19 Luglio 2021
Il cinema sbarca negli ospedali grazie a “Film for kids at Hospital – Cinema in ospedale”, il progetto cofinanziato dall’Unione Europea, che vede in capo sei associazioni – attive a livello europeo nel settore della media education e produzione/distribuzione di film per ragazzi – in Belgio, Spagna, Croazia, Slovenia, Svezia ed anche in Italia. In particolare nel nostro Paese è nata la piattaforma www.cinemainospedale.it, realizzata dalla cooperativa “Nuovo Fantarca” di Bari. Ci racconta meglio questo progetto la Direttrice Rosa Ferro.
Quando è nata la Cooperativa Sociale “Il Nuovo Fantarca” e di cosa si occupa?
La Coop Soc IL Nuovo Fantarca onlus arl è nata nel 1999 a Bari. Si occupa di media education, organizzazione di Rassegne e Festival di cinema per bambini, bambine e adolescenti, realizzazione di video e documentari, laboratori di arte terapia attraverso il cinema e il teatro per lo sviluppo della persona. Presta la sua opera nelle scuole, nei campi rom, nei centri socioculturali, nelle carceri, negli ospedali contribuendo ad abbattere quelle barriere fisiche, sociali che possono ostacolare la partecipazione dell’individuo alla vita culturale.
Dal 2020 siete partner organizzatori del progetto internazionale Film for Kids at Hospital, in Italia “Cinema in Ospedale”, cofinanziato dalla UE. Come funziona questo progetto?
Il progetto vede agire insieme sei partners europei: Jeff (Belgio), Sedmi Kontinent (Croazia), Buff (Svezia), Kinodvor (Slovenia), Pack Magic (Spagna) e noi. Agire insieme significa che esiste una piattaforma internazionale www.filminhospital.eu che ci rappresenta tutti, mentre a livello nazionale ognuno ha creato la sua piattaforma per gestire più agilmente contatti, adesioni e organizzazione. In Italia è nata così la piattaforma www.cinemainospedale.it. Il lavoro di ricerca dei film, soprattutto dei lungometraggi è stato molto lungo e complicato perchè trovare 12 lungometraggi disponibili nei sei paesi in rete è davvero difficile, ma alla fine ci siamo riusciti. Per i corti è stato più semplice. Il Centro Sperimentale di Cinematografia di Torino ad esempio ci ha donato gratuitamente la fruizione delle opere che avevamo scelto e lo stesso ha fatto la Big Rock. Oggi abbiamo 70 film tra lunghi, corti e mediometraggi di animazione, finzione o documentari, in comune. Questo significa che il pubblico dei sei paesi, diversi per lingue, tradizioni, culture vedono gli stessi film. I film non distribuiti in Italia e sono la maggioranza fra quelli selezionati, sono fruibili attraverso i sottotitoli italiani che abbiamo prodotto e sono arricchiti da schede filmiche e da presentazioni da arte degli autori o esperti. Abbiamo pensato ad un pubblico che va dai 3 ai 17 anni per cui i film sono selezionabili per fascia d’età, oltre che per genere e durata. Possono aderire al progetto le Scuole in Ospedale, i reparti ospedalieri dei paesi in rete, i bambini alle cure domiciliari. Per aderire occorre andare sulla piattaforma www.cinemainospedale.it compilare il modulo e richiedere i codici di accesso che consentono la registrazione, il login alla piattaforma e la fruizione della stessa. Ovviamente l’accesso alla piattaforma è gratuito.
Si prevede un numero minimo di ospedali da coinvolgere? Se sì, quanti ne avete coinvolti finora?
Non c’è un numero minimo o un numero massimo. Al momento abbiamo l’adesione del Policlinico di Bari e di Foggia, del San Gerardo di Monza e attendiamo la formalizzazione da parte del Bambino Gesù di Roma. Siamo in fase di promozione del progetto per di più in un periodo in cui gli ospedali, le direzioni sanitarie sono prese da altri problemi per cui ci auguriamo che tanti altri ospedali o sezioni di Scuola in ospedale potranno aderire nelle prossime settimane.
Quali sono i soggetti che mediano all’interno degli ospedali con i piccoli pazienti?
Possono essere responsabili di reparto, medici, educatori, animatori. Dipende dall’organizzazione interna degli ospedali o dei singoli reparti.
Gli ospedali che sostengono il progetto aderiscono ad una convenzione con voi?
Si aderisce inviandoci il modulo presente nel sito www.cinemainospedale.it
In un anno molto complesso per tutti e segnato dalla pandemia, che tipo di difficoltà avete riscontrato?
Abbiamo avuto tantissime difficoltà, il fatto stesso che non siamo riusciti ad entrare nei reparti e fare direttamente promozione o realizzare gli atelier che abbiamo previsto ha rallentato tantissimo i tempi di promozione e soprattutto ha complicato le modalità per arrivare direttamente ai piccoli pazienti.
Cosa vi ha convinto ad aderire al network “Cultura è Salute”? Perchè, secondo voi, “cultura” è sinonimo di “salute”?
In tutte le nostre attività, la persona è considerata nella sua unicità e totalità. Abbiamo riscontrato attraverso l’esperienza quanto la cultura, l’educazione possano influenzare il modo di vivere la relazione con noi stessi, con gli altri e quindi anche con la malattia. Ma anche il concetto di Salute non può essere riferito solo alla presenza/assenza di una malattia, è qualcosa che coinvolge la qualità della vita di ognuno di noi nella sua globalità. Scegliere un film non significa solamente fare una scelta estetica ma anche etica, considerare non solo gli aspetti formali o seguire scelte di mercato ma ciò che, a livello emotivo, culturale può muovere un’opera per offrirci un’occasione empatica di conoscenza e consapevolezza. Il network “Cultura è Salute” ci è sembrata subito un’ottima occasione per fare rete, per conoscere altre esperienze e professionisti, per far conoscere la nostra esperienza e arrivare ad un pubblico quanto più ampio possibile. Da qui chissà, potrebbero nascere altre idee, altre innovazioni.