5 Giugno 2023
SILERE NON POSSUM!
Che non si trovino adeguate soluzioni a queste infinite stragi, soluzioni previste nella legge sulla Sicurezza nel Lavoro (15 luglio 2003 e Dlg. 81/08, seguite da vari Interpelli negli anni seguenti: a) n°. 2/2012 del 15/11/2012; b) n°. 2/2016 del 21/03/2016; c) n°. 19/2016 del 25/10/2016; d) Legge 4 Agosto 2021 n.116, quest’ultima legge riguardante Disposizioni in materia dell’uso di Defibrillatori Automatici e Semiautomatici in ambienti frequentati, pubblici e privati, come Palestre, Oratori, Scuole, quindi anche luoghi di lavoro…), è cosa che fa rabbrividire, specialmente se si riflette sul silenzio in queste circostanze delle Istituzioni che oltre a dire che “….ci vorrebbero più controlli…” o “…si dovrebbero assumere più ispettori…”, altro non sanno dire. E da queste pagine quante volte abbiamo lanciato messaggi di denuncia, restati, come si vede, inascoltati!
Ora, dal momento che le linee guida sulla sicurezza della salute in ambito lavorativo, sono ben previste e ben codificate nella legge, perché non provvedere a verificare che ciascun lavoratore-dipendente, e soprattutto il datore di lavoro, siano a conoscenza di come ci si comporti sul lavoro, per prevenire gli infortuni o qualunque danno alla propria salute?
Da quanto riportato dai mass media, molto spesso l’incidente, così come descritto, sarebbe da imputare a superficialità o distrazione. Per non parlare di negligenza, da parte del lavoratore, nell’attendere al lavoro sempre con la prudenza del neofita, che poi neofita non dovrebbe essere perché quale prima garanzia richiesta dalla stessa legge è la conoscenza da parte del lavoratore, sia dell’ambiente di lavoro sia dei presidi usati per l’adempimento del lavoro stesso. E tutto ciò detto nei confronti del lavoratore, va detto e rigirato anche al datore di lavoro, responsabile ultimo della sicurezza in ambito lavorativo, verificandone pure la conoscenza della legge, e che la legge coinvolge, quale responsabile, in caso di incidente, col verificare se ha collocato il dipendente ad esercitare un tipo di lavoro, per questi conosciuto, o se gli ha messo in mano uno strumento di lavoro, per il cui uso magari non gli è stata mai richiesta la certificazione delle competenze.
Tale riflessione, oggi più che mai, si impone alla luce di quanto apprendiamo circa quei lavoratori che vengono assunti, come spesso riferito dai mezzi di stampa, o in nero, o regolarmente, ma senza qualifica, purché si lavori!
E allora la Medicina del Lavoro si faccia carico di verificare, ogni qual volta accadono queste morti, non soltanto la fredda dinamica dell’accaduto, ma soprattutto l’idoneità del lavoratore ad esercitare quel tipo di lavoro, o se addirittura l’infortunio si è verificato per cause dipendenti da patologie del dipendente, mai verificate o denunciate, o meglio acquisite nell’arco di tempo del suo lavoro, e non presenti al momento della sua assunzione, come potrebbe essere uno stato Ipertensivo, il Diabete o altro. È evidente che quest’ultima riflessione porta necessariamente a riaprire un vecchio, e già evidenziato in questa sede, problema, quello della necessità di ripristinare in tutti gli ambienti di lavoro, la figura di un Sanitario, garanzia per la salvaguardia della salute in ambito lavorativo, in caso di incidenti alla persona. Ma mai richiesta di tale importanza è stata fatta, suggerita, da qualcuno delle Istituzioni. Si fanno altre proposte, tanto per far vedere alla gente che non si è sordi o ciechi verso questi problemi, ma nel concreto, quali soluzioni sono state adottate, se soltanto in ventiquattro ore, ben cinque lavoratori sono morti sul lavoro?
Comunque venga rigirato il problema, emerge anche un’altra cosa: l’ignavia dei datori di lavoro, che possono permettersi di stare tranquilli nel non pretendere la qualificazione dai lavoratori, tanto chi vigila? Perciò, accanto alla latitanza delle Istituzioni nel vigilare, c’è la consapevolezza da parte di certi imprenditori di fare i “furbetti del quartiere”, buttando alle ortiche il senso “di moralità” che dovrebbe regnare nelle loro teste, aggravando di più il problema in questione. E allo stato delle cose, oggi pare irrazionale ed incomprensibile che pur se in presenza di una legge, che già comincia ad essere datata, la stessa non venga impugnata per colpire gli inadempienti!
Dove sono i giudici dalla penna facile nel perseguire certi reati d’ufficio, quando restano inermi di fronte alle morti sul lavoro, attendendo le risultanze delle indagini, o – come spesso qualcuno dice – agiscono solo dietro esplicita denuncia?
Il silenzio la fa da padrone, ma diventa complice di questa “carneficina”!
Si riaprano le scuole per l’insegnamento al lavoro! Si informino tutti, dipendenti e datori di lavoro, sulla sicurezza in ambito lavorativo, intesa come prevenzione e soccorso sanitario in caso di incidenti, e ben espressa nella legge sopra citata! L’informazione, attraverso l’acculturamento, è madre della prevenzione stessa:
Scientia, primum auxilium vitae est = La Conoscenza difende la vita.
E allora si abbia il coraggio di mettere in pratica le linee guida per la difesa della sicurezza in ambito lavorativo, così come richiesto dalla legge: mai si comincia, mai sapremo se la via così percorsa è quella giusta o da modificare. Da ultimo, vogliamo ringraziare il Maestro Carlo Soricelli, Curatore dell’Osservatorio indipendente di Bologna, morti sul lavoro, che ci segue e condivide le nostre riflessioni su quanto ancora non si fa in questo ambito. Il Maestro Soricelli sappia che da noi avrà tutta la stima non soltanto come artista, scrittore, scultore, ma soprattutto per quanto farà per liberare le orecchie dei potenti, dai vari tappi di cerume che impediscono loro, il ben sentire, (parola di Otorino!).
Dott. Gian Piero Sbaraglia
MEDICO CHIRURGO
Spec. In Otorinolaringoiatria
già Primario Otorinolaringoiatra,
C.T.U. del Tribunale Civ. e Pen. di Roma
Direttore Sanitario e Scientifico Centro di Formazione
BLSD-PBLSD – Accreditato ARES 118-Lazio e IRC-
Misericordia di Roma Centro – ROMA.