Cultura è Salute

L’ARTISTA RAPPRESENTA
ciò che sente

16 Novembre 2020

Ci scrivono Pier Enrico Gallenga, prof.di Clinica Oculistica all’Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara, Luigi Capasso, prof. di Antropologia e Direttore Museo Universitario dell’Università “G d’Annunzio” Chieti-Pescara e Rolando Bellini, prof. fr Storia dell’Arte a Milano.

Nell’ambito della piacevole intervista al dottor Alessandro Raffa, il cui passaggio “Chez- Druot” ne garantisce la sensibilità artistica, segnaliamo su Mimesis, “Ermeneutica del ponte 2019”, a cura di S. Bolognini,  il capitolo di Gallenga, Capasso, Bellini su ”Leonardo e la Visione”, pag 397-410. 

In realtà, ”l’Artista rappresenta quello che sente”, certamente – basta pensare a Pollock o Mondrian – ma lo rappresenta ”come lo vede”. E l’ambliopia strabica, l’exotropia dei miopi (lo ”strabismo di Venere”), così come l’esotropia degli ipermetropi non sono certamente comparse soltanto nel XX secolo: lo studio sistematico ed esasperato dell’anatomia nel Rinascimento – dopo le sanguigne e le tavole di Leonardo, peraltro sconosciute ai contemporanei – ha portato Michelangelo a rappresentare la giugulare congesta del David nella tensione dello scontro: una finezza di fisiologia dinamica. 

”L’annunciata” di Antonello, sorpresa dall’Angelo da cui si difende con la mano destra e si rinchiude in sè con la sinistra, esasperando sotto stress la tropia, ne è rappresentazione. La tropia non è un espediente pittorico per esaltare una situazione d’ansia: la modella era strabica e così è stata rappresentata. Proprio come Ginevra de’ Benci. Nella Nascita di Venere, Simonetta Vespucci – la top model della pittura fiorentina del Rinascimento, amante di Giuliano de Medici – è rappresentata con la postura sinuosa della sensualità; la testa è in PAC (posizione anomala del capo), non da torcicollo bensì da ambliopia dell’occhio sinistro, in exotropia (strabismo di Venere, appunto) con anisorimia – l’occhio è più grande, quindi miope – e anisocoria. E questo magari a qualcuno è noto.

Non descritta è la plica di Morgan-Reynolds, che ne fa un soggetto atopico. La cute e i capelli lo confermano. La descrizione analitica non aggiunge e non toglie: interpreta il piacere di una bellezza che alle scuole medie ha visitato i nostri sogni. Quanto quelli di Botticelli, che ha voluto essere sepolto vicino a lei, morta giovanissima.