3 Maggio 2023
Dopo le festività di Pasqua e i due ponti del 25 aprile e del primo maggio circa 16 milioni di italiani si mettono a dieta per migliorare il proprio aspetto fisico ed arrivare pronti al periodo estivo, generando un business da oltre 14 miliardi di euro. Lo afferma la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) che fornisce i numeri sul fenomeno e lancia l’allarme sulle diete “fai da te”.
Secondo l’Italian Barometer Obesity Report, in Italia le persone in eccesso di peso sono più di 25 milioni, e circa 6 milioni di individui, pari al 12% della popolazione, sono a tutti gli effetti obesi, con una incidenza maggiore al Sud (14%) rispetto al 10,5% del Nord-Ovest e del Centro. “La fine delle festività di Pasqua, assieme al rialzo delle temperature medie e all’avvio della bella stagione – spiega Sima – spinge ogni anno una consistente fetta di popolazione a modificare le proprie abitudini alimentari con l’obiettivo di perdere peso e migliorare il proprio aspetto fisico. Solo per gli integratori alimentari, la spesa nel nostro paese ha raggiunto i 4 miliardi di euro. Al tempo stesso si impenna la vendita dei farmaci per la perdita del peso che, a livello globale e secondo i numeri ufficiali, registrano un aumento del +25% solo nel primo trimestre del 2023”.
Stando alle ultime ricerche il 75% di coloro che iniziano una dieta alimentare ricorrerà tuttavia al “fai da te”, reperendo informazioni sul web e modificando le proprie abitudini a tavola senza rivolgersi ad un professionista del settore. “Un rischio per la salute” sottolinea all’Ansa il presidente Sima, Alessandro Miani “considerato che una dieta sbagliata e sbilanciata può avere sul nostro organismo ripercussioni serie, che vanno dal semplice affaticamento e mal di testa ai disturbi del sonno, crampi o perdita di massa muscolare, fino a poter causare problemi renali e malnutrizione. E non è certo un caso se, in base ai numeri ufficiali, solo in Europa 950mila persone perdono ogni anno la vita a causa di diete alimentari sbagliate e malsane. Occorre inoltre ricordare gli ingenti costi sociali determinati dall’alimentazione sbagliata, che incide fino al 10% sulla spesa sanitaria pubblica, con un impatto sulle casse statali di circa 13 miliardi di euro annui” conclude Miani.