Cultura è Salute

“La legge del desiderio. Radici bibliche della psicoanalisi”: la recensione di Sonia Scarpante al lavoro di Massimo Recalcati

23 Gennaio 2025

Sonia Scarpante, Presidente di “La cura di sé”, prima Associazione registrata nel network di “Cultura è Salute”, ci invia una sua recensione relativa al recente libro dello psicanalista Massimo Recalcati dal titolo “La legge del desiderio. Radici bibliche della psicoanalisi”.

Massimo Recalcati nel suo libro “La legge del desiderio. Radici bibliche della psicoanalisi” mette in luce diversi approfondimenti che possono condurci sulla via della gioia e del risanamento. Ho provato sincera gratitudine per questa sua opera, cui lui ha dedicato 12 anni di costante lavoro intellettuale.  Questo è un testo che va sicuramente analizzato nel suo profondo e su cui si discuterà a lungo nel nostro futuro.  Allo psicoterapeuta va il mio riconoscimento per il suo profondo valore etico e il pensiero lungimirante che si spinge ad andare oltre le nostre sovrastrutture mentali.

Ho “maltrattato” questo libro con continue sottolineature tappezzando la pagina di post- it, per riprendere alcune sue frasi che andrebbero fatte nostre e memorizzate, per imparare a stemperare un cammino dedicato al desiderio che conduce sempre ad una propria proficua autorealizzazione.

Già dalle prime pagine Massimo scrive: “Ciò che hai ereditato dai padri, riconquistalo, se vuoi possederlo davvero”.  Un pensiero, il suo, che fa intravedere nel rapporto padre- figlio il valore del passaggio di testimonianza, una forma educativa legata all’eredità generazionale. Cosa si eredita dal padre? Sicuramente la passione per una propria realizzazione mista a quel desiderio di conoscenza e di intraprendenza che può trasformare un lavoro in un’opera d’arte. Credo, come ben testimonia lo stesso Recalcati in tanti suoi scritti, che il messaggio autorevole del maschile dovrebbe proprio basarsi su questa caratteristica: lasciare a chi abbiamo generato il valore della crescita individuale che grazie al desiderio permette la realizzazione delle nostre potenzialità rendendole generatrici di luce e di trasformazione produttiva. E da qui il connubio sacro, fra legge e desiderio.

Massimo parla di una espressione del desiderio, in un certo senso dovuto, da cui deriva anche una sua espansione, perché tutti siamo chiamati a rispondere a quella vocazione che ci incarna. L’incontro con la grazia è quel passaggio della nostra vita necessario, in virtù del quale la grazia diviene elemento preminente, che può trasformare l’esperienza del dolore, della fatica in possibilità di crescita e cambiamento fruttifero. Rispondere a quella chiamata, alla grazia che ci costituisce significa avanzare nel proprio desiderio, aumentare gli effetti di trasformazione, moltiplicare i talenti.  “Avete agito conformemente al desiderio che vi abita? “Questo dovrebbe essere un invito quotidiano da rivolgere a noi stessi per imparare a far luce nel nostro cammino, per impreziosire quel mistero che ci abita. E come ci insegna il Maestro della legge del desiderio, bisogna imparare a fondare una cultura basata sullo scarto, sull’ errore, sul fallimento, per trasformare la pietra di scarto in pietra angolare.

Le citazioni che fanno fede al testo e riferimento alla figura di Gesù sono innumerevoli e molto vive, mettono in risalto quanto la Sua figura ci insegni a divenire responsabili alla chiamata dell’Altro e, solo attraverso l’atto di fiducia verso l’Altro si aprono nuove strade della conoscenza, solo attraverso l’atto di fede la relazione amplifica le sue forze e capacità trasformative. Essere vigili e attenti alla vita dell’Altro e alla legge del desiderio che ci anima non desertifica mai gli animi, ma promuove capacità nuove di apertura e prospettive di inclusione.

Riprendo una parte citata da Recalcati a pagina 95 del libro per il valore delle parole, che andrebbero confermate e interiorizzate per delineare un pensiero etico e di fiducia verso il futuro prosperoso. “Hai agito seguendo la legge del tuo desiderio o le hai voltato le spalle, hai fatto in modo di moltiplicare i tuoi talenti o li hai seppelliti per paura? L’albero della tua vita è stato capace di generare i frutti o è rimasto sterile? “Emerge quanto sia fondamentale superare l’incognita della paura, andare oltre l’ostacolo dei propri limiti per aprirsi ai frutti, per generare opportunità, rendendo in tal modo la vita meno sterile e più compensativa. Emerge anche il valore della parola testimonianza a pagina 139, dove giustamente viene affermato che “non si può duplicare una testimonianza, ma solo riconoscere il suo carattere assolutamente singolare, irripetibile, non riproducibile”. Ecco il valore imprescindibile dell’essere testimone, perché ogni individuo è portavoce della propria storia, del proprio talento. Ogni storia personale ha un suo autentico valore e la ricchezza di ognuno non è replicabile, ripetibile. La testimonianza è maggiormente spendibile quando la persona, in una scelta consapevole di riconciliazione, si sottrae alle proprie colpe, perdonando le sviste di una vita, gli errori, i sensi di colpa che hanno immobilizzato il suo divenire. Solo con una elaborazione virtuosa di quel tragitto introspettivo l’individuo riesce a riconciliarsi con il proprio sé e con le persone che l’hanno accompagnato lungo l’iter vitae.

Il tema che ritrovo essenziale in questa ampia lettura, quanto lo stesso di Gesù ci ha insegnato attraverso la sua testimonianza, è stato il marcare, il valorizzare la mancanza non come afflizione ma come eccedenza. Il significato di queste parole ci inducono a spalancare la mente sulla nostra interiorità, permettendoci di vivere la mancanza non come dolo e passaggio negativo, ma come passo necessario per una crescita feconda e sublimale. Non esiste formazione della vita che non passi attraverso il fallimento e la caduta.

Credo che nella fase attuale e nella nostra società occuparsi di formazione sia assolutamente passo necessario e non più procrastinabile per fondare una cultura sempre più in sintonia con i veri tragitti esperienziali e solo attraverso l’elaborazione di quelle cadute, attraverso la perdita del sé riusciamo maggiormente a capire la vita e a farla diventare nostra e autenticamente relazionale. Il buco delle nostre società deriva da questa muta presenza, da una consapevolezza arginata, da un maschile che è alla ricerca del sé ma che fa fatica ad intravedere la strada della risorsa, della luce. Auspichiamo per il nostro futuro una formazione più onnicomprensiva, rivolta all’incontro con l’Altro, una formazione non più rimandabile se desideriamo promuovere maggiore equilibrio e giustizia nel nostro sociale, se desideriamo realizzare più appartenenza solidale. A pagina 237, infine, incontriamo un atto di fede che dovrebbe divenire garanzia per un futuro più aperto alle nuove generazioni, ai nostri giovani: “Il conflitto custodisce la differenza simbolica tra le generazioni ed è dunque un passaggio indispensabile alla formazione della vita.”  La formazione deve tener conto anche di questo passaggio vitale e che va espresso nella sua forza propulsiva. Il conflitto è sempre legato ad un passaggio di apertura, alla possibilità crescente, al concetto di trasformazione dell’eredità in atto salvifico e di appartenenza. E dobbiamo, noi adulti, farci testimoni attraverso la nostra esperienza di vita perché è il segno di chi non tradisce la propria vocazione a costruire terreno solido per chi si incammina per simili vie. Lo dobbiamo ai nostri giovani. Grazie caro Massimo, un libro che va letto e riletto!