23 Luglio 2021
La Dottoressa Elena Romano, responsabile dell’Area Comunicazione di “Cascina Biblioteca”, ci apre le porte della cooperativa milanese, divenuta da decenni un punto di riferimento per adulti e piccini, che ogni giorno combattono per superare barriere fisiche e mentali.
Com’è nata “Cascina Biblioteca” e con quale mission?
Nel 1995 venne fondata la cooperativa di tipo B Viridalia, dedicata all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate che lavoravano nella manutenzione del verde. Successivamente, nel 1999 nacque la cooperativa di tipo A Il Fontanile, per offrire risposte ai bisogni delle persone con disabilitò. Nel 2013 ci fu la fusione tra Viridalia e Il Fontanile e nacque ufficialmente Cascina Biblioteca, che è oggi una cooperativa A+B ed e è diventata un punto di incontro e di riferimento importante per la città metropolitana di Milano e la sua provincia: la sfida di tutte le persone che gravitano intorno a noi (più di 180 dipendenti, soci e non, 150 volontari, circa 3000 famiglie coinvolte nelle nostre iniziative) è quella di ribaltare la logica comune che vede le fragilità come limite, trasformandola in risorsa e creando continue occasioni di incontro e scambio. Ogni giorno, attraverso il nostro lavoro, ci prendiamo cura di persone con fragilità e con disabilità e ci impegniamo per rispondere ai bisogni di lavoro, accoglienza e assistenza.
Le vostre attività sono davvero molto trasversali: ci presentate le principali?
Nel corso dei 25 anni la cooperativa è cresciuta molto, sia in termini di numero di dipendenti, sia per quanto riguarda le attività e i servizi che offriamo. Oggi eroghiamo ancora i servizi di allora, continuando a gestire diversi centri diurni e residenze destinate a persone fragili e con autismo; diamo lavoro a persone svantaggiate, in particolare grazie allo storico servizio di manutenzione del verde, ma anche offrendo servizi di edilizia. Inoltre, sono nate tante attività inclusive di animazione, tempo libero, teatro, sport (per esempio l’equitazione, con corsi di ippoterapia dedicati anche a persone con disabilità), abbiamo ripreso a coltivare molti dei campi che circondano la cascina con la produzione di ortaggi biologici e di miele, ci occupiamo di assistenza domiciliare verso minori o persone con disabilità. Infine, lo scorso anno abbiamo acquisito Cascina Nibai a Cernusco sul Naviglio (MI) e ora abbiamo anche un agriturismo, un’altra bottega agricola e produciamo uova e salumi. Davvero difficile riassumere tutto in poche righe.
Che tipo di feedback ricevete sia dagli adulti che dai giovani/bambini coinvolti?
Intorno a noi c’è una grande comunità di persone che usufruiscono dei nostri servizi, che acquistano i nostri prodotti agricoli, famiglie di persone con disabilità ma anche tante famiglie con bambini che frequentano i nostri corsi di teatro o i campus estivi. Sono tanti anche i giovani che partecipano alle nostre serate musicali e culturali al Vagone Bar Sociale. Riceviamo sempre riscontri positivi e tanta vicinanza quando siamo in difficoltà: proprio qualche giorno fa abbiamo lanciato una campagna di raccolta fondi perché ci sono state rubate le selle e tutte le attrezzature per l’equitazione e l’ippoterapia e in molti ci hanno offerto il loro supporto e il loro contributo economico. Questa è la comunità che abbiamo intorno.
E adesso veniamo a “Ti ribalto”, in cui arte e disabilità si sono fusi, per superare barriere e stereotipi. Raccontateci questo progetto…
Dall’11 al 13 giugno, presso la Fabbrica del Vapore di Milano, si è tenuta la settimana edizione. “Ti Ribalto, il Festival delle Arti” coinvolge ogni anno più di 100 attori di tutte le abilità (quest’anno solo 60) e dai 20 ai 40 cittadini volontari, oltre a professionisti, attori, educatori.
Questa edizione ha visto in scena per 3 giorni spettacoli teatrali, laboratori artistici e sportivi e un’importante tavola Rotonda “Verso una nuova inclusività: fragilità e arti performative”, allo scopo di stimolare gli spettatori a una maggiore sensibilità e apertura sul concetto di inclusione come fatto culturale. Avvicinare, conoscere, incontrare e includere: ecco gli obiettivi di Ti Ribalto, una manifestazione che racconta come sia possibile migliorare la qualità della vita di persone con disabilità attraverso l’utilizzo di differenti espressioni artistiche. Ideato e curato dalla Piccola Accademia della Cooperativa sociale Cascina Biblioteca, il progetto coinvolge le persone con disabilità fisica o intellettiva, e sostiene il loro diritto alla vita indipendente, all’integrazione e alla coesione sociale.
Cos’ha significato lavorare in un anno e mezzo di pandemia? Come vi siete “riorganizzati”? Ci viene in mente la vostra iniziativa legata all’agricoltura bio…
A marzo 2020 la pandemia ci ha costretto a fermare alcune delle nostre attività. Ma lo abbiamo fatto il meno possibile e abbiamo provato subito a essere operativi, nonostante le restrizioni: abbiamo collaborato con Milano Aiuta per supportare la richiesta di volontari per assistere anziani e disabili bloccati in casa; abbiamo avviato una serie di attività online gestite da educatori e operatori, per stare accanto ai nostri ragazzi e alle famiglie dei centri diurni; abbiamo aumentato la presenza degli operatori nelle nostre abitazioni protette. Per quanto riguarda la nostra produzione e vendita di ortaggi biologici, abbiamo dato vita ad un semplice un sistema di ordini online e consegna a domicilio di verdura e prodotti alimentari in tutta la città di Milano – un’iniziativa che ha avuto un grande successo e che continua ancora oggi, grazie a clienti soddisfatti e ormai fidelizzati.
Cosa significa per voi “inclusività”?
Inclusività o inclusione per noi significa che qualunque nuovo progetto ha al centro le persone fragili e deve avere come obiettivo quello di migliorare la loro vita. Vediamo la fragilità come una risorsa e vogliamo continuare a creare occasioni e opportunità per permettere alle persone con disabilità e fragilità di fare passi importanti verso l’autonomia. Tutte le nostre attività, i corsi – dal teatro all’equitazione –, i campus estivi, sono sempre organizzati per accogliere persone con disabilità o fragilità. Inclusione significa anche dare lavoro a persone svantaggiate, con disabilità intellettiva o che hanno avuto un passato difficile e noi lo facciamo in diversi servizi come la manutenzione del verde, l’edilizia, l’agricoltura sociale, la ristorazione.
Avete aderito al network di Club Medici “Cultura è Salute”. In che modo, secondo voi, “cultura” e “salute” sono sinonimi e procedono di pari passo?
Crediamo che attraverso l’arte, lo sport, il teatro, si possa davvero dare una svolta alla vita di tante persone che spesso in famiglia non hanno l’opportunità di sperimentare esperienze formative e avere stimoli diversi. Cultura significa anche divulgare e condividere buone pratiche per sensibilizzare l’opinione pubblica e aumentare la consapevolezza che le persone fragili hanno diritto ad una vita dignitosa e di svolgere attività che possano valorizzarli e possano farli sentire utili: lavorare, per esempio, è un diritto e un dovere fondamentale. Per concludere, una malattia fisica o una disabilità intellettiva attraverso la cultura può essere valorizzata fino a diventare una risorsa per la società e generare un impatto sociale positivo. Lo dimostrano tutti i ragazzi che fanno tirocini formativi con noi e poi vengono assunti in organizzazioni esterne, diventando a tutti gli effetti dei lavoratori come gli altri.