20 Settembre 2024
Un incubo che va avanti da ormai 24 anni, quando decise di denunciare la malasanità degli ospedali della Campania. Dopo essere stato intervistato da quotidiani prestigiosi come “Il Messaggero” e da trasmissioni televisive come “Le Iene”, Nazario Di Cicco scrive anche a “La voce dei medici” per raccontare la sua storia, o meglio, la sua odissea. “La Asl si è accanita su di me – spiega l’orto traumatologo – sono stato vittima di mobbing, mi hanno attribuito malattie senza sintomi e senza segni, ho rischiato addirittura che mi togliessero mia figlia. Mi sono laureato in giurisprudenza per difendermi da solo”.
Nel 2023 dopo una lunga battaglia legale, portata avanti a sue spese, il Tar ha ribadito che il chirurgo aveva ragione, dopo che l’Azienda Sanitaria di Caserta lo aveva dapprima demansionato, poi licenziato e infine reintegrato, ma per lui i guai non sono finiti. “Io da 20 anni non entro più in una sola operatoria” – racconta ancora Di Cicco – Continuo a inserire dati in un archivio, ma almeno il Tar mi ha dato ragione. Dovrò combattere con altre cause per anni e senza più forze per resistere”.
Un inferno cominciato quasi trent’anni fa quando il medico, con coraggio e determinazione, denunciò la situazione in cui si trovava l’ospedale Moscati di Aversa, segnalando la mancanza di attrezzature minime per un’operazione o un primario che non aveva mai operato in vita sua. Ha iniziato a segnalare un primario che non aveva mai operato in vita sua oppure la mancanza di attrezzatura minima per un’operazione. Per 5 anni continuò a denunciare finché nel 2000 non iniziò l’incubo. Ancora oggi Di Cicco non si arrende.