23 Settembre 2024
Risponde Antonella Ciabattoni, segretario alla Presidenza AIRO, radioterapista oncologo dell’Ospedale San Filippo Neri, ASL Roma 1.
Durante l’ultimo Congresso ESMO quali sono state le novità che riguardano il tumore al seno e la radioterapia?
Durante l’ultimo Congresso ESMO (Società Europea di Oncologia Medica) sono stati presentati i risultati di un importante studio francese (HypoG-01) su oltre 1000 donne con tumore al seno, ribadendo il ruolo cruciale della radioterapia. Lo studio ha confermato l’efficacia di un approccio radioterapico più breve, chiamato “blando ipofrazionamento” (15 sedute) che prevede trattamenti con durata ridotta. Questo nuovo regime si è dimostrato sicuro, con risultati simili ai trattamenti di durata tradizionale (25 + altre eventuali 5 sedute) e non ha aumentato il rischio di linfedema del braccio, uno degli effetti collaterali più temuti dalle pazienti.
Perché è tanto temuto il linfedema?
Per linfedema si intende il gonfiore e aumento di volume del braccio dalla parte della mammella operata, che si manifesta circa in 2 donne su 10 dopo chirurgia e radioterapia dei linfonodi. Questo effetto provoca un risultato estetico e funzionale molto negativo e, una volta che si verifica, non è mai completamente reversibile. Si temeva che il blando ipofrazionamento, che aumenta lievemente la dose per seduta, potesse peggiorare il rischio di questo importante effetto collaterale. Lo studio in oggetto ha dimostrato che, in un arco di tempo di quasi 5 anni, questo rischio non è aumentato.
Perché questo approccio alla radioterapia è così interessante?
L’aspetto innovativo della radioterapia ipofrazionata è nella sua capacità di ridurre il numero totale di sedute, senza comprometterne l’efficacia. Questo permette alle pazienti di completare il ciclo di cure più rapidamente e di tornare più velocemente alla loro vita normale, limitando gli effetti collaterali e migliorando il benessere generale, con un impatto decisamente più positivo sulla qualità della vita. Inoltre questo approccio permette una buona integrazione della radioterapia con altre terapie sistemiche, come la chemioterapia e migliora l’accesso al trattamento per un numero maggiore di pazienti. Per questo motivo ci stiamo orientando verso regimi di trattamento sempre più brevi, fino a sole 5 frazioni: in altre parole, stessa efficacia in meno tempo e con minor disagio per le donne con tumore al seno.