Pareri a confronto

Morti sul lavoro: istituzioni mediche, fate voi qualcosa!

13 Dicembre 2024

Fa amarezza e talora rabbia che di fronte alle numerose morti sul lavoro di questi ultimi anni – che per altro stanno aumentando di mese in mese, secondo le statistiche fornite dai mass media – non si faccia nulla di concreto nel volere ben studiare scientificamente il fenomeno. Fino ad oggi la sola “terapia per le prevenzione” sembrerebbe legata al tuonare ogni giorno il ritornello “Non si può andare al lavoro e non tornare a casa!” oppure “Basta morti sul lavoro!”. Il dito viene spesso puntato verso la mancata sorveglianza da parte degli organi tutori addetti alla sicurezza dell’ambiente di lavoro, tanto che molte Istituzioni tuonano che “Sarebbe ora di assumere un numero maggiore di Ispettori”, come se questa soluzione fosse la panacea alle sempre più numerose tragedie, prendendo a pretesto che se certi incidenti accadono è perché l’ambiente di lavoro non è a norma. Sì, questa potrebbe essere una causa, ma di certo la consapevolezza del dipendente a dover prevenire certe tragiche situazioni, conoscendo bene il proprio ambiente di lavoro ed i rischi per la salute ad esso connessi, questa è la cosa più importante.

La formazione dei dipendenti non dovrebbe essere soltanto di tipo “professionale”, ma dovrebbe riguardare anche e soprattutto il COME si debba lavorare, con la consapevolezza che prevenire aiuta ad evitare i rischi da lavoro, soprattutto quel tipo di lavoro che richiede la conoscenza dei presidi di lavoro che potrebbero ingenerare lesioni fisiche al lavoratore. Ma questo non succede, nella maggior parte dei casi luttuosi da lavoro, assistiamo spesso a comportamenti superficiali e distratti dei dipendenti, che tralasciano di guardarsi e studiarsi le numerose leggi sulla sicurezza dell’ambiente del lavoro, una per tutte il Dlg. 81/08, dove, nemmeno a farlo apposta, vi è un programma di acculturamento sulla sicurezza in ambito lavorativo che distingue le Aziende in tre Categorie proprio in base alla pericolosità dell’ambiente lavorativo stesso: Aziende di tipo “A”, le più “pericolose”, quelle di tipo “B” e “C”, quelle con minore pericolosità, ma non meno da sottovalutare. I responsabili della sicurezza ambientale organizzano, come recita la legge, “corsi ai propri dipendenti, tesi a formarli su come ci si deve comportare in ambito lavorativo”. Gli Ispettori controllano o sono assenti? O se presenti, il loro sguardo è altrove? Ma nonostante tutto, pare che ci sia una vera e propria incapacità a gestire il problema. D’altronde, lo ripetiamo, se le statistiche sono in costante aumento, c’è qualcosa che non va, e questo “qualcosa che non va”, secondo la nostra modesta esperienza di erogatori di Corsi di Primo Soccorso Aziendale, consiste proprio nella quasi assoluta carenza di conoscenza dei rischi da lavoro dei dipendenti, che notiamo essere assai meravigliati su ciò che dovrebbero sapere in ambito di prevenzione degli infortuni nel luogo di lavoro. Tutto questo ci fa capire che le Istituzioni, invece di preoccuparsi di pensare di nominare altri Ispettori del lavoro, dovrebbero cominciare a censire tutti i luoghi di lavoro per sapere quanta cultura della prevenzione c’è tra i dipendenti, e provvedere poi ad esaminarli per saggiare la loro preparazione.

Già qualche anno fa facemmo presente queste tematiche da questa sede, con vari articoli.       Ed il tempo purtroppo ci ha dato ragione, se nulla si è mosso circa l’approccio alla prevenzione: la formazione e l’informazione dei dipendenti su questi argomenti diventa di sicuro l’arma vincente nell’arginare questo doloroso fenomeno delle morti sul lavoro. D’altro canto come non accorgersi di quanto siano veritiere le nostre riflessioni, se soltanto nel camminare oggi per le strade di Roma, con la presenza di numerosissimi cantieri per le ristrutturazioni per il Giubileo, assistiamo alla presenza di operai, che sì e no, sono forniti di DPI (Dispositivi Individuali di Sicurezza) o che movimentano mezzi di lavoro spesso col rischio di colpire auto che transitano. E come non citare molti addetti alle pulizie delle strade, sempre di Roma, che con la loro “scopa a Soffio”, ignari dei pericoli che quei getti di aria, movimentando ogni cosa sui marciapiedi, dalle foglie al brecciolino, possano colpire bambini o passanti chi si trovano a transitare? E che dire del fatto che questi stessi lavoratori sono sprovvisti di visiera e cuffie, atti a proteggere gli occhi e le orecchie dal fragoroso rumore del motore posto dietro le spalle?      

Ci fermiamo qui col ricordare fino alla noia: “QUI HABET AURES AUDIENDI, AUDIAT!”. 

Del Dott. Gian Piero Sbaraglia
MEDICO CHIRURGO
Spec. In Otorinolaringoiatria
Primario Otorinolaringoiatra
C.T.U. del Tribunale Civ. e Pen. di Roma
Direttore Sanitario e Scientifico Centro di Formazione
Misericordia di Roma Centro – ROMA