15 Settembre 2022
La velaterapia a sostegno delle donne che hanno attraversato o stanno attraversando un momento di difficoltà. Questo il leitmotiv dell’ambizioso progetto di “Una vela per la rinascita” ed ASD MAD, che ci spiega meglio nel corso di questa intervista la Presidente, Silvia Landi.
Com’è nata prima l’idea e poi il progetto ed in che modo l’avete sviluppato?
Il progetto Una vela per la rinascita (www.unavelaperlarinascita.it) nasce sulla scorta di una lunga conoscenza della vita in barca a vela, anni di organizzazione di attività sempre più rivolte al benessere della persona e un interesse sempre crescente per la velaterapia, che ho avuto il piacere di conoscere ancora molti anni fa. L’idea prende forma tra il 2020 e il 2021 per essere ufficializzato e prendere il largo nel corso di questo 2022 con ASD MAD (www.mureadritta.net) associazione sportiva della quale sono presidente e fondatrice. Le attività in barca si rivolgono a donne che stanno vivendo e hanno vissuto momenti di difficoltà a causa di patologie più o meno invasive. Nel corso della stagione 2022 abbiamo organizzato veleggiate giornaliere con partenza dalla base di Marina di Carrara e con la presenza a bordo della nostra esperta in riabilitazione post operatoria – la dr.ssa Francesca Giunti – con delle lezioni con esercizi mirati e la dr.ssa Roberta Tartarini – biologa nutrizionista esperta in alimentazione clinica e applicata – che ha indirizzato le ospiti verso un’alimentazione appropriata. Le donne provenienti da altre città sono ospitate gratuitamente a bordo delle imbarcazioni impiegate.
A completamento dell’esperienza i debreefing: i colloqui di gruppo con le psicologhe per raccontarsi e focalizzare i benefici ricevuti dalle attività di Una vela per la rinascita perché possano essere duraturi. La stagione 2023 prevede l’attivazione dei fine settimana: per piccoli gruppi di 4-6 ospiti per barca (oltre a skipper e un membro dell’equipaggio/professionista): il fine settimana consentirà alle partecipanti di condividere un’esperienza diversa dal solito e di gustare un assaggio di vita di bordo. La settimana corta: per piccoli gruppi di 4-6 ospiti per barca (oltre a skipper e un membro dell’equipaggio/professionista di sostegno), quattro – cinque giorni di vita in barca a vela, una vera e propria vela-terapia, in cui si potrà beneficiare appieno della vita attiva, dell’aria di mare, del sole e comprendere meglio – grazie al professionista di sostegno – come compiere delle scelte consapevoli per un vivere più sano e sostenibile anche nella quotidianità. La partecipazione alle attività è sempre completamente gratuita per le nostre ospiti alla quali viene solo richiesta l’associazione a ASD MAD – https://www.mureadritta.net/soci-di-mure-a-dritta-asd-mad/ – , le attività sono tutte finanziate da ASD MAD grazie a donazioni di aziende e di privati https://www.unavelaperlarinascita.it/ci-sostengono/
Veniamo agli effetti terapeutici della vela: quali sono i suoi principali benefici?
Il valore terapeutico della barca è immenso e non facile da spiegare, esso inizia già quando si sale a bordo e noi armatori ben lo sappiamo. Pensi che nel 2020, dopo aver passato il lockdown a Milano, una volta rientrata a Carrara la prima cosa che ho fatto è stata andare in barca, consapevole del fatto che avrei ricevuto un prezioso momento di serenità. La barca è il luogo di condivisione di gioie e difficoltà, la casa base sul mare che accoglie con un affettuoso abbraccio. Sulle barche si cucina, si vive, si condividono il pane e le emozioni, qui si svolgono alcune delle attività di riabilitazione e in ogni caso da qui sempre si parte per – con la buona stagione – svolgere anche attività in acqua. Sulle barche ci si rilassa e i problemi, lasciati sul pontile nel momento in cui sono stati mollati gli ormeggi, al rientro appariranno più lievi e potranno essere affrontati con rinnovata energia. Uno dei nostri soci armatori, che ha di recente affrontato un percorso oncologico, ben spiega il valore terapeutico della barca a vela che potremmo sintetizzare in una frase “Tutte le volte che mollo gli ormeggi, lo lascio in banchina“
Il vostro è un progetto che vede coinvolti molti professionisti. Come unite le forze per un fine comune?
Una vela per la rinascita si propone con un approccio multidisciplinare e di volta in volta vengono coinvolte figure professionali differenti, dalla fisioterapista specializzata in riabilitazione post operatoria, alla nutrizionista specializzata in nutrizione per pazienti oncologici, alla psicologa. Tutte le figure coinvolte sono oltremodo importanti perché una delle finalità del progetto è fornire a ogni ospite uno strumento in più per vivere meglio. La fisioterapista che insegna degli esercizi adatti a ciascuna delle partecipanti e che potranno essere replicati a casa, la nutrizionista che si mette a disposizione e fornisce le basi per una corretta alimentazione, gli incontri di debriefing con le psicologhe rappresentano tutti dei doni che ciascuna partecipante si porterà a casa e potrà continuare a impiegare anche successivamente, una sorta di punto di partenza per imparare a prendersi cura di sé nel migliore dei modi.
E che feedback ricevete?
Abbiamo avuto riscontri molto positivi, ciascuna ha superato un proprio ostacolo con gioia ed entusiasmo e con la leggerezza cha ha dato loro il sentirsi in un ambiente confortevole e protetto. Si sono create anche delle bellissime dinamiche di relazione e il desiderio di rivedersi e stare nuovamente insieme. Grazie a questi feedback abbiamo deciso di organizzare anche una serie di attività a terra durante la stagione invernale, tra le prima avremo le camminate al mare con il pranzo a bordo, altre sono in via di definizione. Anche in questo caso l’obiettivo è quello di lavorare sulla cultura del benessere inteso come movimento e alimentazione sana.
“Condivisione” ed “empatia” diventano due potenti medicinali?
Sono entrambi elementi importantissimi, l’empatia parte da tutte le persone coinvolte: gli operatori, i comandanti delle barche, l’equipaggio, i medici e i sanitari che sempre più stanno mostrando interesse nel progetto, parallelamente la condivisione rigorosamente in positivo diventa nuova energia per vivere la guarigione. È molto interessante notare come durante le giornate in barca non si parli praticamente mai di malattia, ma si condivida il desiderio di conoscere cose nuove, imparare, confrontarsi e raccontarsi in positivo.
Infine, a proposito d’imparare e confrontarsi, siete entrati anche voi nel network di “Cultura è Salute”. Con quale spirito ed aspettative?
Come associazione sportiva tra le nostre finalità vi è proprio quella di diffondere la cultura della salute e del benessere tramite l’attività sportiva nel rispetto e nella conoscenza del territorio. Territorio è anche arte, ma anche cultura enogastronomica, territorio è anche cura dell’ambiente. Abbiamo una visione olistica della salute, in cui le arti tutte possono divenire un sostegno alla medicina e alle scienze nella cura del corpo e della mente.