23 Aprile 2024
Di sicuro moltissimi italiani avranno sentito in un’intervista televisiva di questi giorni fatta ad un esponente della sanità la proposta di questo esponente di far eseguire le vaccinazioni oltre che in Farmacia anche da gente comune, aggiungendo che “Quale problema ci sarebbe se farle ad esempio quando si va al mercato?”. La giustificazione di queste proposte veniva addebitata all’eccessivo aggravio di lavoro dei medici di base, che già in “tempi normali” si sentono oberati di lavoro, figuriamoci se ci fossero altre incombenze ad appesantirli nella loro attività.
Ecco quello che sta avvenendo oggi in molti settori della nostra società: chi è preposto alla direzione di settori specifici, soprattutto quello del mondo del lavoro, della sanità, della scuola, non fa altro che fare “proclami”, lanciare messaggi “demagogici” che raggiungono il povero cittadino; quest’ultimo, ovviamente a digiuno della cultura specifica di questi settori, soprattutto sanitari, e trovando l’idea come “liberatoria” da file interminabili e quant’altro, accetta queste proposte come provvidenziali, non sapendo che anche il più modesto atto medico, pur se eseguito da mani sicure diverse da quelle esperte, può ritorcersi contro; allora in quel caso un conto è se lo fa un “laico”, un altro se lo fa un sanitario, specie se medico, che nella circostanza sfavorevole dopo l’atto può porre rimedio a qualsiasi complicanza insperata.
Possibile che non ci si renda conto che far passare questi messaggi crea, nella mente del ceto medio, una sorta di poca considerazione o addirittura un’assenza di presa sul serio dell’atto medico? Come fosse bere una bibita! Quando la leggerezza potrebbe arrecare serie complicazioni a certi soggetti, magari con pregresse gravi malattie immunitarie. O ancora i componenti del medicinale, in questo caso il vaccino, per certuni possono comportarsi da allergeni; solo i propri medici curanti, conoscendo i pazienti, ne possono evitare o prevenire i rischi per la salute.
Questo comportamento fa il paio con l’ormai pienamente tollerata pubblicità su tutti i mass media di prodotti medicinali; pubblicità che invece di essere preceduta dal consiglio che “Quando si hanno certi sintomi, bisogna andare prima dal medico, che sarà lui a decidere poi la terapia adeguata”, è invece la stessa pubblicità che ti consiglia ciò che devi assumere. Tutto ciò, moralismi a parte, non è educativo né culturalmente corretto. E chi sta come noi, costantemente a contatto con soggetti bisognevoli di cure, ti esprimono anche critiche e giudizi su quanto vedono e sentono attraverso i mass media, deducendo in cuor loro che se la vaccinazione, ad esempio, “La possono fare tutti” allora “Perché i medici non si rendono disponibili o dicono che non hanno tempo?”.
E questo non potrebbe anche essere correlato alle sempre più frequenti aggressioni sia fisiche che verbali al personale sanitario, da parte di soggetti che magari o non vengono accontentati o si sentono poco ascoltati? Riflettiamoci. Che sia questo il consiglio da tenere sempre in mente per noi medici, sapendo che la nostra responsabilità, dataci da questa nobile e difficile professione, comporta oneri e onori unici, che non possono essere demandati ad altri, se non medici, e non genericamente definiti SANITARI!
Dott. Gian Piero Sbaraglia
MEDICO CHIRURGO
Spec. In Otorinolaringoiatria
già Primario Otorinolaringoiatra,
C.T.U. del Tribunale Civ. e Pen. di Roma
Direttore Sanitario e Scientifico Centro di Formazione
BLSD-PBLSD – Accreditato ARES 118-Lazio e IRC, Misericordia di Roma Centro – ROMA