18 Settembre 2024
Dal neo Presidente OMCeO di Genova, Alessandro Bonsignore, l’appello alle istituzioni per fronteggiare la seconda ondata di Covid: subito lockdown mirati per contrastare il virus e salvare vite.
Siamo nel pieno della nuova emergenza COVID-19: come la state vivendo a Genova e a che livello di allerta siete?
In Liguria attualmente la situazione è differenziata: Genova, purtroppo, ha dei numeri spaventosi, come la maggior parte delle grandi città italiane, quindi qui c’è uno stato di allerta massimo, che imporrebbe già da almeno una decina di giorni un lockdown totale della città. Savona, Imperia e La Spezia sono, invece, sotto controllo; quindi, è giusto che lì le attività – almeno per ora – vadano avanti, nel rispetto di tutte le regole. L’obiettivo è circoscrivere i focolai perché su Genova la situazione posti-letto è critica: le ambulanze in attesa, davanti al Pronto Soccorso degli Ospedali, sono l’aspetto che ci preoccupa di più perché rischiamo di non poter curare tutto ciò che non è Covid-19. Pensiamo ad un paziente con un infarto in corso o appena soccorso dopo un brutto incidente: aspettare ore ed ore in coda sull’ambulanza comporta dei rischi enormi. Si stanno esaurendo i posti letto in bassa e media intensità ed anche questo va a discapito di tutte le altre patologie. I reparti sono quasi interamente Covid, quindi chiunque abbia patologie diverse rischia di non poter essere trattato adeguatamente. Rispetto a marzo, in termini percentuali, il tasso di ospedalizzazione e mortalità è certamente ridotto, perché i soggetti positivi sono mediamente molto più giovani e poi siamo diventati più bravi a curare rispetto alla primavera scorsa; ma il problema attuale è che il numero di contagi è di gran lunga superiore a prima quindi gli accessi e i ricoveri sono molti di più. Inoltre, c’è carenza di personale, perché anche assumendo i neo laureati che adesso si abilitano contestualmente, è chiaro che non hanno la formazione né l’esperienza necessaria per sanare le criticità dei reparti specialistici. In più c’è grande stanchezza psico-fisica del personale medico perché da mesi si lavora incessantemente e in condizioni di lavoro proibitive, con turni anche di 16 ore, con i colleghi bardati dalla testa ai piedi, senza neanche poter bere o andare in bagno. Insomma, la situazione è pesante e difficile!
Ha recentemente inviato una lettera ai Medici di Medicina Generale e ai Pediatri di Libera Scelta affinché siano reperibili anche nei weekend ed intensifichino le visite a domicilio. Qual è la stata la risposta?
Il supporto dei Medici di famiglia è fondamentale. Speravamo che la seconda ondata fosse “una partita” da giocare e vincere sul Territorio, non negli Ospedali, ed invece l’afflusso è di nuovo costante. La criticità maggiore è che mancano percorsi di gestione domiciliare e territoriale dell’emergenza: in Liguria abbiamo chiuso un accordo, il 15 ottobre scorso, che prevede l’esecuzione dei tamponi rapidi antigenici da parte dei Medici di Medicina generale, sottoscritto da tutti i Sindacati e dalle Società Scientifiche, che sicuramente aiuterà il tracciamento. Abbiamo immaginato, inoltre, con il Prefetto, di usare i tendoni dell’esercito per costruire degli ambulatori in giro per la città così che i pazienti possano recarsi in queste strutture mobili sia per fare i test rapidi che per essere visitati dai Medici. Stiamo, quindi, cercando di alleggerire gli Ospedali e allo stesso tempo di far sentire i cittadini sicuri e supportati. Vogliamo tracciare i positivi il più possibile, per porli in quarantena ed evitare che vadano in giro ad infettare gli altri. C’è bisogno di grande collaborazione tra Medici del Territorio ed ospedalieri, solo così possiamo dare risposte efficaci per contrastare la seconda ondata.
Più volte, in queste settimane, ha incontrato il Governatore Giovanni Toti. Che tipo di preoccupazioni avete condiviso? In che modo la Regione supporterà l’OMCeO?
Tutte le proposte che abbiamo fatto e stiamo facendo passano tramite un contatto quotidiano con la Regione. Ora devo dire che, rispetto a marzo, l’OMCeO viene coinvolto molto di più. Stiamo fornendo tutti gli input che ci arrivano, sia dai cittadini che dagli operatori sanitari, al governatore Toti che ha mantenuto su di sé la delega per la Sanità: l’obiettivo non è solo rappresentare le criticità maggiori, ma provare ad offrire delle soluzioni concrete. Quello che invece, ad oggi, non viene purtroppo accolto è la richiesta di lockdown perlomeno mirati, assolutamente indispensabili, per frenare i contagi nelle città dove la situazione è ormai generata. E’ vero che si tratta di una misura nazionale, che non può che essere presa eventualmente dal Governo visti i risvolti di natura economica, però stupisce sia l’atteggiamento del Governo, che finora non ha preso decisioni in questo senso, sia quello delle Regioni che non lo hanno nemmeno chiesto, nonostante il mondo sanitario abbia espresso con forza ed in tutte le sedi possibili la preoccupazione generale. Siamo di fronte ad un dilemma etico: noi Professionisti della Sanità riteniamo che il “bene salute” sia la cosa più importante, e chiediamo di chiudere per salvare la vita a più gente possibile, malati di Covid ma anche di altro. Sembra, invece, emergere la propensione a voler tutelare principalmente l’economia e le attività produttive. Pur consapevoli di questa situazione drammatica, le Istituzioni sembrano maggiormente disposte ad accettare il rischio piuttosto che non salvaguardare l’economia. Ribadisco, dal nostro punto di vista, bisogna chiudere laddove è necessario: questa è l’unica via.
Dopo le recenti elezioni, che l’hanno riconfermata alla guida dell’OMCeO di Genova, anche alla luce del quadro attuale, quali sono i programmi da attuare nel futuro prossimo?
In passato le sfide erano moltissime ed oggi lo sono ancora di più, legate al discorso del Covid-19, quindi ora bisogna indubbiamente agire su diversi ambiti: innanzitutto occorre una reale integrazione Ospedale-Territorio, tornata di grande attualità con la seconda ondata, trovando dei percorsi comuni a livello pratico-organizzativo-gestionale, non solo sulla carta. In ottica formativa crediamo sia molto importante il “Dipartimento Misto” creato qui in Liguria proprio per integrare i diversi percorsi. Poi c’è l’annosa questione legata alla scarsità del numero dei Specialisti per il quale servono immeditati interventi di potenziamento delle borse di specializzazione, riducendo – così- il numero di “camici grigi”, perché bisogna colmare al più presto la carenza di personale formato negli Ospedali. La Regione Liguria finanzierà ulteriori borse regionali per le specializzazioni. Poi si pone la necessità di adeguare il Codice Deontologico alle evoluzioni della Medicina, non da ultimo le novità sulle disposizioni anticipate di trattamento, le problematiche legate alla telemedicina e lo sviluppo digitale della Sanità che non deve mai far venire meno il rapporto Medico-Paziente. Come Ordine vogliamo mantenere questo momento di contatto e di confronto tra il Cittadino e chi si prende cura di quest’ultimo. Siamo, infatti, a favore della tele-medicina, ma non della tele-visita, perché è cruciale salvaguardare il rapporto umano. Inoltre, sarà cruciale una corretta gestione della sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale, trovando un giusto equilibrio tra la Sanità pubblica e quella privata, senza sacrificare il territorio. C’è, infine, il discorso del lavoro di equipe e, in questo senso, vogliamo promuovere la multidisciplinarietà nell’approccio clinico, senza cadere nella tentazione politico-economicista del “task shifting”, ovvero il tentativo, per motivi di risparmio, di togliere determinate prestazioni tipiche della categoria medica, per delegarle a delle figure di “non-medici”. Questo non va assolutamente bene. E’ giusta la corretta integrazione, ma nel rispetto specifico dei reciproci ruoli.
In conclusione, parliamo proprio di Medici, sottoposti in questo periodo a sforzi sovrumani e dunque a forte rischio burnout. Club Medici promuove il network “Cultura è Salute” proprio per valorizzare il rapporto tra benessere e discipline artistiche. Lei cosa ne pensa?
Tutto ciò che va nell’ottica di trovare forme di sostegno al personale sanitario e ai pazienti è da promuovere e valorizzare. Azioni di questo tipo ben vengano! Ci sono tante evidenze scientifiche in questo senso ed anche la Letteratura dimostra l’impatto molto positivo, soprattutto su determinate categorie di soggetti come bambini ed anziani, di queste attività di contorno, che apportano notevoli benefici, soprattutto psicologici. Incidendo sull’aspetto psicologico spesso anche la terapia dà risposte migliori. Qui a Genova abbiamo ad esempio l’“Ospedale Gaslini” che mette in campo molte iniziative di questo tipo: gli stessi operatori sanitari testimoniano i grandi benefici nei pazienti, quindi non si può che essere certamente a favore.