27 Giugno 2024
Non è da puritani puntare il dito sulle varie mode del tempo attuale, che in nome di una non ben definita emancipazione, sta alterando le norme della buona creanza e le regole del viver civile che fino ad oggi ci hanno governato e guidato. Oggi è tutto “innovativo”, “resiliente”, “sostenibile”, termini “flatus vocis” che oltre a dare solo una risonanza da “bocca aperta” non contengono in sé altri valori. Prendiamo ad esempio il termine “Sostenibile”: dallo Zingarelli si evince che la parola significa “sostenere qualcosa” fisicamente e moralmente. Ma ci dite voi quando poi viene legata alla parola Energia, Energia Sostenibile, che cosa dobbiamo sostenere? La sosteniamo perché ne vogliamo rimarcare “il dover essere pulita”? Quindi fino ad oggi ci siamo confrontati con energie “sporche”? E che solo adesso ci accorgiamo d’aver sporcato così il nostro ambiente? Meglio tardi che mai.
Ma il bello è che questo aggettivo viene riferito anche ad un cambiato ed accettato modo di esprimersi nel parlar quotidiano, costituito dall’uso indiscriminato di parole e frasi che ieri era impensabile proferire. Alludiamo all’uso ormai consolidato di parole e frasi scurrili, di allusioni senza più veli a ciò che ieri era considerato volgare e osceno mentre oggi viene definito linguaggio “sostenibile”. Non c’è programma, intervista, articolo, giornalista o presentatore che nel suo parlare non ricorra all’uso di termini, fino a ieri definiti osceni. Basta sintonizzarsi, nel pomeriggio di ogni giorno, intorno alle 18.30, su una stazione radio per ascoltare tonnellate e tonnellate di parolacce di ogni tipo. Tutto questo oramai viene definito “linguaggio sostenibile”, diventato a tutti gli effetti un linguaggio alla moda.
Intanto di pari passo vanno avanti le storpiature della nostra lingua, soprattutto nell’uso dei verbi, specie se riferiti ai modi congiuntivo o condizionale, per non parlare poi dei nomi propri di certe città o nazioni, mentre al contrario fanno “figo” (tanto per rimanere in tema) i termini inglesi, che stanno sostituendo in tutto e per tutto il nostro italiano e questo anche con il nostro “consenso”, dato che restiamo in silenzio senza protestare.
Ecco allora come non fare certe riflessioni? Si sta andando avanti verso una degenerazione del pensare e dell’esprimersi, con l’intenzione di attirare su di sé più attenzione, più popolarità, più successo, o tutto ciò fa parte di una evoluzione naturale del nostro essere, che lo coinvolge tutto, anche nel suo modo di rapportarsi e quindi di pensare e di agire? Come non pensare poi ai contenuti delle canzonette di oggi, per lo più interpretate da giovanissimi, che sono piene zeppe di riferimenti erotici assai espliciti, ben accolti da una miriade di simpatizzanti, che pare essere affetti da “auralismo” tanto appaiono sfrenati nell’ascoltare i loro “miti”, i quali se hanno un potere è quello di stravolgere i sentimenti dei giovanissimi, tanto da renderli loro succubi.
Lo sappiamo bene che il canto è un potente mezzo di comunicazione, ma non sarà anche questo uno dei motivi scatenanti della perdita della nostra gioventù (non di tutta) dell’autocontrollo? O meglio della storica cognizione del Bene e del Male, quando oggi tutto pare essere permesso, giustificato o peggio ancora perché tutto sta scivolando nella ALESSITIMIA? E non è forse per tale motivo che i giovanissimi stanno diventando con la massima disinvoltura atroci criminali, dopo che hanno perso il senso delle emozioni, precipitando nel baratro dell’ANEDONIA, divenendo così irrecuperabili, se non attraverso pesanti interventi neuropsichiatrici?
Colleghi psichiatri, mi rivolgo a voi: tutti questi esempi possono essere considerati “campanelli d’allarme” da prendere in considerazione prima di ritrovarci di fronte a tante storie di giovanissimi, che si danno agli stupefacenti e poi con facilità e senza remore, commettono crimini efferati con una facilità e leggerezza, da far accapponare la pelle? E l’eloquio sboccato, oramai permesso e ammesso, di certo è la scintilla che ha messo a ferro e fuoco certi sentimenti, certi comportanti, come già dicemmo da questa sede qualche anno fa nel parlare della Patologia delle Devianze.
È nostro dovere di medici raccogliere queste considerazioni e laddove possibile annoverarle a circostanze da trattare clinicamente. Non sarà facile, ma se mai si comincia!
Qui habet aures audiandi, audiat!
Dott. Gian Piero Sbaraglia
MEDICO CHIRURGO
Spec. In Otorinolaringoiatria
già Primario Otorinolaringoiatra,
C.T.U. del Tribunale Civ. e Pen. di Roma
Direttore Sanitario e Scientifico Centro di Formazione
BLSD-PBLSD – Accreditato ARES 118-Lazio e IRC-
Misericordia di Roma Centro – ROMA.