18 Settembre 2024
Intervista al Prof. Andrea Grignolio, docente di storia della medicina e bioetica presso l’Università Vita-San Raffaele di Milano e ricercatore presso il CNR, nonché membro del Comitato Scientifico di Mudimed.
Quando nasce il progetto Mudimed ed in cosa consiste?
Mudimed nasce a giugno ed il progetto si profila subito come molto innovativo: l’idea era quella di usare i nuovi media per raccontare qualcosa di antico, ovvero il metodo scientifico e il rapporto con la medicina, che sono stati due mondi distinti per tanti secoli. Volevamo raccontare le scoperte della medicina con l’arrivo della pandemia di COVID-19 ha infatti dimostrato a tutti che la cittadinanza ha bisogno di strumenti conoscitivi e di alfabetizzazione, sia scientifica sanitaria, per gestire correttamente le informazioni bio mediche. Così abbiamo deciso di scegliere 5 macro aree per raccontare questo tipo di sfida, anche grazie alla collaborazione del Prof. Paolo Mazzarello dell’Università di Pavia, che ha pensato ad una precisa suddivisione: dalla medicina teurgica e magico-religiosa, che risale alle fasi più antiche della storia umana, alle visioni della sofferenza attraverso lo sguardo di artisti, musicisti, scrittori e storici, passando per lo sviluppo dell’anatomia e quello della chirurgia attraverso i numerosi strumenti rinvenuti negli scavi, fino ad arrivare alla medicina moderna, allo sviluppo della farmacologia con i suoi progressi, le sue sfide e i suoi traguardi. Ognuno di noi ha contribuito con diversi strumenti e reperti, per un percorso a zig-zag, non cronologico, che potesse spiegare a tutti lo sviluppo del metodo scientifico.
Quanto è importante sensibilizzare il grande pubblico su questi temi, specialmente in un’era storica segnata dalla pandemia?
Il tema dell’alfabetizzazione scientifica è e rimarrà centrale per i prossimi decenni, è stato riconosciuto anche dalle Istituzioni Europee e Nordamericane. Con il G20 in Italia, in collaborazione con Novartis, abbiamo prodotto ad esempio un “Policy Paper” perché nell’epoca delle fake news spesso i sentimenti prevalgono sui dati dimostrati e sulle prove scientifiche. Molti studi provano che uno strumento di grande importanza sia proprio quello di offrire la corretta informazione da un lato e contrastare immediatamente la diffusione della disinformazione dall’altro, ma la sfida ulteriore è un’altra. Quando i cittadini hanno raggiunto l’età adulta è molto difficile rimuovere gli errori sistematici di giudizio, i pregiudizi e le credenze ormai strutturate nel nostro cervello; quando si ha che fare ad esempio con un no vax di trent’anni non c’è informazione corretta che tenga. Chi è polarizzato, lo rimane, ma possiamo lavorare molto sui cosiddetti “esitanti”, dobbiamo insistere sulle persone dubbiose ma ragionevoli. Per i prossimi anni bisognerà quindi lavorare ai primi livelli d’istruzione quindi già nelle scuole primarie e secondarie per promuovere questi progetti insieme alle scienze cognitive. Non è sufficiente travasare informazioni scientifiche corrette nella testa delle persone adulte, ma agire già dall’infanzia, dall’adolescenza, per lavorare sulle nuove generazioni e ridurre il problema in futuro.
In cosa Mudimed propone un approccio innovativo? Inoltre accoglie ben 19 opere provenienti da alcuni dei più importanti musei e istituzioni bibliotecarie del nostro Paese: vogliamo citare le più significative?
È innovativo perché è il primo progetto di museo digitale applicato in ambito scientifico che tenta di affrontare l’alfabetizzazione scientifica e sanitaria raccontando la storia dell’evoluzione del pensiero medico usando, in base a un approccio libero e scelto dall’utente, immagini e brevi racconti. Con MuDiMed abbiamo la possibilità di visitare un museo online, anche a casa, con i cellulari, laptop o i computer, ed allo stesso tempo oltre ad osservare strumenti scientifici possiamo cliccare ed ascoltare un esperto che in 3-4 minuti ci racconta l’evoluzione di qualche antico strumento o scoperta o raffigurazione del corpo, ma anche l’evoluzione dei rapporti storici tra medico e paziente, o tra pandemia e timori nelle diverse popolazioni. Si lascia quindi la possibilità all’utente di essere sia libero, sia di farsi aiutare nell’ascoltare una storia breve, che possa invogliarlo a comprendere meglio il percorso generale di questo museo. Abbiamo le immagini, i racconti e la volontarietà: è un museo ibrido ed è molto bello che faccia coesistere la parte più avanzata della tecnologia insieme alla parte più antica della scienza. Mudimed ospita delle opere straordinarie, tutte molto interessanti; vorrei citare tra le altre il Bambino di Fidene, lo scheletro di una bambina romana con un grosso foro sul cranio realizzato da un chirurgo dell’epoca per ridurre la pressione cerebrale. Una delle opere più incredibili è sicuramente anche l’Oplomoclion, un dispositivo simile a un’armatura ideata dall’anatomista padovano Girolamo Fabrizi d’Acqua pendente nel XVI secolo. Questo strumento aveva lo scopo di correggere i difetti della colonna vertebrale e degli arti. Un altro aspetto interessante è legato agli strumenti chirurgici che vengono dall’area napoletana, dal Museo Archeologico di Napoli. Abbiamo anche dei testi meravigliosi che spiegano l’evoluzione dell’anatomia, al centro della rivoluzione del pensiero medico occidentale, come il testo di Vesalio, il trattato anatomico di metà 500 che rappresenta una sorta di Rinascimento della medicina.
Infine Club Medici promuove il progetto “Cultura è Salute” proprio per valorizzare l’intreccio virtuoso tra scienza, discipline artistiche e benessere individuale. Come valutate questo tipo di iniziative? Quanto la cultura può contribuire a vincere paure e pregiudizi anche nei riguardi della scienza? Mi occupo di storia della medicina dunque non posso non ritenere le medical humanities assolutamente centrali. Fatta questa premessa, ormai è chiaro a molti, anche dopo l’esperienza del COVID-19, che i dati sono importanti, così come lo è il rigore scientifico per orientarci nella società della conoscenza, e anche della disinformazione, ma da soli non sono sufficienti. Infatti è emerso con chiarezza che il rapporto tra cittadinanza e mondo scientifico è diventato centrale ed in questo senso anche le discipline umanistiche, il rapporto tra cultura, arti e scienza, diventa cruciale. La medicina è un insieme di dati e di rigore, ma abbiamo il dovere di considerare anche l’aspetto simbolico, di fiducia, di alleanza terapeutica, di empatia, il saper raccontare alla cittadinanza per farsi comprendere. Il cittadino spesso si sente distante dai tecnicismi della scienza e per questo i progetti come “Cultura è Salute” sono la base per fare da tramite ed incentivare il dialogo tra questi due mondi, quello della scienza e quello della cultura. L’orizzonte è portare sempre di più la cittadinanza verso la scienza, ma allo stesso tempo anche gli scienziati verso il cittadino. Un’alleanza tra questi due sistemi è quindi centrale: lo è adesso e lo sarà sempre di più. Quando c’è dialogo c’è benessere, migliora l’aspettativa di vita, e noi non possiamo perdere questa sfida, visto che altri Paesi si muove verso questa integrazione e verso una maggiore competenza dei cittadini verso la medicina e le scienze in generale.
Il Museo è visitabile al sito: www.mudimed.it
Il trailer dedicato a Mudimed: