12 Novembre 2021
Delfini, tartarughe e pesci colorati: sono alcuni dei personaggi che prendono vita negli ambienti di tanti reparti pediatrici italiani grazie al talento e alla sensibilità dell’artista Silvio Irilli, fondatore di “Ospedali Dipinti”, che in questa intervista ci racconta il suo processo di umanizzazione di tanti luoghi di cura.
La sua è una storia incredibile! Affermato artista, è il fondatore di “Ospedale Dipinti”, progetto con il quale sta decorando i reparti degli ospedali, pediatrie, radioterapia, pronto soccorso. Com’è nata l’idea e perché ha sentito l’esigenza di mettere la sua creatività al servizio degli altri?
Tutto è iniziato nel 2012 quando durante la prima campagna di raccolta fondi per il primo Bunker di Radioterapia per il Policlinico Gemelli di Roma, il Direttore mi disse: “Silvio devi sapere che tante famiglie stanno facendo donazioni in memoria dei loro cari che non ci sono più” . Sentii un brivido lungo la schiena. Capii che c’era una grande attesa per la mia opera, ma soprattutto il desiderio di stare vicino ad altre persone con un nuovo messaggio. Il progetto ebbe così tanto successo sui pazienti che fu richiesto da altri ospedali e pensai che dovevo creare un progetto su misura e gli diedi il nome di “OSPEDALI DIPINTI”.
È vero che con Ospedali Dipinti la Sanità pubblica non spende un euro perché il progetto è interamente finanziato con le donazioni e insieme alle Onlus?
Sì! Quando ho ideato il progetto, doveva avere un concetto di base: i costi delle opere non dovevano essere a carico della Sanità, ma desideravo che fossero realizzate grazie alle donazioni con la partecipazione della gente in collaborazione con Onlus, Fondazioni o aziende che desiderano donare un reparto dipinto a tema. Si forma così, ogni volta, una grande squadra che desidera portare un messaggio di vicinanza ai pazienti, soprattutto a quelli più piccoli. Io dico sempre che la firma più importante nell’opera non è la mia, ma quella di tutti coloro che credono nel progetto e lo vedono realizzato in poco tempo grazie al loro supporto.
Prima dell’estate avete inaugurato anche la nuova terapia intensiva di Padova e il sottomarino Gaslini. Cosa significa vedere i bambini felici, pur lottando contro la malattia? E quanto è importante, anche da un punto di vista psicologico, poter offrire loro un ambiente maggiormente confortevole?
Spesso vediamo le reazioni dei piccoli pazienti subito al termine dell’opera, in quel momento i loro occhi brillano di sorpresa e il loro sorriso è il più grande “grazie” a tutti coloro che hanno creduto nel progetto. Ho visto genitori, medici, presidenti di Onlus e Presidenti di società commuoversi per aver vissuto tutti insieme una grande emozione. Quando un bambino entra in ospedale il suo sogno si ferma e subentrano le paure. Con “Ospedali Dipinti” desidero far continuare il loro sogno anche in ospedale e mettere a diposizione il loro mondo, che è fatto di colori, fantasia, gioia!
L’ambiente “emozionale” che ogni volta ricreate apre di fatto ad una nuova concezione di ospedale?
Creare un ambiente emozionale per me significa far entrare il paziente in un’altra dimensione e soprattutto far interagire il paziente con l’opera. Diventa un supporto importante per i medici che possono accogliere i pazienti con un altro spirito, soprattutto possono accogliere i bambini conquistando maggiormente la loro fiducia. Faccio un esempio pratico: ho avuto il privilegio di realizzare i bunker a tema di Radioterapia Oncologica del Policlinico Gemelli a Roma, il Gemelli ART; ebbene prima dell’opera tanti bambini dovevano stare fermi per l’intervento dell’acceleratore con il laser sulle cellule tumorali e, non riuscendoci, venivano addormentati con l’anestesia. Dopo aver realizzare totalmente il bunker a tema marino, per la maggior parte non è stato più necessario addormentarli. Ora stanno fermi, chiudono gli occhi e immaginano di essere i capitani di un sottomarino con i delfini, tartarughe e pesci colorati che diventano i loro amici e che li incoraggiano per allontanare le loro paure.
Tra i tanti riconoscimenti ottenuti fino ad oggi dal progetto c’è quello del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Quanto l’ha resa orgogliosa sapere che ha fatto “breccia” anche nel cuore delle istituzioni?
Molto. Anche perché la risposta è arrivata in poco tempo. Il Presidente Sergio Mattarella ha visto il catalogo di “Ospedali Dipinti” e dopo una settimana mi ha scritto una lettera congratulandosi per l’iniziativa. Spero che prima che finisca il suo mandato possa partecipare a un’inaugurazione di un’opera realizzata per un ospedale.
Perché secondo te “cultura” è sinonimo di “salute” ed in che modo le discipline artistiche contribuiscono al benessere individuale?
Nel DNA del nostro Paese ci sono l’arte e la cultura, riconosciute in tutto il mondo come due grandi pilastri. Metterle a disposizione della salute rappresenta un grande sostegno psicologico. Mi piace inserire nelle mie opere elementi storici del territorio per rendere ancora più unica l’opera di quell’ospedale in quella città. Penso sia importante emozionare, soprattutto quando si tratta di salute. Perché il paziente è soprattutto una persona!