18 Settembre 2024
Di Barbara Illi e Patrizia Lavia, Istituto di Biologia e Patologia Molecolari del CNR
Questo sarà un articolo diverso dagli altri. Non si limiterà a esporre dati, ma prenderà una posizione, perché ci sono circostanze in cui avere una posizione chiara è irrinunciabile, come cittadini e come persone di scienza. La comparsa della variante Delta di Sars-cov-2, una nuova variante a trasmissione veloce, come vedremo meglio in seguito, ha imposto in molti paesi l’irrigidimento di alcune misure a tutela della salute pubblica che stanno generando sbandamenti ed anche reazioni forti. Questo ci fornisce l’occasione per tratteggiare la situazione attuale e ribadire con la massima chiarezza quanto sia necessario mantenere ancora la barra del timone dritta verso lucidità, raziocinio e cura del prossimo.
La fotografia di Luglio 2021
Riepiloghiamo, in pillole, ciò che è successo sinora dando alcuni riferimenti per chi volesse approfondire.
- La pandemia da Sars-cov-2 è stata riconosciuta come tale tra dicembre 2019 e gennaio 2020. Ha fatto, ad oggi, almeno 193 milioni di contagiati e più di 4 milioni di morti nel mondo (secondo i dati ufficiali dell’organizzazione mondiale della sanità https://covid19.who.int/, ma si tratta probabilmente una sottostima considerando i differenti criteri con cui in diversi paesi si attribuisce con certezza una causa di morte alla covid-19 https://www.economist.com/graphic-detail/coronavirus-excess-deaths-tracker ). Molte morti si sono concentrate nei primi mesi del 2020, mesi durissimi in cui, in Italia, sembravano inarrestabili. Tutti ricordiamo le immagini delle sepolture d Bergamo, ad opera dell’esercito, in cimiteri contigui perché il cimitero cittadino non bastava più.
- Il virus responsabile, Sars-cov-2, è stato rapidamente isolato e se ne è compreso il meccanismo di trasmissione attraverso il respiro. All’inizio, si è creduto che il suo unico bersaglio fosse limitato all’epitelio polmonare nel quale il virus entra attraverso la proteina Spike. Solo con il tempo e con l’aumento del numero di casi si capirà che gli organi bersaglio sono in realtà più numerosi e comprendono, per citare i due centri organizzatori della vita, anche il cuore (qui https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33226078/ e qui https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33687179/) e il cervello (qui https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33852526/ e qui https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34169443/ ).
- Con il tempo, e con l’aumentare del numero di casi, si è compreso che molti pazienti si possono dire negativizzati al virus Sars-cov-2, ma non guariti dalla malattia COVID-19. Infatti, in molte persone contagiate si manifestano, a distanza di tempo, lunghe sequele della malattia; a complicare il quadro, queste sequele possono manifestarsi anche in pazienti che a suo tempo erano stati paucisintomatici o asintomatici (qui https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34042167/ ; https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33785495/ ; https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34037731/ ).
Alcuni punti fermi possono quindi essere riconosciuti a 20 mesi dall’inizio della pandemia:
- Le informazioni sui bersagli multiorgano e sulle sequele a lungo termine non erano prevedibili prima di accumulare una esperienza clinica ampia e multidisciplinare.
- Queste informazioni ci sconvolgono, perché lasciano prevedere possibili effetti duraturi della pandemia.
- Queste osservazioni cambiano il nostro modo di ragionare, perché spostano l’attenzione dagli anziani, portatori di insufficienze respiratorie e circolatorie più o meno gravi, e pertanto fascia inizialmente più colpita, ai giovani, che sviluppano meno sintomi immediati, ma avranno poi più tempo per risentire delle sequele, riassunte in modo esaustivo nella pagina dedicata del Centre for Disease Control americano https://www.cdc.gov/coronavirus/2019-ncov/long-term-effects.html
- Queste osservazioni cambiano alcuni paradigmi, perché il punto critico al quale guardare non è solo il parametro dei contagiati sintomatici ricoverati e la saturazione delle terapie intensive, ma torna a riacquistare importanza l’indice di trasmissibilità, Rt. (Incidentalmente, è stato sempre detto di prestare particolare attenzione a Rt superiori a 1, e l’Italia è passata in 2 settimane da 0,9 a 1,26 nel momento in cui scriviamo).
Le restrizioni
L’Italia, tra i primi colpiti attraverso l’inconsapevole diffusione da parte di un cittadino rientrato dalla Cina, ha risposto grazie anche all’eroismo, l’abnegazione e il senso di responsabilità del personale medico e sanitario. Con le misure molto restrittive del primo 2020, che hanno bloccato la circolazione delle persone e introdotto la parola lockdown, con cui siamo presto diventati familiari, l’Italia ha domato il suo picco – come prima aveva fatto la Cina; ricordiamo l’articolo del New York Times su come l’Italia dei primi mesi del 2020 rappresentasse un riferimento per gli altri paesi https://www.nytimes.com/2020/03/21/world/europe/italy-coronavirus-center-lessons.html. La scelta del lockdown duro verrà presto seguita da quasi tutti i paesi occidentali, i quali vengono colpiti uno dopo l’altro, come in un inesorabile gioco di birilli, arrivando oggi a superare appunto 193 milioni di casi di contagio.
I 4 milioni di morti non sono stati omogenei nel mondo. Sono stati colpiti 215 paesi. A prescindere dalla bontà della infrastruttura sanitaria in ognuno di questi, è la combinazione vaccini + misure restrittive a rivelarsi cruciale. Infatti, tutti i dati raccolti ad oggi dimostrano globalmente che:
- i paesi che hanno applicato misure restrittive (Cina, Italia, USA, Israele, in generale i paesi d’Europa occidentale), hanno avuto un contenimento della mortalità dal momento in cui le restrizioni sono state applicate;
- paesi che non hanno applicate restrizioni (India, Brasile, Messico, Perù, diversi altri paesi sud-americani), hanno tassi di contagio e di mortalità fuori controllo;
- paesi che riaprono abbassando largamente o completamente le restrizioni (Canada, Spagna, Portogallo) stanno conoscendo oggi nuove ondate di infezione.
Fonte: John Hopkins University https://coronavirus.jhu.edu/data/new-cases
Le ondate di infezione e le varianti
Nel grafico sono visibili almeno tre ondate, e ci avviciniamo alla quarta, dovute alla comparsa di varianti. Si apre qui uno degli aspetti più controversi e difficili da far capire ai cittadini: il rapporto tra vaccinazione e comparsa di varianti, una normale risposta evolutiva del virus. È prevedibile che il virus tenderà a mutare ancora per sopravvivere, mentre non è prevedibile dove, come e quando compariranno le mutazioni.
E quindi: quante sono le varianti e cosa fanno?
L’organizzazione mondiale della sanità ha riconosciuto diverse categorie di varianti: varianti preoccupanti, varianti di interesse, altre varianti. Rispetto al ceppo originario di Sars-cov-2 che iniziò la pandemia, sono attualmente 4 le varianti preoccupanti, 4 le varianti di interesse e, a dimostrazione della capacità evolutiva del virus, almeno altre 13 le varianti che al momento non destano preoccupazione. Le varianti preoccupanti (variants of concern), sono così classificate se soddisfano almeno 1 di 3 condizioni:
- Aumento della trasmissibilità e quindi cambiamento nell’epidemiologia di COVID-19;
- Aumento della virulenza del ceppo mutato, o cambiamento clinico della malattia;
- Diminuzione dell’efficacia della sanità pubblica, o dei mezzi diagnostici disponibile, o dei vaccini, o delle terapie.
Sono invece definite varianti di interesse quelle che causano:
- cambiamenti genetici di cui si è dimostrata, o si può prevedere, la capacità di influenzare la trasmissibilità del virus, o la gravità della malattia, o l’evasione dalla risposta immunitaria, o il rimanere occulta alla capacità diagnostica
- una significativa trasmissione nella comunità di riferimento, o più cluster COVID-19, in più paesi con crescente prevalenza relativa ad altri ceppi, o altri effetti epidemiologici che suggeriscono un rischio emergente.
È facile prevedere che le attuali varianti di interesse sono destinate a diventare preoccupanti nei prossimi mesi. La tabella riporta le varianti ad oggi classificate nelle categorie di preoccupazione e di interesse.
Denominazione WHO | Ceppi virali | Paese di comparsa | Data di comparsa | |
Varianti preoccupanti | ||||
Alfa | B.1.1.7 | Regno Unito | Settembre 2020 | |
Beta | B.1.351 | Sud Africa | Maggio 2020 | |
B.1.351.2 | ||||
B.1.351.3 | ||||
Gamma | P.1 | Brasile | Novembre 2020 | |
P.1.1 | ||||
P.1.2 | ||||
Delta | B.1.617.2 | India | Dicembre 2020 | |
AY.1 | ||||
AY.2 | ||||
AY.3 | ||||
Varianti di interesse | ||||
Eta | B.1.525 | Diversi paesi | Dicembre 2020 | |
Iota | B.1.526 | USA | Novembre 2020 | |
Kappa | B.1.617.1 | India | Ottobre 2020 | |
Lambda | C.37 | Peru | Dicembre 2020 |
Come era già accaduto per le varianti Alfa e Beta, siamo oggi quotidianamente informati sull’andamento, in esponenziale salita, dei nuovi contagi da parte della variante Delta. Questa variante, che ha avuto origine in India oramai 8 mesi fa, è estremamente più contagiosa. Basti pensare che in ambiente affollato, senza alcuna misura di mitigazione, il ceppo originario del virus poteva infettare circa 2.5 persone mentre, nelle stesse condizioni, la variante Delta ne può infettare 4. Questa maggiore capacità infettiva dipende da una serie di mutazioni – 9 in tutto – a carico di varie regioni della proteina Spike, che aumentano la capacità del virus di fondersi alle cellule. Inoltre, questa variante sembra essere riconosciuta da 3 a 5 volte di meno dagli anticorpi neutralizzanti presenti sia nei soggetti ex-Covid che vaccinati. Questo la rende quindi una “variante preoccupante” (https://www.nature.com/articles/s41586-021-03777-9).
A complicare il quadro, è ora stata isolata una ulteriore variante, definita Delta plus, che contiene una mutazione aggiuntiva in Spike rispetto alla Delta, ma che è già presente nella Gamma. Quali siano le conseguenze sulla trasmissibilità del virus è ancora troppo presto per stabilirlo.
I vaccini e le varianti
Abbiamo trattato i vaccini contro COVID-19 nell’articolo https://www.lavocedeimedici.it/2021/02/24/vaccini-anti-covid-facciamo-chiarezza/ dove abbiamo descritto le varie categorie, come sono stati ideati dal punto di vista molecolare, ed anche gli effetti avversi.
Qui vogliamo mettere in rilevo i dati della protezione conferita dai vaccini.
- A completamento del ciclo vaccinale (2 dosi, tranne che per il vaccino di Johnson&Johnson) tutti i vaccini sono altamente efficaci a prevenire la comparsa di malattia da tutte le varianti. In particolare: il vaccino Pfizer/BioNTech ha dimostrato un’efficacia dell’88% contro la malattia sintomatica e del 96% contro l’ospedalizzazione; il vaccino di Astra Zeneca ha un’efficacia del 60% contro la malattia sintomatica e del 93% contro l’ospedalizzazione. (https://www.gov.uk/government/news/vaccines-highly-effective-against-b-1-617-2-variant-after-2-doses e https://khub.net/web/phe-national/public-library/-/document_library/v2WsRK3ZlEig/view_file/479607329 ). Anche Johnson&Johnson ha dichiarato un’alta efficacia del suo vaccino contro la variante Delta, benché una pubblicazione, ancora al vaglio dei revisori, attesterebbe un’efficacia inferiore rispetto ai vaccini ad mRNA (https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2021.07.19.452771v1). Moderna ha dichiarato un’efficacia del suo vaccino sovrapponibile a quella del suo “fratello” Pfizer/BioNTech contro la variante Delta (https://investors.modernatx.com/news-releases/news-release-details/moderna-provides-clinical-update-neutralizing-activity-its-covid).
- Una sola dose del vaccino, sia Pfizer/BioNTech che Astra Zeneca, impedisce l’insorgenza della malattia sintomatica solo nel 30% dei casi di infezione da variante Delta (l’efficacia era del 50% per la variante Alfa).
- Un concetto fondamentale, ma troppo spesso frainteso o trascurato, è che l’insufficiente copertura vaccinale in molti paesi, e la lentezza con cui in alcuni si sta raggiungendo l’immunità di comunità (o immunità di gregge) crea una pressione sul virus, al quale viene lasciato il tempo di mutare e di “fissare” comodamente le mutazioni che danno appunto luogo ad uno dei vantaggi, per il virus stesso, elencati sopra.
Cosa viene trasmesso ai cittadini?
Che i cittadini possano oscillare tra la paura della malattia e le gravi conseguenze economiche del lockdown, è normale, lecito, umano e comprensibile. C’è paura per la facilità con cui la malattia si trasmette, per il ventaglio di effetti così ampio e non prevedibile, per la sua gestione – se l’allarme non sia eccessivo, ma anche, al contrario, se la protezione sia sufficiente. D’altra parte, ci sono gravi conseguenze economiche dovute alle chiusure, in alcuni settori drammatiche, con zone e momenti di disperazione e di opposizione a norme che appaiono troppo penalizzanti. C’è anche una crisi di governo. Tuttavia, le campagne di vaccinazione accompagnate alle misure restrittive procedono e si dimostrano efficaci.
Alcuni settori della popolazione sono stati da subito diffidenti ai vaccini, e/o intolleranti alle misure restrittive di cui si è parlato sopra. La somma degli uni e degli altri è il miglior esercito alleato su cui il virus possa contare.
Generalizzando (e pertanto sapendo dichiaratamente di commetter errori), le persone intolleranti alle restrizioni comprendono due principali categorie:
- i giovani, i quali si sono visti costretti al sacrificio personale per tutelare gli anziani e i fragili, ma abbiamo visto che con una maggiore osservazione dei casi di infezione le cose non stanno proprio così;
- alcuni soggetti economici che si sono trovati colpiti in maniera durissima dalla cessazione della circolazione e della forte riduzione dei commerci e della produzione.
Queste persone hanno tutto il diritto di essere capite e la risposta alle loro giuste necessità è una risposta di tipo politico che non può certo essere discussa in questa sede.
La terza categoria, quella dei diffidenti, è più insidiosa. Entro certi limiti, la diffidenza si può capire nei confronti di vaccini completamente nuovi nella sostanza (per la prima volta nella storia una campagna vaccinale di massa al livello mondiale non è fatta con vaccini attenuati ma con vaccini a base di DNA o RNA) e nei tempi di realizzazione (ma tutte le tecnologie applicate erano in sviluppo da anni, in alcuni casi già in stadio molto avanzato per la lotta all’Ebola, e per quanto si ripeta questo concetto non c’è verso di farlo assimilare). I dubbi sono comunque leciti ed esprimerli in maniera ragionevole indica una richiesta di conoscenza. A fronte di questa richiesta, non si può negare che la comunicazione e la chiarezza siano spesso mancate, in questo Paese e anche in altri, ma anche da parte di alcuni attori importanti, come la stessa Astra Zeneca che non si è mai data la pena di comunicare con il pubblico quando il suo vaccino è stato sotto l’attenzione delle agenzie regolative.
La chiarezza è mancata, in gran parte, perché molto lo abbiamo capito man mano che la finestra di osservazione si allargava. Molte cose non potevano essere chiare da subito; ad esempio, la comprensione degli effetti avversi (pur rari) di alcuni vaccini, e la messa a punto di protocolli per trattare questi effetti, non avrebbero potuto essere noti a priori. Grande impressione ha destato in Italia la morte della giovane Camilla Canepa, 18enne (https://www.lavocedeimedici.it/2021/06/17/tra-scienza-ed-emotivita-astrazeneca-torna-sotto-i-riflettori-di-barbara-illi-e-patrizia-lavia/), che soffriva però di una piastrinopenia autoimmune ed era sotto trattamento ormonale, due condizioni controindicate per il vaccino di AstraZeneca. Questo ha determinato un cambio repentino della fascia d’età a cui questo vaccino è ora destinato, cambio necessario ma spiegato male, ed ha causato alcune “folli” resistenze, come il rifiuto di un ampio gruppo nella fascia over 60 che ostinatamente rifiuta di vaccinarsi.
Al netto delle possibili strumentalizzazioni da parte di gruppi di opinione, l’ostinazione “in buona fede” in alcune persone indica una grossa difficoltà comunicativa in chi dovrebbe venirne a capo, che riflette a sua volta la complessità della biomedicina: un clinico vede la clinica e si preoccupa di gestire, curare ed alleviare il quadro clinico; un virologo vede l’evoluzione molecolare di un virus e si preoccupa della sua evoluzione a lungo termine, anche a prescindere dall’impatto clinico; un epidemiologo vede la trasmissione dell’infezione e si preoccupa di costruire modelli che aiutino a prevedere e possibilmente arrestare il contagio; un immunologo studia la risposta anticorpale a un’infezione o a un vaccino, e può studiarla solo nella finestra di osservazione che ha disposizione. Queste sottigliezze possono non essere chiare a chi non è clinico, virologo, epidemiologo, immunologo, tanto che spesso è stato detto: parlano e si contraddicono tra loro.
Oggi però le cose stanno cambiando. Noi assistiamo non solo ai dubbi di quelle persone che, in buona fede, chiedono chiarezza e divulgazione della conoscenza. Assistiamo anche al loro contrario: persone che presumono di sapere e che irriducibilmente fanno prevalere una loro falsa idea di libertà sulla necessità di garantire la salute di tutti. Nell’ultima settimana, c’è stata una escalation di violenza verbale, e in alcuni casi anche di piazza, contro misure volte a tutelare la salute di tutti. E nei confronti di costoro, noi pensiamo che nessuna spiegazione sia di giovamento, ma anche nessuna indulgenza che metta a rischio altri.
La caratteristica del rifiuto delle misure di salute pubblica oggi
Il 20 Luglio si è scatenato un nuovo “caso” mediatico in seguito ad una dichiarazione, poi corretta, di sir Patrick Vallance, consigliere scientifico del governo britannico, secondo il quale il 60% dei casi di infezione da variante delta coinvolgerebbe soggetti già vaccinati. La dichiarazione viene poi corretta, analizzata, spiegata: si spiega che non vuol dire che i vaccinati (in UK, prevalentemente con Astra Zeneca) siano più vulnerabili alla variante delta ma che, semplicemente, la percentuale degli infettati riflette la prevalenza di vaccinati nella popolazione (55% completamente vaccinati, 70% con una dose). Infatti, se, una popolazione fosse vaccinata al 100% dei suoi cittadini, ebbene con un apparente paradosso, i casi di reinfezione, anche se in assoluto rari, si ritroverebbero per forza al 100% nella popolazione vaccinata. Diversi articoli ne hanno dato una chiara spiegazione.
Riprendendo l’analisi pubblicata dall’Istituto Superiore di Sanità https://www.iss.it/covid19-faq/-/asset_publisher/yJS4xO2fauqM/content/id/5799698, Il Post-Scienza del 21 luglio spiega appunto che, quando in una popolazione ci sono molti vaccinati si verifica un “paradosso” per cui all’ aumentare dei vaccinati, aumentano anche i rari casi di contagio, ricoveri e decessi tra chi è vaccinato. Ma solo perché parte dalla premessa sbagliata di considerare i numeri assoluti, e non le percentuali; considerando i valori percentuali, è evidente che gli effetti del coronavirus sono enormemente più limitati tra chi è completamente vaccinato, rispetto a chi ha ricevuto una sola dose o nessuna (https://www.ilpost.it/2021/07/21/paradosso-vaccinati-coronavirus/ ).
Enrico Bucci, uno dei migliori e più affidabili analisti di dati, fornisce una spiegazione ancora più chiara sul Foglio del 20 luglio (Enrico Bucci. https://www.ilfoglio.it/salute/2021/07/20/news/l-alleato-migliore-del-covid-19-si-chiama-variante-ignorante–2697398/ ). Analizzando i dati, mettendoli in grafico per fasce d’età e per gruppi di vaccinati una volta, due volte, e non vaccinati, dimostra due punti:
- la vaccinazione con due dosi protegge, diminuendo di dieci volte circa la probabilita’ di infettarsi.
- la vaccinazione protegge anche dagli effetti clinici del virus, in accordo con gli studi pubblicati.
Nel frattempo, sir Patrick Vallance, consigliere scientifico del governo britannico, corregge via Tweet il dato del 60% che aveva fornito in maniera fuorviante. Ma ormai il sasso è lanciato e non torna indietro.
Questo nel Regno Unito. Il 21 Luglio, il primo ministro francese, Jean Castex, in una trasmissione televisiva molto seguita esordisce con la frase: “quarta ondata, ci siamo”, e rilascia poi i dati della sanità francese, analizzati in modo lineare: i dati dimostrano che l’impennata di 18.000 nuovi casi di contagio in Francia colpisce, per ben il 96%, soggetti non vaccinati; continua Castex spiegando che, pertanto, vaccinarsi è più che mai fondamentale, e che è necessario sapere, nei luoghi pubblici, chi sia vaccinato e chi no.
L’informazione è importante ma non viene recepita, quindi noi la ripetiamo qui: sono i non-vaccinati ad infettarsi in schiacciante prevalenza.
Di più: non è vero che i vaccini sono inutili perché il virus muta (e genera varianti), ma sono proprio i non-vaccinati a rappresentare un pericoloso serbatoio per il virus, che in essi ha modo di replicare più velocemente e di mutare. Pertanto, sebbene sia vero che i virus tendano a mutare anche per sfuggire al nostro sistema immunitario, i vaccini rappresentano una testuggine contro l’avanzata di nuovi ceppi mutanti.
Riprovano a spiegarlo Enrico Bucci (https://www.ilfoglio.it/scienza/2021/07/22/news/perche-il-tasso-di-trasmissione-dei-vaccinati-non-e-affatto-uguale-a-quello-dei-non-vaccinati-2706177/) ed Antonella Viola (https://www.lastampa.it/topnews/lettere-e-idee/2021/07/22/news/il-passaporto-per-la-salvezza-1.40521969 ). Ma i loro ragionamenti non sembrano riuscire ad arginare una marea montante che, nei giorni successivi, si è ormai radicata, senza alcun presupposto, nell’idea di una pretesa inutilità dei vaccini, contro i dati disponibili in tutto il mondo, e attaccandosi a questa falsa informazione scatena una protesta di dimensioni preoccupanti contro ogni norma protettiva, come il green pass, che viene equiparata ad una violazione della libertà.
Oggi sono state stampate svastiche e stelle di Davide, equiparando l’introduzione del green pass alla persecuzione antiebraica https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2021/07/24/svastiche-e-stelle-di-david-per-i-no-vax-il-pass-e-dittatura_dce06e80-d066-4aaf-85ec-4c85eee6368e.html
A questo punto una persona di scienza potrebbe solo dichiarare la propria impotenza.
Se i dati vengono ignorati, sistematicamente; se si legge la morte di Camilla Canepa ignorandone le circostanze; se si legge la dichiarazione, certamente fuorviante, di Vallance e non la sua correzione, se si ignorano i dati sulla protezione offerta dai vaccini nel mondo dicendo che tanto sono bugie, se si pensa che la questione della protezione, delle mascherine, delle distanze, del green pass e dei vaccini, non vadano affrontata alla luce di dati numerici , ma si possano affrontare come gli ultrà a un derby di calcio, beh allora si dimostra di avere in disprezzo la conoscenza e la ragione.
Peraltro, non possiamo non osservare che concedere il green pass a chi ha fatto solo una dose di vaccino per la fruizione di certi servizi, come prescrive l’attuale decreto, è anch’essa una decisione politica, una “concessione” al cittadino che tiene in scarso conto le evidenze scientifiche, poiché, come abbiamo detto sopra, una sola dose di vaccino o protegge molto poco dalla variante Delta oggi prevalente. Quindi, ancora una volta, ci si lamenta senza avere conoscenza dei dati.
Si sta dimostrando, anche in persone che ritenevamo ragionevoli, un atteggiamento arrogante e cieco, con nessun senso della propria responsabilità sociale. Non solo i no-vax organizzati e militanti veri e propri, ma tanti dimostrano di non sentire di appartenere ad una collettività che comprende persone più deboli di loro. Tuttavia, quella collettività cui loro non desiderano appartenere, continua ad offrire loro il vaccino gratis, il servizio dei medici e del personale sanitario, e, qualora si dovessero ammalare, tutte le necessarie terapie al più alto livello possibile, sempre gratis. Queste persone non pagheranno in nessun modo i prezzi dei loro irresponsabili atteggiamenti. Perchè uno Stato democratico si fonda sulla ragione, e sulla base della ragione tiene conto di tutti. Non può quindi abdicare e non abdicherà al suo ruolo di tutela, anche di chi quella tutela la combatte senza capirla.
Referenze
Sulla mortalità da COVID 19, per i dati ufficiali vedere WHO Coronavirus (COVID-19) Dashboard. https://covid19.who.int/ 27 Luglio 2021; per stime verosimili Tracking covid-19 excess deaths across countries. https://www.economist.com/graphic-detail/coronavirus-excess-deaths-tracker. The Economist 23 Luglio 2021)
Per i danni cardiologici indotti da Sars-cov-2: Liu F, Liu F, Wang L. COVID-19 and cardiovascular diseases. J Mol Cell Biol. 2021;13(3):161-167. doi: 10.1093/jmcb/mjaa064. Saeed S, Tadic M, Larsen TH, Grassi G, Mancia G Coronavirus disease 2019 and cardiovascular complications: focused clinical review. J Hypertens. 2021;39(7):1282-1292.
Per i danni neurologici indotti da Sars-cov-2: Farhadian SF, Seilhean D, Spudich S. Neuropathogenesis of acute coronavirus disease 2019. Curr Opin Neurol. 2021;34(3):417-422. doi: 10.1097/WCO.0000000000000944. Dewanjee S, Vallamkondu J, Kalra RS, Puvvada N, Kandimalla R, Reddy PH.Emerging COVID-19 Neurological Manifestations: Present Outlook and Potential Neurological Challenges in COVID-19 Pandemic. Mol Neurobiol. 2021 Jun 24:1-22.
Per le sequele a lungo termine della sindrome post-COVID: Carod-Artal FJ. Post-COVID-19 syndrome: epidemiology, diagnostic criteria and pathogenic mechanisms involved. Rev Neurol. 2021;72(11):384-396. Dennis A, Wamil M, Alberts J, Oben J, Cuthbertson DJ, Wootton D, Crooks M, Gabbay M, Brady M, Hishmeh L, Attree E, Heightman M, Banerjee R, Banerjee A; COVERSCAN study investigators.Multiorgan impairment in low-risk individuals with post-COVID-19 syndrome: a prospective, community-based study. BMJ Open. 2021;11(3):e048391. Nasserie T, Hittle M, Goodman SN. Assessment of the Frequency and Variety of Persistent Symptoms Among Patients With COVID-19: A Systematic Review. JAMA Netw Open. 2021 May 3;4(5): e2111417. doi: 10.1001/jamanetworkopen.2021.11417. Post-COVID Conditions. Updated July 12, 2021. https://www.cdc.gov/coronavirus/2019-ncov/long-term-effects.html
Sulla reazione dell’Italia all’esplosionedella pandemia: Horowitz J., E. Bubola, E. Povoledo. Italy, Pandemic’s New Epicenter, Has Lessons for the World https://www.nytimes.com/2020/03/21/world/europe/italy-coronavirus-center-lessons.html. The New York Times, 21 Marzo 2020
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https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2021.07.19.452771v1, Effectiveness of COVID-19 vaccines against hospital admission with the Delta (B.1.617.2) variant (14 Giugno 2021); Takuya Tada, Hao Zhou, Marie I. Samanovic, Belinda M. Dcosta, Amber Cornelius, Mark J. Mulligan, Nathaniel R. Landau. Comparison of Neutralizing Antibody Titers Elicited by mRNA and Adenoviral Vector Vaccine against SARS-CoV-2 Variants. BioRXiv doi: https://doi.org/10.1101/2021.07.19.452771. Moderna Press release: Moderna Provides a Clinical Update on the Neutralizing Activity of its COVID-19 Vaccine on Emerging Variants Including the Delta Variant First Identified in India https://investors.modernatx.com/news-releases/news-release-details/moderna-provides-clinical-update-neutralizing-activity-its-covid (June 29, 2021)
Sulla prevalenza della malattia tra i non-vaccinati. Istituto Superiore di Sanità, Vaccinati e non, il confronto tra i casi ci dice che il vaccino funziona (Iss 20 luglio 2021) https://www.iss.it/covid19-faq/-/asset_publisher/yJS4xO2fauqM/content/id/5799698. Il “paradosso” dei contagi tra i vaccinati, spiegato. Perché l’aumento delle vaccinazioni fa sembrare che si ammalino di più i vaccinati, anche se non è vero https://www.ilpost.it/2021/07/21/paradosso-vaccinati-coronavirus/ (21 Luglio 2021) Enrico Bucci L’alleato migliore del Covid-19 si chiama “variante ignorante”, Il Foglio, 20 Luglio 2021 https://www.ilfoglio.it/salute/2021/07/20/news/l-alleato-migliore-del-covid-19-si-chiama-variante-ignorante–2697398/ ; Enrico Bucci Perché il tasso di trasmissione dei vaccinati non è affatto uguale a quello dei non vaccinati. Il Foglio, 22 Luglio 2021 https://www.ilfoglio.it/scienza/2021/07/22/news/perche-il-tasso-di-trasmissione-dei-vaccinati-non-e-affatto-uguale-a-quello-dei-non-vaccinati-2706177/ , Antonella Viola l “passaporto” per la salvezza, La Stampa 22 Luglio 2021 https://www.lastampa.it/topnews/lettere-e-idee/2021/07/22/news/il-passaporto-per-la-salvezza-1.40521969 )