18 Settembre 2024
“Il sonno della ragione genera mostri’ è il titolo di una famosa opera di Francisco Goya, parafrasato in tempi più recenti anche da Gino Strada con il suo celebre commento “La guerra? Un mostro che genera mostri”. “E noi medici – sottolinea il professor Giorgio Sesti, presidente della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI) – sappiamo bene cosa significhi la guerra, non solo per l’assistenza che prestiamo al fronte, ma anche per le mille ricadute sulla salute planetaria. Per questo la Società Italiana di Medicina Interna desidera esprimere la propria condanna per questo conflitto, che ha già mietuto un alto numero di vittime tra i civili, oltre che tra le forze armate”.
“Stiamo appena uscendo da una pandemia – ricorda il presidente Sesti – che ha creato tanti problemi al quotidiano dell’assistenza sanitaria e alla possibilità di fare diagnosi precoce attraverso gli screening oncologici, cardiovascolari e diabetologici. La guerra in Ucraina non andrà ad impattare su questi aspetti verosimilmente ma sarà ugualmente disastrosa sul fronte del progresso della ricerca scientifica. Le migliaia di trial clinici in corso in ogni ambito della medicina hanno subito una vera e propria paralisi durante la pandemia di COVID-19. Il conflitto russo-ucraino rischia di provocare un’ulteriore battuta d’arresto alle sperimentazioni cliniche, molte delle quali volte a validare nuove terapie oncologiche, cardio-metaboliche, respiratorie e altro. Russi e ucraini tradizionalmente danno un grande contributo alla ricerca clinica arruolando migliaia di pazienti nelle fila degli studi clinici internazionali. Questa guerra, che è prima di tutto la cronaca di una tragedia umanitaria annunciata – conclude Sesti – potrebbe portare anche ad un blocco o ad un grave rallentamento di tante sperimentazioni cliniche in corso, con un danno per tutta l’umanità. Per questo, ribadiamo con forza che la SIMI è contro tutte le guerre, compresa questa. Ci auguriamo che questo conflitto abbia i giorni contati, per poter presto tornare ad una normalità nella pratica clinica quotidiana e per lasciare libero corso al progresso della scienza medica”.