21 Gennaio 2025
Di Gianni Verde, medico-chirurgo
Negli ultimi anni si è registrato un preoccupante aumento degli atti di violenza fisica e verbale nei confronti dei medici di base. Questo fenomeno riflette il profondo malessere che permea la sanità italiana e, in particolare, la professione medica, oggi messa a dura prova da una crescente mole di lavoro e da aspettative sempre più irrealistiche da parte dei cittadini. Il medico di base, che un tempo era considerato una figura di fiducia all’interno delle comunità, è ora percepito come il terminale ultimo di ogni richiesta, spesso anche impropria, da parte dei pazienti.
Il contesto: sovraccarico di lavoro e aspettative crescenti
La professione del medico di base è cambiata radicalmente negli ultimi decenni, sia in termini di quantità di lavoro che di responsabilità. Molti medici si trovano a dover gestire un numero crescente di pazienti, spesso in carenza di risorse e senza il necessario supporto da parte delle strutture sanitarie. Questa situazione è aggravata dalle lunghe liste d’attesa negli ospedali e dalla difficoltà di accesso a specialisti, che spingono i pazienti a riversare ogni tipo di richiesta sul proprio medico di famiglia. Dalla semplice prescrizione di farmaci, alle richieste di esami diagnostici, fino alla gestione di patologie complesse, il carico di lavoro dei medici di base è diventato insostenibile. Molti pazienti vedono nel medico di famiglia una sorta di “tuttofare” del sistema sanitario, alimentando aspettative spesso irrealistiche. Questa percezione errata, unita alla frustrazione derivante dai ritardi e dalle inefficienze del sistema sanitario, può sfociare in episodi di aggressione verbale e, in alcuni casi, fisica. I medici, già sotto pressione per la mole di lavoro, si trovano così esposti a rischi concreti per la loro sicurezza.
Atti di violenza: una situazione allarmante
Il fenomeno della violenza contro i medici di base ha raggiunto livelli allarmanti. Gli episodi di aggressione variano dalle minacce verbali alle aggressioni fisiche, spesso all’interno degli ambulatori o delle strutture sanitarie. Questa situazione sta creando un ambiente di lavoro insicuro, che porta molti medici a vivere in uno stato di costante stress e timore. Un numero sempre più significativo di medici ha subito almeno un episodio di violenza durante la propria carriera, con un aumento esponenziale negli ultimi anni. Tra i principali fattori scatenanti vi è la percezione di inefficienza del sistema sanitario, la frustrazione per le lunghe attese e la crescente insoddisfazione dei cittadini.
Le conseguenze per la professione
La crescente violenza nei confronti dei medici di base è solo uno dei segnali di una crisi più profonda. La professione sta diventando insostenibile non solo per il carico di lavoro, ma anche per la pressione psicologica e per la mancanza di tutele adeguate. Molti medici, soprattutto tra i più giovani, stanno abbandonando la professione o scelgono di non intraprendere la carriera di medico di famiglia, aggravando ulteriormente il problema della carenza di personale.
Le cause strutturali
Dietro a questa situazione vi sono cause strutturali che devono essere affrontate. Tra queste:
- Sottodimensionamento del personale medico: Il numero di medici di base non è sufficiente a soddisfare le esigenze della popolazione, soprattutto in aree rurali o periferiche, dove l’accesso ai servizi sanitari è più difficile.
- Carenza di risorse: Gli ambulatori spesso non dispongono di risorse adeguate per gestire il flusso crescente di pazienti, sia in termini di spazi, sia di attrezzature e supporto amministrativo.
- Mancanza di supporto psicologico: I medici di base sono spesso lasciati soli a gestire situazioni complesse, senza il necessario supporto psicologico o specialistico, il che li espone a un livello di stress costante.
Le misure da intraprendere
Per rendere nuovamente sostenibile la professione del medico di base e per garantire un ambiente di lavoro sicuro ed efficiente, è necessario mettere in atto una serie di misure:
- Maggiore protezione per i medici: Occorre rafforzare le misure di sicurezza all’interno degli ambulatori, come l’installazione di sistemi di videosorveglianza e la presenza di personale di sicurezza nelle aree più a rischio. Allo stesso tempo, è fondamentale promuovere campagne di sensibilizzazione sul rispetto del lavoro dei medici e sul loro ruolo cruciale all’interno del sistema sanitario.
- Riduzione del carico di lavoro: È essenziale ridurre la pressione sui medici di base, ad esempio aumentando il numero di professionisti nel territorio e promuovendo una riorganizzazione del sistema sanitario che permetta una più equa distribuzione delle richieste tra medici di base e specialisti. In particolare, la digitalizzazione potrebbe giocare un ruolo chiave, facilitando le consulenze a distanza e riducendo la necessità di visite fisiche.
- Formazione continua e supporto psicologico: È necessario garantire ai medici di base un accesso costante alla formazione, in modo che possano affrontare in modo adeguato le nuove sfide poste dalla professione. Inoltre, sarebbe opportuno prevedere forme di supporto psicologico, per aiutarli a gestire lo stress e il carico emotivo del loro lavoro.
- Modifiche normative: Potrebbe essere utile rivedere le normative che regolano la professione medica, introducendo sanzioni più severe per chi commette atti di violenza nei confronti del personale sanitario e garantendo procedure più snelle per la gestione delle richieste improprie da parte dei cittadini.
Conclusione
La professione del medico di base è oggi in crisi, schiacciata tra un carico di lavoro eccessivo, la crescente insoddisfazione dei pazienti e una preoccupante escalation di episodi di violenza. Se non si interviene rapidamente con misure concrete, il rischio è di assistere a un progressivo deterioramento della medicina territoriale, con gravi conseguenze per la salute pubblica.