18 Marzo 2022
Dell’Avvocato Silvia Fontanive, iscritta all’Ordine di Pisa – Studio legale Lexinmed
Ogni anno i nostri operatori sanitari accumulano un numero sempre maggiore di giorni di ferie, sono costretti a turni massacranti e a coprire le carenze di personale dei reparti. Con il passare del tempo questo accumulo è destinato ad aumentare e a fine carriera i giorni di riposo accantonati diventano settimane e più frequentemente mesi.
Si tratta di giornate perse o è possibile beneficiarne in qualche modo anche alla fine della carriera lavorativa?
Troviamo la risposta in una recente sentenza pronunciata dal Tribunale di Modena, la n. 788/2021, che ha riconosciuto ad un dirigente medico, alla conclusione del proprio rapporto lavorativo, la possibilità di chiedere un indennizzo economico per le decine di giorni di ferie accumulate e non godute. I Giudici puntualizzano che il datore di lavoro debba mettere il proprio dipendente nelle condizioni di fruire dei giorni di riposo, anche mediante una comunicazione scritta.
Tale comunicazione è fondamentale perché è onere dell’Azienda Ospedaliera contattare e informare il proprio dipendente circa il diritto alla fruizione dei giorni di ferie accumulati, dal momento che il lavoratore deve poter scegliere deliberatamente se e quando godere dei giorni di riposo.
D’altra parte, se il lavoratore rinuncia espressamente al godimento di tali giornate, non potrà in un secondo momento chiederne o ottenerne la monetizzazione.
Bisogna puntualizzare come il presupposto indefettibile per la monetizzazione delle ferie non godute sia la cessazione del rapporto di lavoro.
Qualora il dipendente ritenga poi che il datore di lavoro abbia colposamente ostacolato la fruizione di tali giornate, può valutare anche di intentare un’azione legale al fine di ottenere il risarcimento del danno subito.
Quanto tempo avete, per far valere i vostri i diritti?
Per il Tribunale di Modena non ci sono dubbi: dieci anni a partire dalla cessazione del rapporto lavorativo.