Covid

“Questioni di pelle”, la cute come specchio dell’anima

18 Settembre 2024

Mercoledì 7 luglio, negli spazi dell’Hotel Residenza in Farnese a Roma – ore 18.30, via del Mascherone 59, tornano gli incontri dall’associazione Derm Art nell’ambito del ciclo “Questioni di pelle”. Relatori dell’excursus, che affonda nelle pieghe di un legame ancora poco indagato, sono Massimo Papi, dermatologo e membro del Comitato Scientifico di “Cultura è Salute” e Vittorio Maria De Bonis, storico dell’arte. Tra le altre, le opere di Klimt, Kokoschka e Schiele offrono interessanti spunti di riflessione sui possibili rimandi tra arte e dermatologia: i nessi sono diventati ancora più evidenti con la pandemia.

I segnali della rivoluzione estetica, che sovverte i canoni della ritrattistica tradizionale, sono già racchiusi nell’impressionismo: complice l’avvento dei colori in tubetto i pittori, oltre alla libertà di lavorare en plein air, sperimentano nuovi azzardi cromatici, tra cui le ombre colorate, spesso violacee (da cui il termine «violettomania») sull’incarnato. La tendenza si sviluppa ancor più a cavallo tra Ottocento e Novecento quando i secessionisti viennesi, nel solco del simbolismo, elevano il colore a mezzo espressivo non più mimetico rispetto alla realtà, ma come sismografo dei sussulti interiori. Prova ne sia il Ritratto di signora di Gustav Klimt (1917), conservato alla Galleria Ricci Oddi di Piacenza, sulle cui guance dilaga una fioritura rosacea in contrasto con la pelle chiarissima.

In Kokoschka e Schiele le alterazioni epidermiche diventano lo specchio dell’anima, sintomo del malessere interiore delle figure emaciate, simili a marionette, avvitate su sé stesse. «Si notano segni simili a lividi che indicano una degenerazione della pelle, cute fragile, arrossamenti… – spiega Papi – Eruzioni associate a scorticature, a patologie di piccole zone cutanee. Nei quadri di Kokoschka le mani color porpora sono un tratto senile, della pelle diventata sottilissima come carta velina». Tra gli altri, molti studi ipotizzano che Schiele si sia ispirato alle fotografie del neurologo francese Jean- Martin Charcot, realizzate all’interno dell’ospedale parigino della Salpêtrière, per documentare i disturbi isterici. I testi e le riviste scientifiche nei quali le immagini vennero pubblicate trovarono larga diffusione negli ospedali dell’epoca, tra cui quello viennese, dove è probabile che il pittore avesse accesso, nel reparto di Ginecologia. 

Dalla Secessione alla pandemia, la pelle continua a essere un organo tra i più rivelatori delle sofferenze umane: “Nell’ultimo anno e mezzo le patologie dermatologiche sona aumentate – evidenzia Massimo Papi – spesso perché le persone hanno diradato i controlli. Tra le conseguenze più frequenti del Covid si rilevano, invece, danni microvascolari e necrosi”. Mentre gli effetti collaterali più comuni sono l’acne, causata dall’uso prolungato della mascherina, o secchezza ed eczemi provocati dall’uso massiccio di disinfettanti e dal lavaggio frequente delle mani.