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La Toscana approva la legge sul fine vita. Tu che ne pensi?

17 Marzo 2025

La decisione della Toscana di promulgare la legge sul fine vita riaccende i riflettori su un tema da sempre molto dibattuto e molto delicato: fino ad oggi erano state 15 le regioni che avevano già discusso in merito, ma spesso il dibattito si era bloccato ancor prima di approdare in Aula. Politica a parte, come si pone il mondo della sanità rispetto al suicidio assistito? I medici devono curare il paziente fino a quando è possibile o in caso di “accanimento terapeutico” devono fermarsi? Abbiamo raccolto una serie di pareri, che vi proponiamo in questo articolo.

Sono un medico, ma anche madre e nonna. Vorrei che ogni componente della mia famiglia e tutti i cittadini italiani, ma lo desidererei per il mondo intero, potessero decidere di porre fine alla propria vita, soprattutto se fossero gravemente malati e le cure potessero solo tentare di alleviare le loro sofferenze ma non fossero in grado di riportarli a quello che si può chiamare “una vita degna di essere vissuta”.

Elisabetta Acomanni, psichiatra e psicoterapeuta

Un paziente con SLA alla fine della sua vita pregava CHE SI PONESSE FINE a tutta quella sofferenza; il pensiero di non averlo potuto aiutare tuttora ancora mi rattrista.

Francesco Ferri, anestesista

La legge sul fine vita è un atto civile, compassionevole e rispettoso della nostra unicità e della nostra volontà.

Giuseppe De Pasquale, dirigente medico

Il prossimo anno si compirà mezzo secolo da quando ho iniziato a fare il medico di famiglia, fino a cinque anni fa convenzionato, poi… volontario. In tutto questo tempo non ho mai conosciuto pazienti che volevano smettere di vivere, ma soltanto pazienti che volevano smettere di soffrire. Sconfiggere il dolore è l’atto medico più umano, più misericordioso, che più ci avvicina al Creatore. In quanto medici dobbiamo pretendere che tutti possano ricevere dal SSN le cure palliative di cui abbisognano (e non solo tre pazienti su dieci, come in Toscana). Certo, far smettere di vivere una persona costa meno sia in termini economici che in termini di carico emotivo che curarla fino alla fine senza farla soffrire!

Daniele Spina, medico di medicina generale

Credo che la legge sul fine vita e la libera scelta del cittadino siano non solo giusti, ma una forma di civiltà avanzata. Ovviamente dopo i dovuti controlli e tutte le verifiche del caso.

Adriana Maltauro, allergologa e immunologa

Credo che il suicidio assistito sia un problema molto grande che tocca la parte più profonda della nostra coscienza. Non mi è mai capitato (per fortuna) di ricevere una tale richiesta, anche perché non ho mai avuto pazienti, talmente lucidi di mente e coscienti della loro situazione di salute, pronti a farmi una richiesta così forte. Detto questo io penso che un essere umano, quando ha perso la dignità di essere tale è giusto che DIO metta la SUA volontà di chiamarlo con sé. In tanti anni di professione ho visto di tutto nelle varie RSA e non. Esseri umani ridotti simili a larve, privi di coscienza, pelle e ossa, imboccati (quando riuscivano a deglutire), flebo, clisteri, ulcere da decubito a volte infette: tutto questo non è vivere, ma sopravvivere, e per volontà di chi? In una tale situazione credo che l’eutanasia possa porre fine alla grande sofferenza di queste persone. Premetto che sono un credente fermamente convinto dell’esistenza di un ESSERE superiore. Vorrei porre ai colleghi un quesito che mi attanaglia da decenni, se qualcuno può darmi una risposta ne sarei profondamente grato. La domanda è questa: in una situazione clinica come sopra descritta, DIO chi sta mettendo alla prova? Il malato o i familiari che gli stanno intorno?

Francesco Barone, anestesista

Bisogna dare dignità al fine vita! Sinceramente sono d’accordo sull’eutanasia.

Zelinda Pomarico, medico di medicina generale

Giusta la decisione della regione Toscana!

Gaetano Gargiulo, cardiochirurgo

Sono un medico di medicina generale in pensione. Sono estremamente favorevole all’eutanasia e contrario all’accanimento terapeutico. In tutti i mei anni di professione moltissimi pazienti mi hanno comunicato di voler evitare qualsiasi tipo di accanimento terapeutico e qualcuno me lo ha messo per scritto. Ci sono anche state due persone che mi hanno espresso la loro volontà, se fosse stato possibile, di sottoporsi a suicidio assistito.

Paolo Carbonatto, medico di medicina generale

La scelta di usufruire della legge sul fine vita deve essere a disposizione di tutti gli italiani. I primi anni della mia carriera, cinquanta anni fa, sono punteggiati dal ricordo di pazienti lasciati soffrire tormenti atroci fino all’agonia per convinzioni religiose e/o etiche dei Primari di allora.

Stefano Cappelletti, consulente sanitario

Sono una pediatra e per fortuna non ho avuto pazienti che potessero decidere di porre fine alla loro vita. Rimane chiaramente il problema di tanti ragazzi e ragazze che non vogliono più vivere e si suicidano (e sono in aumento), ma questo è un altro complesso discorso. Personalmente ritengo sia giusto permettere alle persone di porre fine alla loro vita quando vogliono, quando ritengono che sia terribile, mostruosa per sé e per gli altri. Un diritto non è un obbligo e lo stesso vale per il diritto all’aborto.  La politica, la chiesa e qualunque altra istituzione non devono decidere della vita o della non vita degli individui. La vita o la non vita sono troppo intime per essere decise da estranei e/o per essere strumentalizzate per raccattare voti o altro. Decidere di interrompere la vita non credo sia facile e a questa difficoltà non devono essere aggiunte pastoie politiche.  Se posso aggiungere una nota molto personale vorrei dire che ho iniziato da anni (in buona salute) a mettere da parte dei risparmi per poter ricorrere al suicidio assistito all’estero.  Ovviamente non so se, alla “resa dei conti” riuscirei a farlo, ma certamente so che voglio avere questo diritto/possibilità.  Grazie per tutto quello che fate!

Claudia Peretto, pediatra

La promulgazione di una legge di fine vita serve solo ad evitare che le assicurazioni private, che propongono un’assicurazione sulla vita, alla fine non paghino niente perché nessuna polizza prevede un rimborso in caso di suicidio. In più di 40 anni come medico non ho mai incontrato nessun paziente che mi abbia chiesto di essere ucciso. Una volta che c’erano meno farmaci antidolorifici si usava la morfina per il dolore e basta. Adesso invece se usi la morfina in un assicurato sulla vita, che poi muore, le assicurazioni private ti denunciano per omicidio.

Pio Suprani, medico di medicina generale

Sono pienamente d’accordo con la proposta dell’associazione Coscioni e con la delibera della Regione Toscana.

Francesco Saverio Calabresi, psichiatra