18 Settembre 2024
Recuperiamo il tempo perso
Pazienti oncologici, cure, potenziamento del sistema sanitario nazionale per ripartire in fretta dopo la pandemia. Quali sono le criticità maggiori per il malato oncologico? E quali le soluzioni? Ne abbiamo parlato con il Prof. Francesco Schittulli, Chirurgo oncologo e Presidente della LILT, Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori.
Quale situazione vi siete trovati di fronte dopo l’emergenza sanitaria?
Tutto passa da un mancata centralizzazione della sanità: 21 sistemi regionali non possono reggere di fronte alla realtà che abbiamo drammaticamente vissuto. Riportare la gestione a livello governativo e dare maggiori potere al ministero della salute sono i due punti da cui ripartire. Non può esserci una differenziazione da regione a regione nei confronti del cittadino italiano. Ciò che è accaduto in Lombardia o in Veneto, dove una medicina territoriale ben sviluppata ha dato risposte concrete ed efficienti, deve fungere da esempio per tutti. La problematica non poteva essere affrontata in modo più esplicito durante la pandemia: il follow-up ha subito forti ritardi anche per gli interventi di cancro, la campagna di screening ha subito uno stop prolungato ed ora, con l’estate alle porte ed il periodo feriale, andrà a complicarsi. La pandemia ha creato ancora di più un senso di apprensione, ansia e preoccupazione negli ammalati.
Come hanno vissuto i pazienti oncologici questo lungo e drammatico periodo?
Abbiamo riscontrato un allontanamento tra il presidio sanitario rispetto al malato. L’aspetto più grave è legato all’impossibilità di fare diagnosi precoci e questo è stato un danno enorme; poi c’è stato il problema di chi, affetto di cancro, aveva bisogno di trattamenti e controlli, che sono stati rinviati. Non bisogna mai dimenticare che il paziente oncologico vive anche un danno psicologico importante: alla solitudine personale ed intima si aggiunge infatti la solitudine spaziale; queste persone vivono da mesi in un ambiente ristretto come il domicilio e questo ha peggiorato la loro condizione psicologica. Abbiamo riscontrato una sorta di panico, che ha portato ad un’attenzione quasi maniacale verso le persone “fragili” con la conseguenza che queste ultime si sono sentite quasi colpevolizzate e ghettizzate. Si sono ritrovate completamente isolate e ciò è inammissibile: non sono stati mica i malati di cancro a portare il coronavirus in Italia! La medicina territoriale non ha saputo ben gestire la situazione e poi c’è stato un grande divario da regione a regione: ognuno aveva la sua catena di esperti con contraddizioni e bollettini di guerra che mediaticamente sono stati comunicati ogni giorno a tutti i cittadini. Il mio cruccio maggiore è che il cancro è una malattia guaribile ed il terrorismo psicologico non aiuta. Abbiamo diagnosi precoci, trattamenti, tecnologia: vorrei che s’innalzasse la percentuale di guaribilità.
Alla luce di tutto questo, quali nuove speranze di guarigione possono nutrire gli ammalati?
Oggi disponiamo di tecnologie sofisticate: se una piccola lesione ha un grado d’aggressione molto basso, ha un processo di diffusione pressoché nullo. Si può addirittura trattare con trattamenti conservativi, poco invasivi; riesco a guarire la persona fino a farla tornare in salute ed integrata nella società. Investire nella salute e nella prevenzione è fondamentale: i 371mila italiani che hanno avuto diagnosi di cancro lo scorso anno, continuano a vivere come se avessero avuto un’artrosi, come se il cancro fosse una malattia cronica, recuperando anche una normale quotidianità. Parliamo di cancro, accendiamo un faro su questo tema, ma raccontiamo anche come si può guarire: se si arriva tardi, è una sconfitta per l’intera società. Oltre ovviamente alla reazione devastante per il paziente e per il proprio ambito familiare.
L’esperienza del Covid cosa insegna?
Che sarebbe necessaria una centralizzazione della sanità, ad oggi impossibile ma fondamentale: il 70% dei bilanci di ogni regione è gestito dalle stesse regioni. Ma qui parliamo della vita delle persone! Credo sia molto più responsabile centralizzare. Si è commesso questo grande errore delegando alle regioni; la regione deve controllare e programmare ma non gestire la sanità. Il cancro non è solo curabile ma vincibile ed abbiamo l’obbligo morale di vincere questa malattia!