in terapia intensiva o prossimi ad entrarvi non ostante la giusta escalation di rigide norme (lavaggio delle mani, mascherine, distanze) unici veri sistemi di difesa in attesa dei vaccini, per ora.
Accoppiare la ricerca delle risposte immunitarie alle varie positività di mezzi adatti a riconoscere la presenza del virus come i tamponi gola-nasali sarebbe il primo step per un futuro follow-up che, con la ripetizione di prelievi nel tempo, dia il vero quadro progressivo del rapporto naturale tra virus ed ospite. Possedere una quantità così grande di dati tramite la citata ricerca sul sangue non è comparsa nella ricerca scientifica relativa a qualunque malattia infettiva. Questo è quanto ho mandato ai colleghi virologi, già informati delle mie umili vedute, fra i quali si mormorava la necessità che ai tamponi, o altri test riconosciuti validi, fossero accoppiati i prelievi di sangue volti a studiare la risposta immunitaria dei malati. Dal 4/maggio è iniziata intanto una indagine su 150.000 volontari a guida del prof. Pier Luigi Lopalco. In attesa di vaccini, anche se non abbiamo ancora certezze (pure secondo l’AIFA), credo fermamente che in un breve tempo dovremmo tentare di lenire le poliedriche aggressioni del virus in varie parti dell’ospite fino a portarle, se possibile, ad una “tollerabilità” pari a quella alla quale siamo abituati nell’inverno influenzale. Dobbiamo per il futuro però, essere consapevoli che un ripreso movimento globale di centinaia di milioni di persone nel mondo, farà in modo che il virus sia ancora per lungo tempo dietro l’angolo pronto a colpire.
Per finire: Alcuni soloni autoreferenziali hanno dimostrato di non capire che questa Pandemia fa semplicemente parte di ciò che l’uomo (non più sapiens) sta facendo contro la Terra, la Natura, la Società umana, i Valori veri della vita, tranne una diciassettenne che ha acceso un lumicino di comprensione per i giovani che saranno il nostro futuro se coloro che oggi la osteggiano (e sono tanti e potenti) non l‘avranno vinta. Purtroppo i media mi sembra non parlarne più come prima. Speriamo bene!
Prof. Salvatore Marco Criscione
già Direttore della Clinica Pediatrica
Università dell’Aquila
Specialista in Endocrinologia e Malattie Metaboliche
Fellow in Allergy&Immunology