Cultura è Salute

Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano: arte ed inclusione sociale
di MELISSA TONDI

4 Agosto 2022

Intervista alla Dott.ssa Melissa Tondi, conservatore museale – raccolta museale “Museo Louis Braille”, Fondazione Istituto dei ciechi di Milano ONLUS.
Con quale mission è nata la Fondazione Istituto dei ciechi di Milano e quali attività porta avanti?

L’Istituto nacque nella Milano della prima metà dell’Ottocento, per rispondere al problema della mendicità dei tanti ciechi che popolavano le strade della città. Le autorità cittadine (allora austriache) sollecitarono le ricche Istituzioni filantropiche milanesi a intervenire affinché si realizzassero speciali strutture di ricovero e di istruzione, come stava avvenendo in altre importanti capitali europee. La grande rivoluzione insita in questa iniziativa, portata avanti da Michele Barozzi con la fondazione dell’Istituto nel 1840, era rappresentata dalla volontà di offrire ai ciechi non solo un ricovero per toglierli da una gravosa condizione di povertà, ma anche un’opportunità di educazione e formazione che, in quel momento storico e culturale, semplicemente non esisteva. L’Istituto non nasceva dunque come un semplice ente di carità, ma come progetto educativo orientato all’inserimento sociale dei ciechi. Basti pensare che nel giro di pochi decenni dalla sua nascita l’Istituto dei Ciechi introdusse (per la prima volta in Italia) il codice Braille (codice di scrittura e lettura inventato da Louis Braille), mise a punto specifici metodi di insegnamento, promosse laboratori di formazione professionale per offrire possibilità lavorative a chi, fino a quel momento, sembrava non potesse averne. Fin dall’inizio l’opera dell’Istituto ha determinato un importante cambiamento culturale nella società, dimostrando che i ciechi sono in grado di percorrere il cammino dell’istruzione e della conoscenza per inserirsi a pieno titolo nella società.   

Inclusione ed accessibilità. Due concetti che da subito appaiono molto forti e di spicco, curiosando sul vostro sito. Ma come si promuovono l’inclusione e l’accessibilità, quando si parla di non vedenti?

Ogni individuo ha diritto di accedere liberamente alla vita culturale della comunità, a godere delle arti e a partecipare al progresso scientifico. Quando ci sediamo intorno a un tavolo per dar vita a un progetto, la prima domanda che ci poniamo è proprio quella di come rendere accessibili i nostri beni culturali e archivistici a un pubblico di non vedenti. Molto spesso ci troviamo di fronte a delle scelte inevitabili dettate dal medium ove la loro scrittura ottocentesca renderebbe molte di queste carte illeggibili agli utenti privi di specifiche competenze paleografiche: in questo caso renderli accessibili in toto risulterebbe senz’altro difficoltoso e oneroso,  allora in questo caso cerchiamo di darne voce attraverso delle testimonianze d’archivio e l’uso di nuove tecnologie di comunicazione quali  podcast e articoli web pubblicati su lucemagazine.it. Ad oggi, pertanto, la digitalizzazione dei documenti può essere applicata ai formati dattiloscritti e il concetto di un archivio INTERAMENTE digitale dovrà necessariamente affiancato ma non sostituito da una maggiore apertura all’utenza dell’archivio tramite richiesta consultazione da effettuarsi all’indirizzo archivio@istciechimilano.it

Tra le vostre iniziative culturali c’è invece quella legata all’Archivio Meraviglioso: di cosa si tratta?

Il nostro “Archivio meraviglioso” è un progetto che ha visto l’area dei Beni Culturali dell’Istituto avvalersi della progettazione culturale di cheFare, dell’esperienza open-source di Wikimedia, dello studio di design Calibro per un innovativo sistema di data visualization, e delle scansioni hi-tech di Icas94 per creare non la classica digitalizzazione, ma una sorta “Wunderkammer digitale”, aperta a tutti. Il supporto è arrivato dal contributo ricevuto da Fondazione Cariplo: presto i contenuti de “L’Archivio Meraviglioso” saranno presentati on line al grande pubblico il 29 settembre in un momento di restituzione che si terrà in Istituto.

Più in generale in che modo le discipline artistiche possono rappresentare un “ponte” per abbattere le barriere e promuovere il benessere degli individui, in particolare quelli con disabilità?

Il mondo dell’arte, e dei beni culturali in generale costituisce senza dubbio una componente fondamentale della nostra cultura e del nostro sapere. Difatti, l’arte nasce con l’uomo e lo accompagna lungo il suo processo evolutivo, ne sottolinea e rappresenta gli aspetti civili, sociali, morali, religiosi, connotandosi come principale strumento di espressione e comunicazione del sentire umano. Un corretto uso della tattilità per esplorazione dell’oggetto presente nelle nostre collezioni è dunque la condizione di base affinché il non vedente possa realmente goderne e trarre come tutti del benessere psicofisico dalla loro fruizione. L’attività culturale assume una precisa valenza, non è puro intrattenimento, ma dimostra di essere un importante strumento in grado di prevenire il declino cognitivo, attenuare condizioni di stress e contribuire al benessere generale come viene evidenziato da Annamaria Ravagnan ed Enzo Grossi nel volume “Cultura e salute. La partecipazione culturale come strumento per un nuovo welfare” pubblicato nel 2012.

Anche la raccolta museale Museo Louis Braille, nata nel 2003 e riconosciuta nel 2009 da Regione Lombardia, si pone come obiettivo il superamento delle barriere fisiche, linguistiche e sensoriali promuovendone il benessere del singolo individuo che sceglie di dedicare del tempo per visitare l’Istituto e conoscerne così la sua Storia e i racconti degli oggetti e degli allievi che ne fecero parte. Tutte le informazioni, comprese le visite guidate su prenotazione alla raccolta museale Museo Louis Braille, sono reperibili sul sito www.istciechimilano.it alla sezione “patrimonio culturale”.

Club Medici promuove il network di “Cultura è Salute”. Quali valori ne condividete e cosa ne pensate del progetto?

All’interno della nostra Fondazione c’è da sempre molta attenzione alla cultura e alla cura delle persone. Pensiamo che la cultura e la partecipazione alle sue attività possano avere effetti benefici sulla salute e sulle prospettive di vita. Fruire del bello e goderne può essere un potente alleato nella cura, nella riabilitazione e, in una parola, nel migliorare la qualità di vita di una persona soprattutto quella più fragile e a rischio di solitudine come le persone anziane e con disabilità visive. L’Area dei Servizi Socio Assistenziali è tutta rivolta alla cura di persone disabili visive, attraverso servizi residenziali (una RSA ed un Centro Diurno Disabili in fase di prossimo accreditamento) e servizi territoriali a domicilio (RSA Aperta, ADI “non vedenti”) alleviandone le fatiche e le difficoltà che incontrano i familiari e i caregiver. In tale ottica, pensiamo proprio che l’Istituto possa aderire e condividere i valori che porta avanti “Cultura è Salute”.