Covid

COVID-19: dalla pandemia alla “giustiziemia”!

18 Settembre 2024

C’era da aspettarselo che da un momento all’altro qualche “P.M.” andasse a spulciare tutte le carte che hanno contribuito a fare o a disfare, quanto è stato fatto, ma soprattutto quanto non si è fatto, o non fatto secondo le linee – guida previste dai vigenti protocolli, in materia di pandemie.

Molte riflessioni abbiamo fatto da questa sede già due anni fa che, se rilette, contenevano ovvi interrogativi su quanto si stava facendo – e anche in maniera discutibile – per affrontare la pandemia, da parte dei rappresentanti delle istituzioni, a cominciare dalla assenza di una iniziativa tendente a coinvolgere tutti i medici di base e non, nello stilare una statistica sui sintomi più frequenti e comuni dei loro pazienti contagiati dal virus e  raccogliendo anche i  dati sulle complicanze infauste, quantificandone il numero e la frequenza. La meraviglia insorta in queste circostanze non è di chi si limita a giudicare stando in pantofole, ma di chi avendo vissuto una vita attiva nel campo professionale e di studi, si è posto qualche interrogativo su certe decisioni riguardo a quanto stava succedendo con l’espandersi del virus, alla luce delle proprie conoscenze e di quanto si trova nella cultura passata, che ci ha maturato.   

E questa non è la sola nota stonata in un concerto di omissioni, di dimostrate incapacità dirigenziali, fatte di mancanza di oculatezza e assenza di competenze, quando non si pensò, ad esempio, di chiudere subito le frontiere commerciali tra il Nord Italia e l’Oriente, con il quale, è risaputo, il nostro paese ha rapporti intensissimi di scambi economici: si pensi solo al commercio delle automobili, dei ricambi, e tanto altro! Prova ne è che l’Italia è stato il primo paese europeo ad essere contagiato, come è stato il primo paese europeo ad aver avuto due turisti cinesi contagiati e ricoverati in un ospedale romano, provenienti dalla Cina. Era il 30 gennaio 2020, mentre a febbraio successivo si rilevarono i primi casi a Codogno (Lombardia). E allora, nonostante questa eclatante dimostrazione sulla responsabilità del contagio attraverso il turismo e lo scambio commerciale (è noto che la Lombardia sia la regione d’Italia che commercia di più con l’Oriente), perché non aver pensato di chiudere le frontiere con quelle latitudini? Non bisognava avere una particolare formazione o un acume da genio per capire la sussistenza di pericolo di contagio con gli scambi commerciali!

Ora ci si giustifica, ma solo perché sono intervenuti i magistrati sotto la spinta di chi ha perso i propri cari per la pandemia; ci si giustifica che pur avendo un Piano Sanitario, ma obsoleto, “non si sia voluto o potuto attuare per non creare ALLARMISMI, presso la popolazione”.

Vero? Falso? Giustificazione di comodo?

Comunque si definisca, resta un fatto: la popolazione DEVE ESSERE COMUNQUE AVVERTITA. E poi ALLARMISMO? Perché avvertire tutti di stare in guardia di fronte ad una possibile emergenza, vuol dire creare ALLARMISMO”? E allora ogni qual volta si fa PREVENZIONE, aggiornando i cittadini vuol dire creare ALLARMISMI? Si pensi solo al fatto che oltre a queste mancate decisioni “spicciole” di prevenzione, ce ne sono state altre che gridano vendetta per la conduzione della sicurezza sanitaria.      

Citiamo l’assenza di rapide e logiche decisioni nello studio di un virus noto già dal 1949 (v. nostro articolo in questa rivista del maggio 2022- “Lo studio della natura in medicina”), virus è vero “modificato” per mano umana, rispetto al primo conosciuto e resosi anche evidente con la famosa SARS COVID-1,del 2003-2004, ma proprio per questo subito da sottoporre a ricerche adeguate, magari rifacendosi a studi preesistenti in proposito, – ma non ci risulta che siano stati citati – del grande Prof. Renato Dulbecco, Nobel per medicina nel 1975. Furono proprio i suoi studi sui Virus, soprattutto quelli Tumorali, che gli valsero il Nobel.

Studi che intraprese già dal 1947, anno in cui si trasferì negli Stati Uniti e che lo portarono colà a ricoprire cariche direttive in vari Istituti (a Bloomington –Indiana, prima, per poi essere chiamato al “SALK INSTIUTE” a LA JOLLA, nei pressi di S. Diego, sud – California, nel 1962). I suoi studi gli permisero di identificare un MUTANTE del VIRUS DELLA POLIOMIELITE nel 1955, studi ripresi da un altro grande scienziato, Albert Sabin, che se ne servì per preparare il vaccino per quella terribile malattia. E proprio quando entrò in quell’Istituto che il Prof. Dulbecco maturò alcuni pensieri come questo:

…. “Per indagare l’azione dei geni di questi virus pensai che bisognava prima di tutto capire che cosa ne accadesse all’interno delle cellule rese tumorali […]. Si supponeva che il virus entrasse nelle cellule, ne alterasse i geni e poi scomparisse, comportandosi come un pirata della strada che investe un pedone ferendolo e poi scappa abbandonando il luogo dell’incidente”.

ed ancora:

«… Ricercatori vi affluirono da tutto il mondo perché riconoscevano che il mio lavoro era all’avanguardia, era la prua della nave che rompeva il mare dell’ignoranza».                        

(Renato Dulbecco – “Scienza, vita e avventura”, SPERLING & KUPFER, Milano-1989).

Queste riflessioni ci avrebbero dovuto portare a fare di più e meglio contro questo virus, lasciando da parte i personalismi, i protagonismi, la voglia di apparire, cose figlie di quella falsa conoscenza ben stigmatizzata dal pensiero del grande George Bernard Schaw: “Diffida della falsa conoscenza, è peggiore dell’ignoranza”.

E allora non meravigliamoci, di fronte all’insorgenza, in questi giorni, del mondo della Giustizia, che vuole verificare e fare chiarezza su discussi comportamenti tenuti, dai responsabili della salute pubblica,per arginare il virus e limitarne al massimo i danni: cosa quest’ultima, sotto la lente di ingrandimento dei giudici, soprattutto anche alla luce di testimonianze,conversazioni telefoniche intercettate e scritti, che stanno contribuendo a rendere ancora più pesante ,o più ambigua, la posizione di certi responsabili delle Istituzioni.  

Auguriamoci che alla fine non sia chiamata a pagare la classe medica, che tanto ha pagato con questa pandemia!

A cura del Dott. Gian Piero Sbaraglia
MEDICO CHIRURGO
Spec. In Otorinolaringoiatria
già Primario Otorinolaringoiatra,
C.T.U. del Tribunale Civ. e Pen. di Roma
Direttore Sanitario e Scientifico Centro di Formazione
BLSD-PBLSD – Accreditato ARES 118-Lazio e IRC-
Misericordia di Roma Centro – ROMA