Cultura è Salute

“POETICA”, un weekend di successo all’insegna della formazione espressiva con Club Medici

2 Maggio 2022

di DANIELA DI RENZO, ANDREA BERNETTI e GIANLUCA BONDI

Un weekend all’insegna della formazione espressiva con Club Medici. Il primo appuntamento del Master “POETICA” si è svolto dall’8 al 10 aprile nella residenza dei Padri Somaschi ai Castelli Romani.

Un folto gruppo di medici ha partecipato con grande entusiasmo e spirito di condivisione all’incontro residenziale dedicato alla musica.

È solo il primo di cinque appuntamenti, ognuno destinato a un diverso linguaggio artistico e ciascuno caratterizzato dall’obiettivo di creare e dare struttura alla filosofia che muove oramai da anni il mondo della scienza verso la consapevolezza che la salute passa anche attraverso la conoscenza, l’espressività, la consapevolezza di sé.

Tutti aspetti che l’arte, e la cultura più in generale, riescono a stimolare con grande potenza ed efficacia.

Molte le attività che hanno caratterizzato questo primo incontro, dall’approfondimento teorico all’applicazione pratica degli strumenti che fungono da agevolatori nella comunicazione tra medico e paziente.

I docenti, provenienti da diverse aree disciplinari, hanno stimolato la riflessione e creato il clima giusto per facilitare le relazioni nel gruppo di lavoro, sottolineando l’importanza di fare rete per arrivare a scambiare buone prassi e portare il valore aggiunto dello scambio all’interno delle pratiche comuni agite dai singoli medici inseriti nei diversi contesti professionali.

Forti emozioni sono scaturite dall’attività del sabato sera che ha visto protagonista il gruppo Musica in Cammino, ensemble del Dipartimento di Salute Mentale della ASL RM2, una lezione di vita per ognuno, oltre che un momento altamente formativo.

Il prossimo incontro sarà dedicato alle arti figurative, pittura, scultura, fotografia, che faranno da sfondo alla formazione che mai dimentica lo scopo più importante di tutto il percorso, favorire il processo empatico nella relazione tra medico e paziente e prevenire le forme di Burnout, sempre più diffuse nei contesti di cura.

“Ma allora quello di cui stiamo parlando è la dimensione artistica della vita”, così ha concluso con sintesi efficace una partecipante: “la dimensione artistica della vita”. E per artistico non intendiamo l’aspetto performativo, sapiente e competente dell’artista, ma l’aspetto espressivo, la possibilità di dare senso, dimensione che riguarda ogni persona, non solo l’artista. La nostra cultura è pervasa dalla dimensione tecnica, la cultura medica è fortemente influenzata dalla cultura tecnica e questo è per tutti noi in primo luogo un bene. La “dimensione tecnica” la possiamo definire come quell’approccio umano che tende a rendere massimamente efficace ed efficiente il processo che ci porta ad ottenere un obiettivo predeterminato. In questo approccio tutte le esperienze vengono utilizzate per capire come nel migliore dei modi si possa ottenere il risultato che si va cercando, tagliando via tutte le inefficienze, tutte le deviazioni. Se vogliamo curarci di una qualsiasi malattia, oppure se vogliamo costruire una casa confortevole, ad esempio, ci dà molta sicurezza sapere che c’è una comunità di professionisti che condivide le proprie esperienze per trovare la soluzione migliore per ottenere questo risultato. La “dimensione tecnica” produce, possiamo dire, una strada il più possibile lineare, dritta e veloce, che mi porta alla meta predefinita, lasciando fuori tutto ciò che esula dalla strada e dalla meta, vincolandoci il più possibile a stare dentro quella strada e a fare quel che la strada ci dice. Noi, pur valorizzando tutti i benefici inequivocabili che la dimensione tecnica ha portato e porterà nel futuro, lavoriamo per non perdere, anzi per valorizzare la “dimensione artistica”. La “dimensione artistica”, possiamo dire, è una strada tortuosa che porta ad una meta non definita e fa fare incontri inattesi, che possono far cambiare infinite volte strada e portare a mete non previste. La dimensione artistica è un continuo deviare, la parola deviare ha la stessa radice etimologica di divertire, il divertirsi è infatti proprio la predisposizione a sperimentare, lasciarsi sorprendere, lasciarsi attraversare dal mondo sconosciuto e nuovo. La dimensione tecnica ha come difetto quello di generare ampi spazi di oscurità a fronte di una strada e una meta certa e illuminata, cioè provoca progressivamente un restringimento del campo del percettibile e del significabile, a questo difetto inevitabile della dimensione tecnica risponde la valorizzazione della dimensione artistica, la possibilità di includere nella propria vita anche il lasciarsi andare in quegli spazi bui e sconosciuti, di illuminarli, di guardarli e viverli, di conoscerli, in una parola, la possibilità di “divertirsi”. Questo è l’obiettivo del master “Poetica” e più in generale del progetto “Cultura è salute”. Un’esperienza in cui è possibile smarrirsi un attimo, divertirsi e tutti insieme fare un lavoro per dare senso a questo smarrirsi e divertirsi, un senso che arricchirà ognuno di noi e una comunità di persone e professionisti che oltre alla strada dritta e veloce verso la meta ha acceso un lampione qua e là e costruito una panchina per riposarsi ogni tanto, per osservare, respirare, sognare, raccontare, creare: per “divertirsi” insomma, che non serve a niente, ma fa bene alla salute.

Rimettersi in gioco personalmente e professionalmente ripartendo dalla voglia di contaminare i saperi, mescolare lo scientifico con l’umanistico e vedere se poi non sono che linguaggi diversi per esplorare e raccontare l’essere umano, questo cerchiamo in questi incontri. Ognuno per funzionare meglio è costretto a indagare tra le maglie dei suoi sentimenti, comportamenti, pensieri e provare a sciogliere il mistero della sua esistenza nella relazione con l’altro. In questo fine settimana la musica, è stato come il facilitatore di una esperienza fisica di frequenze comuni, di ritmi primordiali che ricordano la danza dei nostri organi interni. Scandire lo spazio e il tempo quindi con strumenti che poi sono estensioni dei battiti del cuore, del. Respiro, delle stagioni come pure del giorno e dellla notte. Quando balliamo stiamo imitando il cuore, i polmoni e tutto quello che pulsa intorno a noi, ci possiamo dire tutti figli di una matrice comune, la vita. La sera di sabato poi, il miracolo dell’arte terapia che quando rispetta l’individuo nella sua unicità può diventare Arte. Succede quando la performance di persone con delle difficoltà, invece di essere una pietosa imitazione del mondo dei “sani”, si rivela una esperienza rivitalizzante e originale per tutti gli spettatori presenti. Quella sera, la vera assente era la solita commiserazione che si prova in questi eventi. L’espressione viva di persone che hanno dato forma al proprio disagio. Quando una persona si impegna seriamente, senza alibi né maschere sociali, a tradurre il suo dolore in un linguaggio universale, è un artista, uno scienziato, forse un ricercatore e basta… Ci vediamo il 3 giugno!

Un doveroso saluto…

Qualche giorno dopo il nostro primo incontro del Master è venuto a mancare uno di noi, il Dott. Francesco Battisti, frequentatore dei nostri corsi oramai da qualche anno. Una figura preziosa per la sua capacità di “stare” nel gruppo, sentirsi parte di un tutto e al tempo stesso affermare la propria individualità con fierezza. Lo dimostra la reazione dei tanti colleghi che hanno espresso il dolore per la perdita e la gioia per averlo conosciuto. Vogliamo mandare un abbraccio collettivo alla famiglia e ricordarlo insieme a tutti voi.

Ci mancherai Francesco…