6 Ottobre 2022
Il premio Nobel per la Medicina 2022 è stato assegnato a Svante Pääbo, definito “un vero e proprio archeologo dell’evoluzione umana”. Lo scienziato svedese infatti, viene insignito del prestigioso riconoscimento per i suoi studi sul Dna antico, che hanno posto le basi per la comprensione dell’unicità dell’essere umano. Svante Pääbo, co-direttore del ‘Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology’ di Lipsia, è stato scelto dal comitato dei Nobel per aver affrontato con nuove armi una delle più grandi sfide scientifiche contemporanee: Il sessantasettenne svedese è stato il primo a portare la genetica in un campo come la paleontologia.
La paleontologia, prima dei suoi approfondimenti, si era sempre basata sullo studio di fossili o antichissimi manufatti. Grazie alle nuove tecnologie genetiche, Pääbo è stato fra i pionieri dell’estrazione del Dna dai fossili e della sua analisi. Le ricerche da lui coordinate hanno gettato una nuova luce sull’evoluzione umana, fino a rivoluzionarle lo studio. All’esperto si deve ad esempio l’analisi del Dna dei Neanderthal. Tale scoperta ha rivelato che l’Homo sapiens si è incrociato con i Neanderthal. Ma soprattutto che alcuni geni di quei ‘cugini’ dell’uomo sono ancora presenti nel genoma di quasi tutte le popolazioni contemporanee.
Sempre agli studi di Pääbo si deve la scoperta di un’antichissima popolazione umana, i Denisovani, anch’essi incrociati con l’Homo sapiens circa 70.000 anni fa. Il punto di partenza per ricostruirne la storia è stato un frammento di osso trovato in una grotta dei Monti Altai. Grazie alle scoperte dell’esperto oggi si ha la possibilità di sapere quali sono i geni e le mutazioni che sono avvenute nel corso dell’evoluzione. Mutazioni che hanno permesso all’uomo moderno di essere diverso dai suoi antenati, di avere strutture cerebrali e capacità cognitive diverse. Grazie ai risultati ottenuti da Svante Pääbo è sempre più in espansione l’archeogenetica, una scienza che si presta ad essere sempre più nota e consolidata nel prossimo futuro.