22 Ottobre 2024
È di tutti i giorni ascoltare e vedere, attraverso i mass- media, quanta ingannevole pubblicità, o meglio, quanta pubblicità, che dice e disdice, quanto spesso viene predicato a mò di raccomandazione, soprattutto per quello che concerne la prevenzione di molti comportamenti negativi in alcuni settori della nostra vita.
Iniziamo col puntare il dito sulle pubblicità delle auto. La maggior parte di queste – non è difficile costatarlo per chi sa vedere e riflettere – è costituita dal fatto di dimostrare, enfatizzare, quanto l’auto propagandata sia veloce e che abbia proprietà di resistenza e stabilità in curva, in salita, su strade tortuose, ma tutte percorse con una certa dose di velocità e di audacia di guida. Non solo, spesso si vedono gli attori-conducenti che parlano, mentre viaggiano, ridono, cantano, scherzano, staccando le mani dal volante, con amici che trasportano, gesticolando per far vedere come si gestisce un cruscotto, e indirizzando lo sguardo in ogni lato, distraendo gli occhi dalla guida e dalla strada. Il tutto per esaltare le presunte qualità del veicolo, oggetto della pubblicità stessa. Ma come? Non viene sempre raccomandata con insistenza e in più circostanze, una guida attenta, equilibrata, prudente e che non permetta distrazioni, onde evitare incidenti letali?
Per non parlare poi dell’altro grande problema legato alla facilità con la quale frequenti spot pubblicitari raccomandano farmaci da prendere direttamente in farmacia e sotto consiglio del farmacista invece di consigliare di andare PRIMA dal MEDICO. È solo il medico che saprà consigliare l’adeguata terapia, dopo accurata visita medica e qualche altro accertamento diagnostico. Invece si continua a consigliare il medicinale tramite la tv, favorendo così quella che, sempre da questa sede, abbiamo definito il pericolo dell’“AUTOMEDICAZIONE”, che tanti guai causa agli avventori.
Si apra un altro capitolo sulla “derubricazione” della vera cultura con il propagandare corsi di laurea in numerosissime nuove e “on line” università, che ti lasciano capire che lo studio viene facilitato, fino ad arrivare a farti intendere di laurearti senza fatica e con sicurezza, rispetto alle università statali, da sempre considerate fucina di buoni professionisti e depositarie di severa, ma vera cultura. E come non pensare che ciò non possa ripercuotersi negativamente sulla professionalità di chi le frequenta, col rischio di minare il lavoro e la sua sicurezza, quando questi nuovi professionisti verranno a ricoprire il posto di lavoro per il quale hanno studiato?
Vogliamo poi parlare dell’aumentato numero di incidenti sul lavoro, morti o infortuni? Non potrebbe essere ricollegato ad una precaria o superficiale formazione delle maestranze in ambito lavorativo? Di altri esempi ne potremmo fare ancora, non ultimo l’eccessivo e smisurato inneggiare alle aggregazioni di massa, esaltando concerti ed avvenimenti sportivi, che solo danno divertimento sfrenato, ma poca riflessione, tanto da generare in molti casi, delittuosi diverbi. Quanto detto finora è sufficiente per le nostre riflessioni. Sì, perché il mondo della psichiatria e chi lo rappresenta, dovrebbe sostare di più a riflettere che ciascuno di noi è un mondo a sé, invalicabile e illeggibile, tanto da non permettere di fare check-list di “buoni e cattivi”, ma solo di capire quale sia l’andazzo di certi comportamenti.
Solo dall’agire individuale e originale degli individui si può in un certo senso dedurre quanta influenza abbiano avuto – ed hanno ancora – i messaggi inviati attraverso i mass – media. Ed i risultati non sono difficili da costatare: gli aumentati incidenti sulle strade; i sempre più numerosi delitti soprattutto tra le minori età, gli atti di bullismo, l’aumento delle morti e degli infortuni sul lavoro.
Sono questi gli esempi più eclatanti di una cambiata attenzione personale verso la responsabilità sulla vita propria ed altrui, avendo perso di vista, di sicuro attraverso messaggi ingannevoli, il bene “naturale” che ci dovrebbe unire in questo mondo, ovvero nostra casa, oramai alterato tanto da farci diventare pessimisti per un prossimo futuro.
Ecco allora la considerazione, che non è retorica proporla: posare lo sguardo sulla gioventù di oggi, così violenta, su una parte della popolazione adulta, altrettanto violenta, non porta a pensare che sia l’ambiente ad aver determinato questi cambiamenti di comportamento degli umani, mettendo in conto che anche lo stesso uomo abbia cambiato l’ambiente? Già nei tempi antichi i grandi pensatori greci avevano posto l’attenzione su questo tema, tanto vero che proprio nella cultura greca del V secolo a.c. era diffusa in Grecia la teoria del “determinismo ambientale”, promossa dalla scuola di Ippocrate, secondo cui “ambiente naturale, distribuzione delle risorse, clima, predeterminano le caratteristiche fisiche e culturali della popolazione”;in esso si afferma che le differenze ambientali, per esempio tra Asia ed Europa, determinano differenze nell’aspetto fisico della popolazione, nel suo temperamento e nei suoi costumi, giacché “l’aspetto e i costumi degli uomini sono conformi alla natura del territorio”.
Ecco dunque dove deve riversarsi l’attenzione del mondo della psicologia per poter arginare e porre rimedio ai fenomeni di violenza che stanno ossessionando certi ambiti: si studi il rapporto tra “l’uomo e l’ambiente”, si prenda coscienza dei cambiamenti reciproci, così da riparare ai danni caratteriali degli uomini, secondari ai danni ambientali, così come già si fece nei tempi antichi, greci e romani.
Di Gian Piero Sbaraglia
MEDICO CHIRURGO
Spec. In Otorinolaringoiatria
già Primario Otorinolaringoiatra,
C.T.U. del Tribunale Civ. e Pen. di Roma
Direttore Sanitario e Scientifico Centro di Formazione
BLSD-PBLSD – Accreditato ARES 118-Lazio e IRC-
Misericordia di Roma Centro – ROMA