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Dalle leucemie all’infertilità: i campi di applicazione per le cellule staminali del cordone ombelicale

23 Gennaio 2025

Le cellule staminali del cordone ombelicale sono un tipo di cellule staminali ematopoietiche, capaci di differenziarsi in vari tipi di cellule del sangue. Utilizzate per la prima volta negli anni ’80 fra due fratelli, hanno rivoluzionato il trattamento di numerose malattie del sangue come leucemie e linfomi. Ad esempio il trapianto di cellule staminali del cordone ombelicale può ripristinare il midollo osseo danneggiato, favorendo la produzione di nuove cellule ematiche sane, e queste stesse cellule possono essere sfruttate anche in altre aree di intervento della medicina come ad esempio nella paralisi celebrale, per la cura e la gestione del morbo di Parkinson e per le lesioni spinali, oltre al trattamento di malattie autoimmuni come il diabete di tipo 1 e la sclerosi multipla. Studi clinici stanno inoltre esplorando il loro potenziale per riparare il muscolo cardiaco dopo un infarto o il tessuto pancreatico nei pazienti diabetici. Oltre 1700 trial clinici nel mondo, di cui 300 in Europa, dimostrano l’efficacia del trapianto di sangue e tessuto cordonale nel trattamento di diverse patologie.

“Troppo spesso appena il bambino nasce il cordone ombelicale viene tagliato e buttato, ma questo stesso cordone ombelicale contiene cellule staminali molto importanti che possono differenziarsi in diverse cellule – ha spiegato la ginecologa Monica Calcagni È una scelta molto importante che ho fatto anche io per i miei tre figli, potevo decidere di donarle o conservarle e ho scelto la seconda strada, per avere un’assicurazione per la loro salute. Sedici anni fa i campi di applicazione per le staminali erano pochi, ma la scienza non si ferma mai ed ero certa che sarebbero stati molti di più. Oggi – ha aggiunto – secondo il decreto ministeriale, si possono trattare oltre 70 patologie con le cellule staminali del cordone ombelicale”.

 La particolarità delle cellule staminali è che non essendo specializzate sono capaci di differenziarsi in uno dei molti tipi di cellule diverse presenti nel nostro corpo (un neurone, un globulo bianco, una cellula della pelle, ecc.). Essendo giovani e non compromesse da patologie acquisite, terapie o processi d’invecchiamento hanno quindi una capacità maggiore di attecchire laddove si verifica il problema.

“La loro facilità di raccolta – prosegue la Dott.ssa Calcagni – è uno degli aspetti più importanti essendo un procedimento non invasivo che avviene subito dopo il parto senza alcun rischio per la madre ed il neonato. Le cellule staminali mesenchimali del cordone ombelicale sono inoltre efficaci nel trattamento dell’insufficienza ovarica e l’infertilità e rappresentano una frontiera promettente per la medicina moderna”.

Il Ministero della Salute, attraverso il decreto ministeriale “Disposizioni in materia di conservazione di cellule staminali da sangue del cordone ombelicale per uso autologo-dedicato” del 18 novembre 2009 (aggiornato nel 2014) consente la conservazione di cellule staminali da sangue cordonale per uso autologo-dedicato al neonato o ad un consanguineo, presso le banche di sangue placentare esistenti sul territorio nazionale e viene specificata all’allegato una lista di oltre 70 patologie per le quali questa pratica ha dato dimostrazione di successo.

“Conservare le cellule staminali del cordone ombelicale è una forma di prevenzione per tutta la famiglia – spiega Luana Piroli, Direttore generale e della raccolta di In Scientia Fides, unica biobanca presente nel nostro Paese – si tratta di un vero e proprio patrimonio biologico immediatamente disponibile in caso di necessità e che può rappresentare una terapia per la vita”.