27 Settembre 2022
Autrice e drammaturga lei; cantante lirico lui: i fratelli riminesi Damiano e Margherita Tercon hanno scelto di raccontare in chiave ironica la sindrome di Asperger – con la quale Damiano convive da sempre – riuscendo a sfatare molti luoghi comuni e conquistando la simpatia del grande pubblico: dalla partecipazione televisiva ad “Italia’s Got Talent” e “Tu Si Que Vales” fino al teatro, i fumetti e i social, nel 2020 hanno anche pubblicato il libro “Mia sorella mi rompe le balle – una storia di autismo normale“, edito da Mondadori. Sono poi sbarcati sui social con il nome di “Terconauti”, diventando un vero e proprio fenomeno di massa.
Cosa significa per Margherita essere la sorella di Damiano e per Damiano essere il fratello di Margherita?
M. Io sono la sorella di Damiano, un ragazzo con disabilità. Mi definisco una creativa, mi piace scrivere, amo lo spettacolo. Riesco a vedere il potenziale delle persone laddove queste persone spesso vedono dei limiti. L’ho imparato soprattutto con mio fratello, mettendo in pratica con lui questa mia dote. Abbiamo iniziato a parlare, a conoscerci veramente e i limiti fino a trasformare i limiti di una persona autistica in delle caratteristiche e dei punti di forza. Lui è molto forte, perseverante, con tanti sogni e merita delle possibilità.
D. Mi descriverei come una persona buona, brava, ma particolare. Sono un uomo che ha tanti sogni, che se vede dei limiti, cerca di superarli. Sono un testardo: fino a che non ottengo i risultati che voglio, non mi arrendo. In questo senso Margherita è un aiuto per me in tutto ciò che faccio, perché è la mia manager, la mia agente e soprattutto il mio più grande supporto. Lei è una sognatrice come me e mi sprona quando non riesco a fare qualcosa o credo di non poterci riuscire.
Facciamo un salto indietro nel tempo e torniamo a quando Damiano chiede aiuto a Margherita, che all’epoca viveva a Milano ed era una donna in carriera. Lui le scrive, chiedendole aiuto, perché sognava di diventare un cantante. Lei come reagisce?
M. Damiano mi ha mandato una mail, chiedendomi di aiutarlo, e quella mail diceva “Tutti mi dicono che per me le possibilità sono limitate”. Mi sono resa conto che quella cosa era vera: tutte le volte che aveva provato a raggiungere dei risultati, gli dicevano che per lui non era possibile. Io l’ho ascoltato come una PERSONA, non come un disabile o come un autistico, superando i comuni pregiudizi. Lui ha iniziato a raccontarmi che sognava di diventare cantante, ma il problema era che nessuno lo prendeva sul serio. All’epoca vivevo a Milano, lui a Rimini con i nostri genitori. Avevo un ruolo manageriale in azienda, con un bel contratto, insomma non era facile gestire la situazione. Ma mi ha guidata la mia passione per la scrittura ed ho composto uno sketch per mio fratello affinché potesse iscriversi ai casting di “Italia’s Got Talent”. Raccontava in chiave ironica la vita ed i sogni di una persona autistica con tutte le difficoltà del caso.
E per Damiano cos’è cambiato da quel momento?
D. Finalmente qualcuno mi aveva aperto le porte e mi stava dando la possibilità di coronare il mio sogno. Ero molto felice perché potevo uscire dal guscio in cui gli altri mi tenevano chiuso da sempre. Era come vivere in una sorta di sfera di cristallo, nella quale mi sentivo intrappolato, tanto che avevo pensato addirittura di togliermi la vita. Ricordo la depressione, l’incapacità di risollevarmi da quegli anni di buio e tristezza, fino a quando Margherita mi ha accompagnato verso una vera e propria rinascita.
Dopo la partecipazione in tv si è aperto per voi un vero e proprio percorso artistico. Come avete gestito tutti questi grandi cambiamenti nelle vostre vite?
M. Siamo partiti da IGT, dove Damiano aveva già provato da solo come cantante lirico, ma senza essere preso. Invece in coppia siamo stati selezionati, abbiamo registrato fino all’1 di notte e io la mattina dopo ero in azienda a lavorare! Poi siamo sbarcati sui social, dove realizzo una serie di videointerviste a Damiano, per chiedergli di parlarmi dell’autismo, di come lo vive, di quali sono le difficoltà maggiori nella vita di tutti i giorni. Siamo sbarcati su Facebook, Instagram, Tik Tok e attraverso i social siamo molto seguiti. In passato, e a volte anche adesso, l’autismo veniva raccontato con toni pietistici, senza alcuna speranza o senza riuscire a comprendere la forza e i desideri di queste persone. Io e mio fratello abbiamo rotto gli schemi: ci scrivono tante persone per ringraziarci o confrontarsi con noi, siamo stati un po’ rivoluzionari nel nostro linguaggio. Il nostro sketch televisivo è diventato uno spettacolo teatrale, che tratta i principali temi legati all’autismo, ma visti da una prospettiva positiva. Ovviamente ci sono alcuni momenti di riflessione e diamo informazioni utili su questa patologia, ma cerchiamo di prenderla con ironia e con il sorriso.
Dal punto di vista sociale e dell’inclusione notate dei progressi?
M. L’evoluzione nel nostro percorso c’è stata quando la casa editrice Mondadori ci ha chiesto di scrivere un libro: io mi sono licenziata ed ho deciso di dedicarmi completamente a questa nuova vita insieme a mio fratello e al mio compagno. Non me ne pento, nonostante ci siano stati anche periodi molto difficili. Mi sono trasferita, tornando da Milano di nuovo a Rimini. Il mio fidanzato, Philip Carboni, ha lasciato il lavoro fisso da chimico ed insieme a Damiano abbiamo dato vita al trio “I Terconauti”. Proprio quando abbiamo deciso d’investire in questa nuova attività, è esplosa la pandemia. Un duro colpo, considerando che vivevamo solo di spettacoli. Ma per fortuna abbiamo superato anche questo! Damiano è diventato un’altra persona, è cresciuto tantissimo a livello personale e di autonomia. Mio fratello è finalmente fiorito: si prende cura di sé, ha perso il peso in eccesso, si stima e si vuole bene. Da qualche tempo sta anche provando a vivere da solo perché lui fino ai 40 anni ha vissuto con i nostri genitori. Io e Philip viviamo nello stesso pianerottolo dunque per lui ci siamo sempre, ma Damiano sta anche imparando ad essere indipendente, facendo cose che prima sembravano impensabili.
Damiano come descriveresti questa nuova esperienza? Ti pesa o ti piace vivere da solo?
D. Mi sento più valorizzato rispetto a prima ed anche maggiormente accettato dalle persone. Devo ammettere che il successo ha cambiato la mia vita: mi adorano tutti (ride, ndr). Mi riconoscono anche per strada, mi chiedono qualche selfie. Nel frattempo mi piace vivere da solo, mi diverte, mi rilassa, ma quando ho bisogno di qualcosa, so che ora devo cavarmela da solo e questo un po’ mi preoccupa. Poi però penso di avere accanto Margherita e Philip perciò mi rassereno.
Avete scritto anche un libro, edito da Mondadori, al quale Margherita faceva riferimento poco fa. Di cosa si tratta?
M. Il titolo “Mia sorella mi rompe le balle. Una storia di autismo normale” riprende la frase d’esordio dello sketch che abbiamo portato sul palco di IGT. Raccontiamo “una storia di autismo normale” perché l’autismo fa parte della diversità, della vita e gli autistici sono persone normali con desideri normali. Riceviamo molti messaggi sui social da genitori di bambini autistici, che sono preoccupati perché non sanno a cosa vanno incontro. Il messaggio che vogliamo trasmettere è questo: se lo si vuole, è possibile creare le condizioni per un futuro che non sia cupo, ma abbia una diversa prospettiva. Cerchiamo di rompere dei tabù, che resistono soprattutto in alcune zone d’Italia, in particolare al Sud. Bisogna pensare che l’autismo fa parte della normalità, non va tenuto chiuso in una stanza.
D. L’autismo è parte integrante della società. Questo libro aiuta tutte le persone in cerca di coraggio e speriamo di poter essere d’ispirazione per le persone autistiche, tristi e depresse, ma anche per gli altri.
Infine in che modo le arti, dalla musica alla scrittura, vi hanno supportato nel passaggio dalla diffidenza e commiserazione alla realizzazione dei vostri sogni?
M. Le arti ci hanno aiutato moltissimo ed anzi è tutto merito dell’arte se tutto questo è stato possibile: mio fratello è riuscito ad esprimere sé stesso e tutto ciò che lo rendeva incomprensibile agli altri attraverso il canto e lo spettacolo. L’arte ci ha consentito di arrivare alle persone, di condividere con gli altri i pensieri, le emozioni e i sentimenti. L’arte è il linguaggio che ci fa arrivare a milioni di persone ed ha stimolato quotidianamente il grande cambiamento fisico e mentale di mio fratello.
D. A questa domanda posso rispondere che il merito del mio cambiamento in effetti va tutto all’arte perché mi ha aiutato ad esprimermi per ciò che veramente sono, ma anche a liberarmi dal mio guscio, a rompere la sfera di cristallo in cui vivevo, eliminando tristezza, depressione ed infelicità. L’arte e la musica inoltre hanno unito me e mia sorella, tutto quello che facciamo insieme è possibile grazie all’arte che ci fa creare e crescere insieme, ogni giorno.