20 Maggio 2021
La Dott.ssa Lucilla Ricottini, specialista in Pediatria, ha lavorato come neonatologa ospedaliera per molti anni; medico esperto in omeopatia, omotossicologia e fitoterapia, docente della materia dal 1994. Coordinatrice del “Progetto nazionale di Ricerca in Omeopatia e Medicina Fisiologica di Regolazione-CLINICAL” dal 2008 al 2015, con incarico di Responsabile dell’U.O. di Selezione Clinica per i protocolli di Sperimentazione in Pediatria. Ha pubblicato articoli su riviste internazionali ed è autrice del libro “L’Omeopatia per il tuo bambino” edito da Sperling & Kupfer nel 2020.
Sulla “medicina integrata” il dibattito è ancora molto aperto, tra sostenitori e oppositori, sembra difficile trovare un punto di vista realmente condiviso, sia nella comunità scientifica che nella popolazione. Ma cosa s’intende per “medicina integrata”?
La definizione corretta di questo approccio terapeutico è “medicina complementare”, adottato anche dall’Organizzazione mondiale della sanità, che la indica come Traditional, Complementary and Integrative Medicine (TCIM). In questa definizione è racchiusa la visione di una sinergia di questa medicina, che comprende più pratiche terapeutiche, con la medicina ufficiale, standardizzata. Le medicine complementari hanno in comune una visione olistica del paziente, ovvero guardano alla persona nel suo complesso, evitando lo studio a comparti o ad apparati funzionali, che si può rivelare insufficiente nelle terapie di lunga durata, nei soggetti cronici e quando vogliamo comprendere “dove si nasconde la salute”, per citare Gadamer. In sintesi: sono metodi che possiamo considerare integrativi della medicina classica e che puntano a stimolare le capacità di auto-guarigione insite in ogni organismo vivente.
Avere una “visione olistica” significa quindi guardare al paziente anche come persona e non solo come portatore di una specifica malattia?
Esattamente. Lo stato di salute, in accordo con la definizione che ne ha dato l’OMS, viene inteso come espressione del benessere fisico, mentale, sociale, morale e spirituale. Questa visione si sposa perfettamente con quella delle medicine complementari, che interpretano la malattia come la manifestazione di un disequilibrio generale. L’obiettivo di questo tipo di cure è infatti il recupero dell’equilibrio biologico e, in tal senso, si sfruttano le risorse di auto-guarigione insite nell’individuo. Il paziente viene considerato così nella complessità di corpo-mente – emozioni e si guarda alla sua storia clinica come a quella personale, famigliare, sociale.
Quali sono le Medicine Complementari?
Le Linee guida elaborate il 18 maggio 2002 dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (FNOMCeO) aveva riconosciuto nove tecniche terapeutiche come “atto medico”: agopuntura, fitoterapia, medicina ayurvedica, medicina antroposofica, medicina omeopatica, medicina tradizionale cinese, omotossicologia, osteopatia e chiropratica. Nel 2009 osteopatia e chiropratica sono state eliminate da questo elenco, perché considerate indipendenti e distinte dall’area medica; si è ritenuto necessario applicare una regolamentazione separata. Oggi, dunque, osteopatia e chiropratica possono essere esercitate senza una laurea in medicina e chirurgia da un operatore che abbia seguito un adeguato percorso formativo, ben stabilito a livello internazionale. Tutte le altre discipline invece possono essere praticate solo da medici chirurghi regolarmente iscritti all’ordine. I medici sono tenuti a rispettare l’articolo 15 del Codice deontologico professionale, che cita: “il ricorso a pratiche non convenzionali non deve comunque sottrarre il cittadino a trattamenti specifici e scientificamente consolidati e richiede sempre circostanziata informazione e acquisizione del consenso”.
Questo tipo di medicina può sostituire la medicina ufficiale?
Dipende dalla patologia che andiamo a trattare. Sicuramente si nelle forme allergiche tipo oculo-rinite o eczema, in alcune patologie di tipo infiammatorio, nella cura della cefalea primaria, nelle dispepsie e in molti disturbi in cui non c’è necessità di un farmaco “salvavita”. In tutti i casi di patologie complesse o severe, la terapia complementare non sostituisce la medicina ufficiale ma piuttosto l’affianca. Non a caso, da qualche anno si parla di medicina integrata.
E con i bambini?
Se utilizzate in modo adeguato, le medicine complementari possono essere utili in un’ampia gamma di problemi pediatrici: dalle classiche malattie stagionali, come raffreddore, tosse e faringiti, alle coliche dei lattanti, dall’insonnia alle infezioni urinarie, dalla stipsi alle malattie della pelle, dalle congiuntiviti allergiche – già menzionate- ai disturbi della dentizione. Un discorso particolare merita la fitoterapia, il cui impiego nei bambini è stato normato dalla Società italiana di pediatria: chi la prescrive deve conoscere bene i prodotti, le loro indicazioni terapeutiche, gli effetti biologici prevalenti e le posologie adatte in base all’età e al peso del giovane paziente. Con attenzione a tutti questi aspetti, le medicine complementari sono sicure: anzi, in un’età delicata come quella pediatrica, dove le patologie tendono a risolversi spontaneamente, diventano interessanti per il loro sguardo d’insieme.