13 Novembre 2024
Di Roberto Lolli, medico chirurgo di Roma
Ci si potrebbe chiedere perché mai le “Danze norvegesi” di Grieg siano simili nello slancio alle “Danze ungheresi” di Brahms, notoriamente ispirate se non copiate dall’amico magiaro ungherese Eduard Remenyi.
Penso che la Norvegia di Grieg disti almeno 2000 km dall’Ungheria e dagli ungheresi e credo che, in ragione di questa distanza geografica, la cultura norvegese sia influenzata prevalentemente da quella norrena-germanica mentre l’ungherese sia molto influenzata dalla cultura slava.
Malgrado queste evidenze siano ostative, mi chiedevo come mai queste danze fossero, invece, così simili quasi fossero originate da una comune koinè folkloristica popolare e autoctona, anche se si notano cupe contaminazioni espressionistiche (tipicamente germaniche) in quelle norvegesi e più vivaci ed impressionistiche (tipicamente slave) in quelle magiare.
Poi, studiando le etnie coesistenti in Norvegia, mi accorgo che una di esse, l’ugrofinnica, è la stessa etnia prevalente in Ungheria cioè “l’etnia Ugrofinnica” originaria delle regioni finniche – uraliche, che dal mare Baltico estone e dalla Scandinavia si dirama verso il Nord ovest uralico-siberiano, mentre un folto gruppo della già menzionata etnia si sposta verso Sud, insediandosi infine in Ungheria e formandone la maggior parte della attuale popolazione.
Non fa meraviglia dunque che i “walzer viennesi” nascano da musicisti dell’Impero Austro Ungarico e, prima di tutti, da Johann Strauss, padre ungherese-magiaro ed ebreo, e dai suoi figli, grazie ai quali la danza popolare e folkloristica diventa più dolce e raffinata, entrando addirittura alla Corte imperiale asburgica: sono le “Danze viennesi” straussiane, se mi si perdona questa “consecutio” poetica.
Ne deriva da tutto questo che:
Non si può negare l’esistenza del “Volksgeist” hegeliano come non si può negare che un Volksgeist comune unisce lo stesso popolo a distanza di secoli e migliaia di chilometri di distanza: un filo conduttore che non si rompe mai e che affiora o affonda secondo lo Zeitgeist (lo Spirito del Tempo hegeliano) ma certamente non muore mai.
È questo Volksgeist ugrofinnico un insieme di eredità genetica, tradizioni famigliari, cibi, musiche e canzoni popolari, la comune lingua viva e, in questo caso, il “Freddo” delle regioni del Nord, che ti obbliga più o meno a muoverti per scaldarti, pena l’assideramento! E allora perché non danzare?
Questo insieme di fattori, assemblati ed immutabili nello spazio e nel tempo, danno vita al concetto di Razza o Sottospecie della scala Tassonomica: la Razza esiste e non è un’opinione: è un concetto scientifico!
Non mi resta che concludere:
Ogni Popolo ha ed esprime il proprio Volksgeist ed è onorevole che lo rispetti e lo ami; è deplorevole invece che lo imponga o lo consideri superiore al Volksgeist di altri Popoli.