Cultura è Salute

L’arte per prendere parte
di FEDERICO RUSSO e LUCIA SIMONELLI

19 Luglio 2021

Nel dipartimento di Salute Mentale della ASL Roma 1 da molti anni abbiamo attivato, grazie al sostegno di Roma Capitale, progetti “speciali” che coinvolgono i nostri pazienti, affiancando i classici percorsi terapeutici e riabilitativi con percorsi di arte e cultura.

In ciascuno di questi progetti lo scopo è quello dapprima di coinvolgere, di fare partecipare, avvicinando i pazienti alla bellezza, alla storia della nostra città, alla natura, all’arte. In una fase successiva, una volta costruita una gruppalità che si appoggia su un setting flessibile ma bene strutturato, promuovere il passaggio dalla partecipazione all’acquisizione di ruoli attivi. Cerchiamo di aiutare i nostri pazienti ad utilizzare l’esperienza, a volte anche molto dolorosa, da una parte in un contesto che li aiuta a diluirla e sostenerla (funzione psicoterapica e riabilitativa), dall’altra a farla diventare risorsa per alimentare visioni, spirito critico, curiosità, spingendo i nostri pazienti verso una funzione più attiva nei confronti della società e del mondo (funzione di inclusione sociale).

I progetti

Musei

Abbiamo recentemente concluso l’iter per la stipula di una convenzione, con le firme di Angelo Tanese, direttore generale dell’ASL Roma 1 e di Francesca Cappelletti, direttore generale della Galleria Borghese. Questo atto formale rappresenta il coronamento di una lunga attività di mediazione culturale coordinata insieme a Stefania Vannini, storica dell’arte.

La mediazione che i nostri pazienti arrivano a svolgere a favore del pubblico richiede un percorso complesso di acquisizione di competenze nel campo delle opere, una metabolizzazione profonda del senso e dell’emozione che l’opera attiva dentro di loro, e una restituzione che aiuta a vedere nell’opera d’arte aspetti nuovi, inattesi, a volte sorprendenti e rivelatori.

Il percorso è nato nel 2008, con il sostegno di Gianni Panzieri e Francesca Di Fazio per la ASL, e di Simona Antonacci, storica e critica d’arte, prima ancora dell’apertura del Museo delle arti del XXI secolo, conosciuto come MAXXI. In quell’occasione Stefania Vannini era coadiuvata da artisti ed esperti del suo gruppo di lavoro. Ogni paziente fu aiutato ad elaborare il rapporto con l’opera architettonica, a perdersi nelle linee e negli spazi arditi, e a quel tempo vuoti, di Zaha Hadid. All’inaugurazione del MAXXI il nostro gruppo organizzò un evento speciale. Le visioni erano diventate piccoli disegni cartolina che furono disponibili per tutto il pubblico del Museo.

Numerose giornate dedicate alla mediazione artistica hanno accompagnato la crescita negli anni di un gruppo in continuo rinnovamento, affiancato a quel punto da Leonella Magagnini, una psicologa e psicoterapeuta junghiana che lavorava nel Dipartimento di Salute Mentale. Ricordiamo sempre Letizia Battaglia, alla sua mostra personale, che seguiva il nostro gruppo di lavoro con le lacrime agli occhi. Ricordiamo abbracci, telecamere, foto, domande e pubblici numerosi e appassionati.

Ogni anno il MAXXI è stato aperto gratuitamente a pubblici nuovi che lo attraversavano guidati dai nostri pazienti, sempre più competenti, esperti ed emozionanti.

Lo stesso progetto si è spostato, integrando il percorso MAXXI, alla Galleria Borghese. Il contatto con l’arte classica, con la scultura, ha prodotto nuove vertigini. Adesso, con la convenzione, a partire da settembre uno o più gruppi di lavoro inizieranno a lavorare su nuovi percorsi di mediazione, cominciando dalle provocazioni di Damien Hirst, artista contemporaneo che nella Galleria Borghese ha al momento una novantina di opere che risuonano o confliggono, a seconda dei punti di vista, con i più grandi maestri italiani come Bernini, Canova, Caravaggio.

Guide città

In pieno lockdown è stato attivato un altro progetto speciale, Meet in Rome. Questa volta i gruppi erano accompagnati da guide esperte, coordinate da Stefania Andreani e Maurizio Colantoni che li conducevano sui più grandi monumenti e luoghi della città. Scopo quello di educare all’arte, alla conoscenza, di sollecitare interesse e di costruire, laddove possibile, un percorso di formazione per mediatori di bellezza. Ancora una volta con l’idea di utilizzare visioni e sensibilità speciali dei nostri pazienti per alimentare un contatto diverso con la città, le sue opere, mediato non solo dalla conoscenza ma soprattutto dalle emozioni e dalla integrazione delle esperienze.

Vela e mare

Da molti anni è cominciata un’attività di vela e di cultura del mare con la collaborazione di una scuola velica romana, Altura. Crociere nel Tirreno, fine settimana, giornate didattiche, regate di circolo, lezioni teoriche, accompagnate da skipper esperti, operatori, pazienti. In questo settore è molto importante la gradazione dell’esperienza dei pazienti. Gli utenti esperti svolgono una funzione di facilitazione per l’inserimento di nuovi utenti, in situazioni di maggiore fragilità. Lo scambio di conoscenze ed esperienze, le regole difficili della convivenza in barca, la costante del mare e del meteo che danno direzione e orientamento a tutto il gruppo, rappresentano i punti di forza di questa meravigliosa arte della navigazione, che da sempre accompagna l’uomo nella sua evoluzione culturale. La barca diventa un potente setting terapeutico e riabilitativo dove pazienti, operatori e skipper fanno un viaggio interno e reale, con grande potere trasformativo. Questo anno il gruppo ha iniziato online, si è poi trovato su due barche tra Giglio e Giannutri e farà una settimana di vela tra le isole Flegree e Pontine all’inizio di settembre

Cinema

Il filmfestival della salute Mentale Lo Spiraglio ogni anno mette in cartellone il meglio della cinematografia tematica italiana e, da qualche anno, comincia ad aprirsi al cinema internazionale. Una organizzazione precisa, coadiuvata da professionisti come Franco Montini e Jacopo Mosca, critici cinematografici, e da numerosi appassionati, volontari, amici. Ma la vera forza del festival sono i borsisti, veri e propri professionisti che, pur provenendo da storie di grave sofferenza psichica hanno saputo riscattarsi o comunque sviluppare le loro capacità creative dando al festival una matrice molto originale, a cominciare dalla organizzazione anche in questo caso, come in tutte le attività descritte, basate sulla parità e su rispetto reciproco.

Arte e salute mentale

Integrare i percorsi terapeutici con percorsi d’arte vuole dire mescolare i linguaggi della cura. La cura diretta a chi soffre, ai familiari, agli operatori, integrata con la cura di cui tutti usufruiamo, l’arte, la cultura, la natura, la società. Il campo che si genera è di reciproco rafforzamento. Il sistema curante diventa più elastico, umano, disponibile alle relazioni. Siano esse terapeutiche o umane, sono le relazioni il principale strumento di cambiamento conosciuto.

Molti possono pensare che i percorsi che stiamo presentando siano elitari, costosi ed aperti solo a pazienti speciali, collaborativi, stabilizzati, lievi. Tutti questi progetti hanno piccoli finanziamenti, noti e tracciabili, una rendicontazione precisa e vanno da poche migliaia di euro l’anno fino ai circa 40.000€ del festival, di cui quasi la metà è destinata alle borse lavoro. I pazienti sono in trattamento presso i centri di salute mentale. La maggior parte di loro ha alle spalle ricoveri, assumono farmaci e fanno parte dei cosiddetti pazienti gravi, su cui vengono investite la maggiore parte delle risorse dei nostri servizi. In un prossimo futuro, quando avremo finalmente il budget di salute, la parte finanziaria si sposterà dai progetti ai singoli utenti, aumentando le possibilità e la diffusione di attività di questo tipo.

Noi riteniamo che qualsiasi dipartimento di salute mentale debba dotarsi di strumenti presenti nel proprio territorio, debba sapere dialogare con la cultura dei suoi luoghi, debba costruire percorsi che oltre alla cura debbano prevedere il ritorno nel mondo, la partecipazione attiva, la presenza dei suoi cittadini, alla vita del paese e della comunità, indipendentemente dal linguaggio, etnia, genetica, stato di salute, ricchezza. Integrare i linguaggi ha da sempre permesso all’uomo di evolvere. E, perché no, forse a qualcuno persino di guarire dalle più gravi malattie.