11 Marzo 2025
di Laura Minguell Del Lungo, anestesista e scrittrice
“Respira profondamente, conta fino a 10, pensa a qualcosa di bello poi ti addormenti. Quando sentirai di nuovo la mia voce, sarà tutto finito“.
Dopodiché si percepisce la leggera pressione della maschera facciale sul viso, il flusso di ossigeno che entra fino ai polmoni, e il cerchio luminoso della lampada chirurgica si stringe via via nell’oblio fino a diventare un punto che lascia spazio al buio della mente.
Anestesia.
Tutti hanno sentito parlare dell’anestesia.
Ma sapete davvero di che si tratta?
Il termine deriva dal greco: an (privativo) e àisthesis (sensazione) ed è utilizzato in moltissime lingue. Così come dice la parola, l’anestesia è una procedura medica complessa e multimodale che permette di annullare le sensazioni sgradevoli/dolorose provenienti dal corpo. Esistono tanti tipi diversi di anestesia, e diverse indicazioni.
Quando ci si sottopone a un intervento chirurgico o a una procedura invasiva fastidiosa o dolorosa si procede prima di tutto all’anestesia, che può essere locale, regionale o generale. I primi due tipi si accompagnano, di solito, a una sedazione, qualcosa di simile a un’anestesia generale ma molto più leggera.
L’anestesista, i rianimatori, i chirurghi e tutti gli specialisti che in qualche momento del loro operato ricorrono a un tipo di anestetico, hanno a loro disposizione un pool di farmaci ed alcuni antagonisti che gli permettono di “creare” combinazioni variabili ad hoc per il singolo paziente. È anche possibile passare da un tipo all’altro di anestesia se la situazione lo richiede.
I farmaci usati in anestesia sono potentissimi, e a volte ne sentiamo parlare in qualche caso di cronaca nera. Inoltre circolano voci misteriose riferite dalla vicina di casa o dal macellaio per cui a tizio o a caio è successo questo o quello dopo un’anestesia. È mal costume di alcuni medici, poi, utilizzare l’anestesia come capro espiatorio di ogni male.
Chi di voi non ha paura dell’anestesia?
Alcuni hanno paura di non svegliarsi mai più.
Altri hanno paura di morire.
C’è chi ha paura di perdere il controllo e chi invece teme di risvegliarsi durante l’intervento.
Alcuni temono certe complicanze dell’anestesia, come la ritenzione urinaria, il vomito o le reazioni allergiche.
Altri hanno il terrore degli aghi.
E poi ci sono quelli che temono che l’anestesia “non farà effetto”.
La paura, certo, è in parte fondata, anche se ha una certa quota di irrazionale ma, fondamentalmente, temiamo di più ciò che non conosciamo. E spesso, riguardo all’anestesia, c’è molta disinformazione.
Per sfatare alcuni falsi miti e sconfiggere un po’ quest’ignoranza, vi presento dieci: “Lo sapevate che…?” sull’anestesia.
- Lo sapevate che l’anestesista non è un tecnico o un mezzo infermiere?
Si tratta invece di un medico specialista, una persona che ha studiato sei anni per ottenere la Laurea Specialistica in Medicina e Chirurgia e che successivamente ha studiato e lavorato come “apprendista” per ottenere la specializzazione in Anestesia, Rianimazione e Terapia del dolore. Si tratta quindi di una persona altamente formata nel suo ambito, così come il chirurgo che vi opera lo è nel suo. - Lo sapevate che il migliore posto del mondo per avere un grave e improvviso problema di salute è la sala operatoria?
Che si tratti di un infarto, di uno shock anafilattico, di un’emorragia massiva, di un arresto cardiaco o di un’insufficienza respiratoria acuta, l’anestesista è senz’altro uno degli specialisti più indicati per risolvere il caso. Inoltre, le sale operatorie sono dotate di tutto il materiale necessario per far fronte a urgenze ed emergenze di questo tipo e di personale infermieristico e ausiliare qualificato in tal senso. - Lo sapevate che l’anestesista non ha nessun interesse che voi non vi svegliate dall’anestesia?
Ebbene sì: sarà forse sorprendente ma l’anestesista non ha alcuna intenzione di farvi dormire per sempre: ha un orario di lavoro, quindi al massimo per quell’ora vi dovete svegliare. Inoltre, l’anestesia non è una pozione magica che induce un sonno profondo da cui solo un bacio d’amore vi desterà; si tratta di un processo continuo che ha bisogno di essere mantenuto. Pertanto, tenervi addormentati oltre il tempo utile, è ovviamente un problema etico e lavorativo, ma anche un assurdo atto di masochismo. - Lo sapevate che l’anestesia generale classica ha quattro componenti?
- I. ANALGESIA, eliminare il fastidio o il dolore causato dall’atto terapeutico o diagnostico
- II. IMMOBILITÀ, per permettere all’operatore di operare in tranquillità
- III. IPNOSI/INCOSCIENZA, per far ‘sì che il paziente non si accorga di quello che gli stanno facendo
- IV. AMNESIA, per cancellare la traccia mnesica di ciò che succede in sala operatoria
- Lo sapevate che il risveglio intraoperatorio è un’evenienza prevenibile, controllabile e facilmente risolvibile?
Esistono efficaci metodi di monitorizzazione della profondità del piano anestesico (ovvero QUANTO PROFONDAMENTE il paziente stia dormendo), oltre ai metodi clinici. Infine, in caso di microrisvegli o superficializzazioni del piano anestesico, esistono varie modalità per riportare il paziente nello stato desiderato e persino farmaci per cancellare la eventuale traccia mnesica (ovvero il ricordo) del risveglio. - Lo sapevate che l’amnesia indotta dall’anestesia può farci brutti scherzi?
Spesso i pazienti, al risveglio non credono che sia già tutto finito. A volte hanno ricordi parziali e frammentari, per cui possono credere che non sia stato fatto loro l’intervento, o viceversa che si siano eseguite procedure mai realizzate. Possono anche scordare le conversazioni avute immediatamente prima o dopo un’anestesia. Alcuni anestetici, inoltre, hanno anche effetti disinibenti, per cui in alcuni casi i pazienti possono fare o dire cose sconvenienti senza esserne successivamente consapevoli. - Lo sapevate che esistono degli antidoti?
Per alcuni farmaci usati in anestesia, come i derivati della morfina, le benzodiazepine e il rocuronio (un bloccante muscolare), esistono antidoti specifici che contrastano l’effetto di tali sostanze, e vengono utilizzati in casi di tossicità, sovradosaggio o quando per qualche motivo clinico interessa antagonizzarne l’azione della sostanza in questione. Pertanto è molto improbabile che in corso di anestesia si possa avere una complicanza mortale relativa all’uso di tali sostanze, poiché l’anestesista che vi ha in carico saprà utilizzare gli antidoti nel caso ci sia qualche imprevisto. È invece proprio fuori dall’ambito ospedaliero che il pericolo di morte per intossicazione da benzodiazepine o oppioidi diviene importante in caso di abuso. - Lo sapevate che la sensazione che lasciano i farmaci anestetici è gradevole?
Tutti gli ipnotici, dosati in maniera adeguata e controllata, lasciano dopo il risveglio una gradevole sensazione di sonnolenza tranquilla e pacifica. Molti pazienti al risveglio chiedono infatti di fare il bis. - Lo sapevate che la visita di anestesia serve a prevenire il prevenibile?
Anche se può sembrare una formalità, l’intervista e visita di anestesia preoperatorie servono a individuare eventuali criticità del paziente per il tipo di intervento/procedura, e quindi anche per l’anestesia, a cui si deve sottoporre. Infatti, il rischio di qualsiasi anestesia correla direttamente, sì, col tipo di intervento ma soprattutto con lo stato di salute previo del paziente. Pertanto, non solo è importante spiegare nel dettaglio tutte le informazioni relative alla propria salute all’anestesista che ci visita, ma anche farsi ognuno responsabile della propria salute con abitudini di vita salubri e consapevolezza delle proprie condizioni. - Ma soprattutto… lo sapevate che il rischio di morire in corso di anestesia generale si stima intorno allo 0,0007% a fronte di uno 0,161% di morire dopo essere investiti da un’auto o dello 0,36% di morire in un incidente di auto come passeggero?
Buona anestesia a tutti!!!
Laura Minguell Del Lungo è un’anestesista-scrittrice. La grande passione per la scrittura l’ha portata a pubblicare una serie di libri durante la pandemia da Covid-19: “Lucertole”, un tributo ai camici verdi che hanno lavorato giorno e notte per salvare milioni di vite; “Gli angeli di Barcellona”, la storia di persone comuni che si trovano ad una svolta e il loro denominatore comune è l'essere entrati in contatto in qualche modo con il personale sanitario; “Amàndome por 90 dias”, la testimonianza di 90 donne che hanno raccontato un loro atto d’amore verso sé stesse e “Dall’altra parte della spondina”, saggio vincitore del concorso di Medicina Narrativa ”Racconto La mia cura”. Vincitrice nel 2023 del “Premio Letterario Nazionale Cronin” per medici scrittori con il mini saggio “Ambulatorio della salute”, in passato ha trascorso dei brevi periodi di formazione tra Finlandia e Giappone ed ha partecipato ad alcune missioni sanitarie in Africa. Attualmente vive con il marito ed i suoi 4 figli in provincia di Barcellona. Nel cassetto aveva finora due sogni: lavorare con “Emergency” e diventare una scrittrice. L’ultimo libro, “Oltre il presente” è stato pubblicato con l'editore Giuseppe De Nicola, chirurgo. Una curiosa coincidenza!