7 Luglio 2022
Di Massimo Papi, Dermatologo Comitato Scientifico “Cultura è Salute” - Club Medici
Introduzione
La vitamina D (vD) è fondamentale per la fissazione di calcio a livello osseo e quindi previene il rachitismo infantile e l’osteoporosi negli anziani. La sua azione simil ormonale si esplica però in diversi altri organi e processi biologici. Per tale motivo è essenziale che il livello ematico di vD sia sempre al di sopra dei valori soglia.
La cute è grande protagonista della sintesi di vD in quanto l’effetto dei raggi ultravioletti assicura la produzione da parte dei cheratinociti della pelle di circa l’80% del fabbisogno. La quota restante viene assorbita a livello intestinale attraverso gli alimenti. La maggiore fonte è costituita dai grassi animali contenuti soprattutto nei pesci grassi (ad esempio il salmone o lo sgombro) e nei latticini. La Vitamina D3 sintetizzata dalla cute e assunta con l’alimentazione è un precursore non attivo della vD (provitamina D). È infatti metabolizzata nel fegato dall’enzima 25-idrossilasi in 25-idrossi-vitamina D3 [25(OH)D3 o calcifediolo, che rappresenta il principale metabolita in circolo della vD. La 25(OH)D3 viene a sua volta convertita a livello renale, grazie all’enzima 25(OH) D-1α-idrossilasi, nella sua forma metabolicamente attiva, l’1,25-diidrossicolecalciferolo [1,25(OH)2D3. Quest’ultima è capace, in primo luogo, di regolare il metabolismo del calcio e del fosfato e preservare la mineralizzazione del tessuto osseo (1).
La preziosa opera di sintesi della pelle di vD può essere influenzata da vari fattori. L’età anagrafica, la funzionalità individuale della cute, l’uso di schermi solari, la stagionalità, la latitudine, la superficie corporea esposta e il tempo d’esposizione alla luce del sole, che sono in grado di condizionare la quantità di vD prodotta e poi messa a disposizione dell’organismo.
L’uso della vD nella terapia dermatologica è sempre più diffuso per le proprietà di questa molecola, di agire in senso positivo in alcune malattie immuno-mediate (psoriasi, vitiligine, patologie bollose).
Tuttavia, il problema posto negli anni più recenti da alcuni studi internazionali è quello del significato dei bassi livelli di vD rilevati in un’ampia fascia di popolazione e l’uso costante e sempre più attento di schermi solari locali in creme, emulsioni o spray acquosi, durante la stagione estiva.
Vitamina D e malattie cutanee
La vD nella sua forma attiva, agisce su molti organi e processi biologici, in parte ancora poco noti, in virtù della presenza sulle cellule di un recettore per la vD che è ubiquitario.
Sulle cellule cutanee (cheratinociti) svolge un’azione antiproliferativa, regolando i tempi di sostituzione delle cellule stesse, che risulta accelerato nella psoriasi. Per tale motivo, si spiegano i vantaggi descritti in alcuni studi con la terapia orale con vD nei pazienti affetti da psoriasi. Per tale motivo, risulta chiara la svolta terapeutica locale della fine degli anni ’90, quando la vD è stata introdotta da sola o in associazione al cortisone, in numerosi preparati per uso topico antipsoriasi (2).
Riduzione dei valori ematici di vD sono stati correlati con la durata negli anni della psoriasi, nel recente studio di Filoni e collaboratori (3).
Le azioni sul sistema immunitario della vD si possono riassumere in: a) regolazione della differenziazione cellulare delle cellule immunocompetenti b) inibizione della produzione di citochine pro-infiammatorie da parte delle cellule immunitarie (4). Inoltre, la vD è in grado di controllare la produzione di peptidi antimicrobici, in particolare defensine e catelicidine da parte di macrofagi e cheratinociti e di promuovere i processi di autofagia. Nel complesso, queste attività così diffuse e variegate sul sistema immunitario innato e adattivo, rendono comprensibili i numerosi tentativi di terapia effettuati con la prescrizione di vD in malattie cutanee croniche resistenti alle cure o tendenti alla recidiva. La dermatite atopica, la vitiligine e alcune malattie bollose (malattia di Hailey-Hailey) hanno mostrato chiari vantaggi in seguito a terapie prolungate e con vari dosaggi di vD (5).
Vitamina D, esposizione al sole e schermi solari per uso topico
Il problema emerso e non ancora definitivamente risolto, è quello dell’uso di schermi, soprattutto negli anziani, e il rischio paventato da alcuni ricercatori di una ridotta produzione da parte della cute, della vD. Conseguenza: maggiore facilità alla comparsa di osteoporosi nell’anziano.
Ma è vero tutto questo?
La carenza di vD è ancora particolarmente frequente in Italia, specie negli anziani e nei mesi invernali. È stato stimato che il 76% delle donne italiane tra 60 e 80 anni presenta livelli ematici di vD inferiori ai 12 ng/ml in inverno. Vari fattori possono giustificare questa carenza incluso lo scarso introito alimentare e la ridotta biosintesi cutanea in età senile
È oggetto di discussione tuttora aperta, se e quanto l’uso degli schermi solari possa essere in grado di inibire la fotosintesi cutanea di vD.
Alcuni anni fa diversi studi hanno sollevato il dubbio che l’applicazione di prodotti topici in crema, effettuata con continuità e su vaste superfici cutanee, fosse responsabile di una significativa riduzione della sintesi cutanea di vD (6, 7, 8).
Recenti ricerche,tuttavia, hanno confutato la possibilità che gli schermi solari possano essere causa di ridotta produzione di vD alle nostre latitudini, soprattutto in considerazione della consueta esposizione al sole in Italia durante la primavera e l’autunno, in assenza di schermi cutanei protettivi (9, 10, 11). Pertanto, il consiglio di proteggere la pelle dal rischio di eccesso di raggi ultravioletti durante l’estate rimane immodificato. La possibilità che dopo i 60 anni sviluppiamo tumori cutanei fotoindotti è attualmente molto aumentata.
Continuiamo a difenderci dai danni del sole e controlliamo al tempo stesso i valori ematici della nostra vD, integrando quando è necessario.
Bibliografia
- Mostafa W Z, Hegazy RA. Vitamin D and the skin. A review J Adv Res.2015;6(6):793-804
- Gisondi P. et al Vitamin D status in patients with chronic plaque psoriasis. Br J Dermatol 2013
- Filoni A, et al. Association between psoriasis and vitamin D: Duration of disease correlates with decreased vitamin D serum levels: An observational case-control study. Medicine (Baltimore). 2018
- Yamamoto Immunological effects of vit D and their relations to autoimmunity J Autoimmunity 2019
- Papi M. The value of vitamin D in skin diseases. Fist International Miami-Pisa join meeting – Dermatology to the stars. Miami 14-19 April 2019
- Lois Yet al, Sunscreens Suppress Cutaneous Vitamin D3 Synthesis.The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism. 1987; 64, (6) 165–168
- Marks R et al. The effect of regular sunscreen use on vitamin D levels in an Australian population. Results of a randomized controlled trial Arch Dermatol 1995
- Sayre MR, Dowdy JC. Darkness at noon: sunscreens and vitamin D3. Photochem photobiol, 2007;83(2):459-463
- Neale RE, et al The effect of sunscreen on vitamin D: a review. Br J Dermatol. 2019;181(5):907-915
- Pereira LA, et al. Evaluation of vitamin D plasma levels after mild exposure to the sun with photoprotection. An Bras Dermatol. 2019;94(1):56-61
- Hawk JLM. Safe, mild ultraviolet-B exposure: An essential human requirement for vitamin D and other vital bodily parameter adequacy: A review. Photodermatol Photoimmunol Photomed. 2020;36(6):417-423.