Cultura è Salute

LA SCRITTURA COME TERAPIA
l’intervista a Sonia Scarpante

26 Novembre 2020

Nel pieno del dramma di un tumore al seno, Sonia Scarpante ha trovato la voglia di vivere e di combattere, grazie ad un rapporto viscerale con il foglio bianco. Oggi è presidente dell’Associazione “La cura di sé”, che insegna a superare dolori e conflitti, raccontando se stessi e le proprie emozioni.

La prima associazione che si è registrata al Portale Cultura è Salute è quella che presiede Sonia Scarpante, scrittrice e studiosa del legame fra psiche e fisicità: La cura di sè. La redazione de “La voce dei medici” l’ha intervistata, ponendole domande che ci auguriamo ci aiutino a conoscere più a fondo i protagonisti del network in fieri Cultura è Salute.

Come è nata l’Associazione e a chi si rivolge?

L’Associazione La cura di sé è nata nel febbraio 2012 a seguito di un percorso comune di narrazione e di sviluppo teatrale con la precedente Associazione Le Griots, le narratrici di vita. Facevo parte di questo gruppo teatrale composto da donne che avevano vissuto la patologia tumorale e che avevano realizzato una rappresentazione dal titolo “E ancora danzo la vita”, riuscendo a realizzare insieme ben 31 rappresentazioni. Nell 2007 a Budapest, la nostra “E ancora danzo la vita” ha avuto l’onore di aprire il primo convegno mondiale di educazione terapeutica, davanti da una platea di medici e psicologi. 

Che tipo di attività portate avanti e attraverso quali discipline artistiche?

La cura di sé”, che vanta come soci onorari lo psichiatra Eugenio Borgna e psicoterapeuta Massimo Recalcati, persegue finalità culturali ed educative di sostegno alle persone che vivono esperienze di fragilità, di dolore, di sofferenza e disagio psichico, o che comunque intendano intraprendere un percorso di conoscenza di sé. L’Associazione annette a queste finalità il senso di utilità sociale, nella convinzione che buone pratiche, volte alla conoscenza e alla cura di sé, possano sostenere il benessere psicologico e fisico e siano utili a prevenire stati di malessere e di patologia. L’Associazione contribuisce alla realizzazione di progetti di aiuto e di appoggio, anche in collaborazione con altre associazioni, attraverso corsi di scrittura terapeutica autobiografica, attività di counseling, consulenza psicologica. Tali attività sono comunicate con ogni mezzo sia via web, che con produzione editoriale cartacea e partecipando ad eventi culturali e sociali (es. Book city). Inoltre La cura di sè ha aperto collaborazioni con Istituzioni, Associazioni di Cura e servizi alla persona, Strutture Sanitarie e Scolastiche, Donne in difficoltà con elevati situazioni di stress e situazioni di disagio esistenziale, con Aziende/ Enti sostenitrici.

A chi vi rivolgete in particolare?

La Cura di sé promuove attività sociali e sanitarie rivolte a persone con disturbi psichici e fisici invalidanti ed ai loro familiari, allo scopo di migliorare la qualità di vita. Crea opportunità di conoscenza di sé stessi all’interno di gruppi formativi e fornisce supporto psicologico per la gestione delle emozioni, legate all’esperienza della malattia o delle fatiche esistenziali. Organizza corsi di scrittura terapeutica, gruppi di lettura e narrazione, convegni e servizi di psicologia e progetti di medicina integrata all’interno di strutture pubbliche e private. Come Presidente, mi occupo di progetti di scrittura terapeutica attraverso la mia metodologia registrata” Metodo Scarpante” e di formazione anche attraverso Master per operatori sanitari ed educatori, di pubblicazioni (15 libri pubblicati) e articoli  in riviste on-line, oltre che di convegni sui temi della cura e della Cultura.

Qual è la risposta dei pazienti coinvolti? Avete riscontrato degli effetti positivi su queste persone?

La risposta di chi ci segue è veramente importante, gratificante per il lavoro svolto insieme e per le opportunità che si vengono a creare. Lo scrivere e il condividere diviene strumento di consapevolezza e di crescita, in tantissimi casi di rinascita e creazione di un nuovo senso del sé. La parola scritta viene condivisa come conforto dell’anima, medicina del cuore, come trasformazione della fatica e della sofferenza in opportunità di crescita e di valore aggiunto alla persona. La scrittura ha una sua grande forza, se la si esercita come pratica filosofica della vita (Socrate, Foucault, Schopenhauer…) . La scrittura può aiutarci ad elaborare le fatiche e le fragilità esistenziali, a sciogliere nodi (la scrittura dei nodi), a imparare a risolvere fragilità affettive, sino ad arrivare a sciogliere vecchi sensi di colpa e superare traumi di cui molti di noi portano stigmate profonde su di sé.  La scrittura terapeutica ci aiuta ad entrare nelle emozioni, dando parola al nostro sentire, a diventare resilienti attraverso la pratica costante, allargando i nostri orizzonti di conoscenza e in tal modo anche intensificando la qualità delle nostre relazioni. Attraverso il lavorio costante si ricrea un nuovo senso del sé per giungere a quella che io definisco “la scrittura performativa”, perché essa non solo ci nutre, ma ci porta ad investire su noi stessi con nuove potenzialità, con il coraggio di essere autentici e intraprendere anche nuove scelte di vita. La risposta da parte di chi ci segue o dei pazienti è veramente grande in tal senso, le gratificazioni umane incredibili e di grande ricchezza interiore, perché la persona inizia ad investire sul sé, inizia ad intraprendere nuovi percorsi di conoscenza e anche di riconciliazione con relazioni e affettività. Con tale approfondimento, tramite la scrittura e la condivisione, aumentano le risorse personali, l’autostima si accresce e si matura attraverso una nuova Visuale di vita imparando a perdonare e a perdonarsi, a rivedere quella memoria anche dura in possibilità di crescita positiva. Ogni persona, che segue questo approfondimento verso una cura del sé, ci lascia sempre effetti positivi di crescita, fondanti impostazioni di appagamento personale e di cura del sé anche come ricerca di possibilità future

In che modo la scrittura può divenire terapeutica?

La scrittura diviene terapeutica nel momento in cui con coraggio affrontiamo noi stessi, nel momento in cui intraprendiamo questo viaggio della conoscenza avulsi da qualsiasi pregiudizio o giudizio su noi stessi e sugli altri che desiderano fare questo cammino con noi, incoraggiando la fiducia, l’apertura verso la sofferenza e la fragilità che è sempre valore aggiunto alla persona e non mancanza. Da una mancanza, da una fatica, tutti noi possiamo crescere in forza interiore, imparando a diventare più resilienti a contatto con le durezze della vita. La parola è una sorta di medicina e il condividerla ci arricchisce e ci rende più simili gli uni agli altri. Da un rispecchiamento si genera un nuovo svelamento del sé. Conosciamo parti di noi attraverso il disvelamento dell’altro, maturiamo la nostra fiducia attraverso questo sdoppiamento dell’altro dove “lo sconosciuto” diviene nostro conosciuto. E l’altro diviene forza per noi e terra di conquista da rivalutare e umanizzare. Ecco l’empatia che sgorga come pietra miliare di questo percorso che tende a renderci più umani e solidali.

Club Medici porta avanti il network “Cultura è Salute”. La sua associazione si è registrata per prima a questa rete. Lei quindi condivide lo spirito di tale progetto…

Assolutamente sì. La cultura è sinonimo di Salute: queste due realtà viaggiano sempre insieme e si riconnettono una all’altra costantemente; la direzione giusta in futuro non può che essere questa: ognuno di noi deve fare la sua parte, con assunzione di responsabilità e coerenza verso i propri progetti di vita, che devono necessariamente parlare del nostro essere autentico, del valore della memoria come contenitore da cui attingere per imparare a confrontarci, per lasciare alle nuove generazioni un tripudio di bellezza e di speranza che è il miglior esercizio educativo che possiamo regalare loro. La cultura è bellezza, è scoperta, curiosità per ciò che non conosciamo, è difesa della salute verso il pianeta, verso i nostri simili; salute ancora come solidarietà per chi fa più fatica o per il fragile, per chi vede lesa la propria dignità, in una accezione profonda di riscatto, per conseguire una eguaglianza dei diritti.