17 Dicembre 2024
Sui 9,8 milioni di persone che soffrono di dolore cronico in Italia e ancora troppe poche persone si rivolgono ai centri di terapia del dolore. Una mancanza di presa in carico e riconoscimento della patologia che genera costi sulle famiglie e un ampliamento delle disparità socioeconomiche. È tempo di mettere l’accento sull’impatto del dolore nel nostro Paese, riconoscendo questa patologia e la sua cronicità e promuovendo un contesto operativo virtuoso, che includa partnership pubblico-privato, in grado di alleggerire gli impatti. Da qui l’impegno di Grünenthal in iniziative per medici e pazienti e, recentemente, a fianco di SIAARTI nel supporto alla Giornata del Dolore.
Il dolore cronico moderato-severo ha un costo sociale medio annuo per paziente di 6.304 euro. Di questi, 1.838 euro sono i costi diretti, di cui solo 646 euro sono a carico dei pazienti; 1.192 a carico del Servizio Sanitario e 4.466 euro sono i costi indiretti. Si tratta di cifre molto rilevanti, evidenziati dall’analisi Censis-Grünenthal, che certificano come il dolore cronico di intensità moderata o severa, oltre a generare un gravoso impatto a livello individuale clinico e psicologico, incida sulle tasche dei malati, sul Servizio Sanitario, e anche sull’economia in senso più ampio, poiché di fatto impatta anche negativamente sui lavoratori.
I dati mostrano con evidenza che il dolore cronico genera costi significativi per chi ne soffre poiché richiede una serie di prestazioni sanitarie, dai farmaci alle visite mediche specialistiche, che impongono esborsi monetari che pesano sui bilanci delle famiglie coinvolte. Infatti, il 76% delle persone a basso reddito che soffrono di dolore cronico dichiarano che le spese private pesano molto sul bilancio economico familiare, analogamente il 70.5% tra i redditi medio bassi per scendere al 60% e 48% rispettivamente per i redditi medio-alti e alti. Il peso delle spese affrontate di tasca propria è molto più alto per le donne (73,4%) rispetto agli uomini (57,9%); è poi più alto per gli adulti (71,2%) e i giovani (68,2%) rispetto agli anziani (57,2%). È, invece, analogo trasversalmente alle macroaree geografiche, all’ampiezza del comune di residenza e, anche, al titolo di studio dei malati.
Che impatto determina il dolore cronico sul lavoro?
Per il 40,6% di chi lavora, l’insorgenza del dolore di intensità moderata o severa come patologia cronica ha avuto conseguenze sulla propria attività. Sono più penalizzate le donne lavoratrici con il 46,1% rispetto ai lavoratori (36,3%).
Nel complesso, gli effetti limitativi sul lavoro sono molteplici:
– il 35,4% degli intervistati ha dovuto mettersi in malattia; – il 30,8% ha dovuto chiedere permessi per recarsi dal medico, per le terapie ecc.; – il 27,7% ha dovuto assentarsi di più che in passato; – il 25% suo malgrado ha ridotto il rendimento e ha minori opportunità di carriera; – il 13,3% ha dovuto cambiare mansioni, ruolo nel lavoro; – l’11,8% ha dovuto ridurre l’orario ricorrendo a forme di part time, con una riduzione della propria retribuzione; – il 5,8% ha dovuto lavorare (o lavorare di più) da casa; – il 3,8% ha dovuto cambiare lavoro perché non compatibile con le problematiche legate al dolore; – l’1,2% è stato licenziato. Da considerare che il 41,3% pensa che sul lavoro il suo dolore venga ritenuto una sorta di per assentarsi, chiedere permessi, in definitiva per lavorare meno o non lavorare del tutto.
Soffrire di dolore cronico severo determina anche un taglio nei redditi degli occupati che soffrono questa patologia: in media si parla di una contrazione di quasi il 17% del totale dei propri redditi, in particolare: di cui al 16,5% per gli uomini, al 17,5% per le donne; – al 22,1% per i bassi redditi, al 22% per quelli medio-bassi, al 14,2% per quelli medio-alti e al 7,1% per i più alti; – al 25% per i giovani, al 15,4% per gli adulti e al 4,2% gli anziani; – al 16,5% per i residenti nel Nord-Ovest, al 18,1% per quelli nel Nord-Est, al 15,5% nel Centro e al 17,5% nel Sud-Isole. In conclusione, il dolore cronico agisce sulla condizione economica di chi lavora con le due lame di una forbice che genera un rialzo delle spese con costi in capo ai malati per l’acquisto di servizi e prestazioni sanitarie e altri prodotti e servizi necessari per fronteggiare le conseguenze della malattia e una riduzione della capacità di generare reddito per sé stessi e la propria famiglia. Si riducono le proprie performance come conseguenza della contrazione delle risorse psico-fisiche e di tempo che si riesce a dedicare al lavoro, con conseguente riduzione dei propri redditi. Il dolore cronico è pertanto una patologia ingombrante e onerosa nella vita dei singoli malati e dei propri cari. Chi soffre di dolore cronico ne subisce, in primis conseguenze sul benessere psico-fisico, fino a sviluppare forme di depressione. Più in generale, risulta gravoso anche l’impatto per il Servizio Sanitario e la società.
“Da oltre 45 anni ci occupiamo di dolore in Italia. – commenta Laura Premoli, General Manager di Grünenthal Italia – Con il Rapporto Censis-Grünenthal abbiamo reso visibile l’invisibilità del dolore, ascoltato i bisogni delle persone e continuato a informare ed evolvere una cultura sul dolore nel nostro Paese. Cosa fare ora? Il dolore cronico rappresenta un capitolo importante, ancora non affrontato, per l’economia del nostro Paese. In primis è urgente lavorare a un percorso condiviso con i vari stakeholder e far riconoscere questa patologia e la sua cronicità. Questo consentirà di promuovere politiche organizzative integrate e di networking sul territorio e agevolare il virtuosismo della rete dei centri di terapia del dolore, ai quali ancora troppi pochi pazienti si rivolgono. È, altrettanto importante stimolare il dialogo, il confronto e la partnership pubblico-privato per affrontare insieme una problematica che ha un impatto rilevante sui costi sociali e sanitari, migliorando la salute del sistema Paese.”
Tra le iniziative Grünenthal a supporto di pazienti e caregivers, il supporto a SIAARTI per il lancio del numero verde, volto a facilitare la presa in carico dei pazienti. Inoltre la piattaforma digitale Dimensione Sollievo: al Centro del Dolore Cronico, con oltre 24mila follower, è spazio virtuale idoneo per accedere a un’informazione di qualità; condividere le esperienze di pazienti, famigliari e caregivers impegnati ad affrontare la vita di ogni giorno e fruire di servizi ad hoc quali la mappatura dei centri del dolore presenti sul territorio italiano, in costante aggiornamento, fondamentale per offrire un ulteriore orientamento e una guida.