5 Ottobre 2021
Una riflessione da condividere tra quanti si occupano di pediatria e come pediatri di base e come operatori ecografici.
L’esame ecografico ormai routinario, per la diagnosi precoce della displasia dell’anca, è un appuntamento che coinvolge la quasi totalità della popolazione neonatale nei paesi occidentali e rappresenta una preziosa occasione per il sanitario di cogliere una patologia che ha una incidenza che va dal 3 x 1000 al 5 x 1000 a seconda del sesso dei piccoli pazienti, vedendo la prevalenza in quello femminile.
La riflessione è la seguente: la patologia dell’anca si distribuisce in una vasta gamma di situazioni che vanno dalla displasia propriamente detta, fino a tutti quei quadri di minor severità, numerosi per significato ed evoluzione, come la immaturità o il disallineamento; quadri che in altre epoche passavano del tutto inosservati per l’intera durata della vita o riconosciuti in epoche tardive, grazie alla evoluzione, come un disallineamento dello scheletro assile manifesto nella età adulta, spesso reperto radiologico occasionale, oppure per l’insorgere ovviamente sempre in età adulta o senile, di una displasia sintomatica.
Orbene sia chiaro che tutte queste forme che escludendo la displasia vera, sono facilmente e brevemente risolvibili con relativamente banali pratiche correttive, in genere divaricatori di varia foggia, dal semplice uso del – doppio pannolino – fino a apparecchi parzialmente coercitivi: la famosa mutandina Giò e similari, da utilizzarsi per periodi varianti dai 30 ai 90 giorni a seconda della gravità del difetto. È ragionevole pensare che in futuro si abbatterà la diffusione delle patologie su elencate, per le generazioni ultime e quelle a venire.
Tornando allo scopo di questa dissertazione, mi chiedo se non sia auspicabile che forti di questo appuntamento ormai consolidato nella cultura medica sia popolare che istituzionale, gli operatori ecografisti, non debbano durante l’esame estendere per prassi, l’esplorazione anche all’apparato urinario che offre quadri di patologie insidiose estremamente più frequenti e gravi sia nell’immediato che nel futuro dell’infante e che spesso evolvono asintomatiche per mesi e anni prima di esplodere in quadri a dignità chirurgica non sempre risolutori.
Dr Riccardo Di Muzio