Pareri a confronto

Gli animali domestici sono veicolo di malattie per l’uomo?

18 Luglio 2024

Si ritorni con umiltà e con sincera riflessione a chiedersi se in questi tempi sempre di più caotici e distrattivi e alla luce di statistiche impietose circa lo svilupparsi di nuove serie patologie e aumento delle già presenti, sia giusto il modus vivendi dell’uomo di oggi. Non è forse necessaria fare una revisione critica dei nostri cambiati comportamenti, individuando e correggendo quelli innaturali e che potrebbero inficiare la nostra salute? Fare l’elenco delle numerose modificazioni della salute dell’uomo in questi ultimi decenni e dello straordinario cambiamento ambientale e di abitudini, sicuro responsabile di dannate alterazioni dell’equilibrio fisico – psichico, avrebbe il sapore di argomenti da scuola elementare, mentre al contrario nasconderebbe impietose realtà.

È il caso di alcune nostre acquisite abitudini, di certo non sconosciute, e per altro poco o per nulla considerate quali veicoli di certe patologie respiratorie e allergiche, soprattutto nella infanzia. Fanno parte, come detto in precedenza, delle nuove modalità di vita, di usi e costumi nuovi, poco o per nulla pensate quali vettrici di patologie. La prima fra tutte appare essere “L’ostentato morboso – fanatico amore per gli animali da salotto”, una volta detti soltanto da “cortile”.  Ostentato e fanatico amore, sottolineato e difeso anche e soprattutto da Organizzazioni Animaliste, con fini di protezione e cura, che si sono prese la responsabilità di tutelare gli animali domestici, attraverso leggi ad hoc, che li proteggono da violenze, comportamenti maldestri, salvaguardandone, insomma, l’integrità fisica ma anche psicologica.  

Ed ecco il punctum dolens: bene l’amore per gli animali, bene la sorveglianza sanitaria, tendente ad un integro ambiente casalingo, il più protetto possibile da foci di infezione, ma sempre con la consapevolezza che gli animali, pur se domestici e ben tenuti, vivono l’ambiente esterno: infatti, mentre noi umani sappiamo distinguere nell’ambiente ciò che è buono o no per noi e per la nostra salute, gli animali hanno sì un istinto di auto protezione, ma non hanno il fiuto per le infezioni, quindi non sanno riconoscere ed evitare un ambiente infetto. Ed è questo che si vuol mettere in evidenza con questo contributo: quante volte si portano per necessità fisiologiche i propri animali nei giardini o per le strade e questi – dopo i loro bisogni – si rotolano nei prati calpestati chissà da quali altri animali, magari non vaccinati o infetti, e poi si riportano in casa, sicuri della loro incolumità? E cosa accade quando sono in casa e toccano e ritoccano i bambini, ai quali leccano quasi sempre la faccia, per affetto e simpatia? E che dire poi della poca o nulla considerazione che portandoli per le strade, ma anche nei giardini, calpestano il guano di specie volatili assai pericolose per la trasmissione di patologie a trasmissione fecale, come i pappagalli, che oramai nelle città la fanno da padroni?

Abbiamo dimenticato la Psittacosi? E le altre malattie infettive portate da altri volatili quali gabbiani e piccioni? Sì, è vero, tali patologie possono essere contratte anche per via aerea,  ma riportare questi animali in casa dopo che sono stati nei giardini o per le strade, e che magari hanno calpestato il guano o altro o lo abbiano solo  annusato, sporcandosi il musetto, significa avere sempre vicini una fonte di infezione, che può essere trasmessa direttamente per contatto alle persone che vivono in quella casa, soprattutto i bambini, che con facilità ed istintivamente  si accostano al musetto dell’animale per baciarlo o coccolarlo.

Ma a parte il diretto contatto tra uomo e animale, è proprio la presenza fisica dell’animale nella convivenza familiare, il serbatoio di possibili focolai infettivi. È vero, tutti i componenti familiari sono allo stesso tempo veicolo di infezioni con l’entrare e l’uscire dal nucleo familiare, ma le riflessioni e le attenzioni di un soggetto, specie se al corrente di ambienti infetti a lui noti, fanno in modo di evitarli o di allargarne la contaminazione. Non è così per gli animali. Questo discorso non vale per i volatili o per gli animali non domestici, che ovviamente sfuggono alle attenzioni degli studiosi, restando “mine vaganti”, pronte ad esplodere e creare pandemie, e solo quando queste si sono sviluppate, allora vengono attenzionati, per studiarne i rimedi.

Sulla possibile insorgenza di nuove pandemie è opinione della scienziata Ilaria Capua, riportata nelle pagine de “Il Resto del Carlino” del 19 marzo 2024, che “Fin quando ci sarà un contatto ravvicinato fra uomo e animale, si avrà più facilità all’insorgenza di infezioni. Il salto di speciedice la scienziataavviene quando c’è un contatto ravvicinato fra l’uomo e l’animale. Nei posti dove ci sono meno norme igieniche è molto più semplice. Abbiamo avuto diversi virus pandemici emersi dall’Asia: l’influenza asiatica, l’influenza Hong Kong. L’Hiv arrivava dalle scimmie. I mercati di animali vivi dove specie che in natura non si incontrerebbero mai e invece sono nelle stesse gabbie ci sono ancora. Questi posti sono dei veri e propri gironi infernali“.

Dito puntato, invece, sull’ambiente di lavoro da parte del Prof. Alessandro Miani attraverso le pagine del “Il Messaggero” di qualche giorno fa, ritenendolo responsabile di molte malattie respiratorie ed infettive, facilitate, poi, aggi più che mai, dai diversi e atipici cambiamenti climatici.

La Medicina rifletta su questi aspetti, non si può attendere che scoppi un’epidemia e poi si cerchi di ricorrere ai ripari, magari quando già i buoi sono usciti dalla stalla! Si facciano linee guida, pur se severe, circa la salvaguardia dell’ambiente, anche a costo di sacrificare le nostre abitudini, magari ritenute inquinanti, come detto prima, limitando l’ospitare animali domestici e rendere più igienici gli ambienti di ogni tipo, dall’uomo frequentati. Non ci stancheremo mai di affermare sempre – in linea con le linee guida della Vera    Medicina – che la Prevenzione è l’arma vincente contro ogni patologia.

Dott. Gian Piero Sbaraglia
Medico Chirurgo - Otorinolaringoiatra,
già Primario di Otorinolaringoiatria,
C.T.U. del Tribunale Civile e Penale di Roma,
Direttore Sanitario e Scientifico Centro di Formazione BLSD-PBLSD
Accreditato ARES 118-Lazio e IRC, Misericordia di Roma Centro – ROMA