9 Maggio 2023
Si continua ancora a ciurlare nel manico, si continua ancora a fare proclami, a gridare “Basta”, ma nessuno fa concrete proposte da mettere in campo subito, onde evitare inutili lutti. Nessuno che si preoccupi di istituire un Osservatorio delle Morti sul lavoro, che abbia il compito di stilare una classifica di come avvengono o sono avvenute, tutte queste disgrazie, conoscerne la dinamica, una per una, così da rendere evidenti gli eventuali punti deboli in un ambito lavorativo, soprattutto quello dove vengono movimentati mezzi e presidi particolari, o dove lo stesso ambiente -vedere i cantieri edili – può costituire un terreno di per sé minato, per la sicurezza dell’uomo, e quindi “facile” al verificarsi di attacchi alla integrità del lavoratore.
D’altronde è risaputo che il lavoro per essere tale, ha bisogno della presenza dell’uomo e dell’uso di certi presidi. Ora, non è retorica affermare che è l’uomo, e non la macchina, ad avere ed usare la “ragione” anzi, avendo lui uomo, costruito la macchina, ne dovrebbe conoscere al meglio il suo funzionamento, onde evitare danni a sé stesso e all’ambiente. È sempre così? E allora perché un operaio edile, la settimana scorsa è stato vittima dell’arnese che stava usando, tanto d’esser morto per un incredibile ferita al collo o il dipendente che stava lavorando la terra in una azienda agricola col trattore – e non è stato il solo in questi ultimi giorni – morto schiacciato dal mezzo che stava movimentando? Questi lavoratori conoscevano bene le regole e l’uso di quei mezzi? A tutta prima, da come si sono presentati gli incidenti, parrebbe di no.
Ecco, allora, l’importanza di un Osservatorio che miri a studiare le cause degli incidenti stessi, per valutarne poi, le possibili soluzioni. E il suggerimento trova ancora più forza perché già a sentire, sia dai mass media che da testimoni presenti, come si sono svolte le cose, nella maggior parte dei casi emerge una carente attenzione da parte di chi lavora, dovuta quasi sempre o a poca conoscenza dei presidi di lavoro, o della contezza della “pericolosità” dello stesso luogo lavorativo. Invero, in molte circostanze ci sarebbero lavoratori, non diciamo improvvisati, ma che se avessero avuto una adeguata formazione in tema di prevenzione degli infortuni sul lavoro, molte morti si sarebbero potute evitare. Ed ecco ritornare con gran forza quello che spesso da queste pagine abbiamo denunciato, e cioè l’inosservanza o l’osservanza “molto” parziale, della Legge sulla Sicurezza nel lavoro, Dlg 81/08, che riprende il Dlg 15 Luglio 2003, legge che mette ben in evidenza i principi basilari della prevenzione dei rischi e della salvaguardia della salute, in ambito lavorativo. Si ritorni, in ossequio alla citata legge, ad informare e formare tutti i lavoratori, su come saper gestire i mezzi di lavoro che usano, e sulla conoscenza dei rischi del proprio ambiente di lavoro.
Oggi che fine hanno fatto queste iniziative? Qualcuno si ricorda dell’esistenza, in parallelo al corso delle Medie Inferiori, del Corso per l’Avviamento Professionale, ottimo per preparare i giovani al lavoro e abolito con una legge, alla fine del 1962?
E che fine ha fatto il personale sanitario che presidiava, ad es. le scuole o certi ambienti di lavoro, assicurando, alla bisogna, pronto intervento? Non sarebbe errato dire, in questa circostanza, che l’amore per il cambiamento, da molti voluto, ha portato invece ad un regresso, specie in campo culturale ed è oggi sotto gli occhi di tutti, e in tutti i campi!
Sarebbe ora che gli occhi di chi ci dovrebbe tutelare e guidare, si rivolgessero alla soluzione di queste serie problematiche, problematiche che tra l’altro stanno costituendo oggi, un deterrente per la scelta del lavoro, o di certi lavori, da parte delle nuove leve, contribuendo così all’aumento di disoccupati, in ambiti diversi del lavoro. Si rendano sicuri i posti di lavoro, ma parimenti si pretenda da chi vuol lavorare, la relativa buona preparazione, soprattutto nell’ambito della prevenzione sanitaria.
Non si perda tempo a voler realizzare opere di svago, pur se reclamate dal popolo, che invece distolgono l’attenzione da questi seri problemi i quali, per contro, avrebbero la precedenza assoluta per la loro soluzione.
Alludiamo ai forti investimenti finanziari per opere voluttuarie, che costituiscono un di più per la società, rispetto alla divulgazione della cultura della prevenzione in ogni settore. Di certo quest’ultima cosa non sarebbe la panacea, ma costituirebbe un buon inizio per la soluzione di un problema, le Morti Bianche, che oggi – e non è esagerato dirlo – sono l’argomento del giorno, che se non preso in seria considerazione per la sua soluzione, costituirà un deterrente, come già detto, per la copertura di certi posti di lavoro. Si abbia il coraggio e l’umiltà di affrontare il problema alla base, cessando di fare solo proclami, ma attuando da subito ciò che è stato contemplato nella legge sulla sicurezza nel lavoro, da anni esistente!
Dr. Gian Piero Sbaraglia,
già Primario di Otorinolaringoiatria,
Consulente Tecnico d’Ufficio Tribunale di Roma,
Direttore Sanitario e Scientifico
Centro di Formazione BLS-D, PBLSD, accreditato ARES-118 e IRC
Misericordia di Roma Centro.