4 Marzo 2021
Pensate alle streghe del passato e alle loro ingiuste sofferenze e torture attraverso alcune immagini della pittura e cercate di scoprire quali sono le nuove streghe e quali gli elementi cutanei di discriminazione nel terzo millennio, come lo erano per le donne accusate di stregoneria. Questo è il “compito a casa” che possiamo divertirci a fare l’8 Marzo!
La convinzione che la Cultura è Salute è alla base del progetto al quale ho aderito in qualità di membro del Comitato Scientifico. Ma non è un’adesione formale dettata da ragioni utilitaristiche o di puro narcisismo, come spesso avviene nel mondo medico. Nasce dalla convinzione che le discipline umanistiche, che sono alcuni degli aspetti più piacevoli del grande contenitore della “Cultura”, costituiscono il lievito della vita quotidiana degli esseri umani e allenarsi con questi strumenti permette di far crescere i muscoli della conoscenza. In termini pratici, la nostra capacità di capire come prevenire le malattie aumenta, migliora la consapevolezza di stato di salute personale e collettiva con il benessere che deriva dalla pratica delle arti. Il progetto Dermart, dermatologia tra scienza e arte, che ho proposto da oltre 13 anni ne è un esempio. Osservare le malattie della pelle con il filtro e l’aiuto dell’osservazione dell’arte visuale, rende più leggero il nostro disturbo, consente di capire altri che ne sono affetti e di condividere o tollerare alcuni aspetti che socialmente sono meno accettati.
“La strega sia rasata e si cerchi il marchio del diavolo o mammelle addizionali”
si ordinava nei tribunali
“Il maligno suole imprimere il suo marchio nelle parti meno visibili del corpo dei suoi adepti, i suoi posseduti. Tale segno di tracciabilità del Diavolo è indolore anche se viene eseguito con uno stilo acuminato”
si legge nei trattati del tempo
Sulla pelle esprimiamo le nostre patologie interne, numerosi disagi psico-emotivi, i marchi dell’eredità genetica e predisposizionale. Se non bastasse, ci sono stati periodi storici, nemmeno tanto lontani, nei quali le lesioni sulla nostra pelle, esaminate da “attenti controllori”, ci mettevano a rischio del rogo. Rischio che aumentava notevolmente qualora fossimo stati, nell’ordine: 1) donne, 2) rosse di capelli 3) poco graditi a “potenti” di varia tipologia.
Il periodo nel quale le visite dermatologiche “non richieste” sono divenute frequentissime è stato quello della Santa Inquisizione, particolarmente attiva dal 1400 al 1700. La sistematizzazione della pratica dell’Inquisizione nei confronti delle streghe si ha nel 1486 quando, due fantasiosi frati domenicani scrissero e pubblicarono quello che ancora oggi resta probabilmente il più noto e citato tra i moltissimi trattati sulla stregoneria: il Malleus maleficarum o Martello delle streghe.
Le streghe (c’erano anche stregoni maschi ma molto più rari), erano spesso donne sole, ai margini della società, che conducevano una vita di elemosine, curavano malanni con erbe e preparati casalinghi, erano dedite alla pratica del malocchio e della malasorte ed erano considerate in possesso di poteri “demoniaci”. Per certi aspetti minavano il “potere” maschile, medico ed ecclesiastico, perché esercitavano una libera professione. Nei testi che si sono occupati degli indizi di stregoneria dei quali i tribunali tenevano grande conto, si sottolineano alcuni segni cutanei corrispondenti al punto di entrata del Diavolo.
Nel periodo dell’Inquisizione si ricercava dunque con minuzia, sulla cute delle presunte streghe, questo “punto d’entrata”. Abitualmente, il Diavolo veniva di notte, entrava e lasciava una traccia per ufficializzare la sua proprietà. Si poteva trattare semplicemente di un nevo o un angioma, con aspetto un po’ “animalesco”, a zampino di lepre, d’orso, di capra, etc.
Il cosiddetto “occhio del Diavolo” consisteva in un comune nevo collocato nella parte interna di una coscia, in prossimità dei genitali (fig. 2). Ma il marchio per eccellenza era, per i neodermatologi inquisitori, quello che noi conosciamo come dermografismo rosso, condizione legata ad una iperreattività cutanea patologica, tale da far segnare in rosso la cute esposta anche al minimo trauma. Oggi, sappiamo bene che rappresenta la forma più frequente di orticaria, ma in quegli anni era interpretato come il segno di “un corpo abitato da forze demoniache” ed avere la traccia di una mano rossa “stampata” sulla pelle, poteva avviare alla strada verso il rogo (soprattutto se si trattava di una femmina).
Un’altra caratteristica clinica presa in grande considerazione era l’insensibilità localizzata o ipoestesia. Era ricercata con grande cura, al punto che esistevano cacciatori di streghe professionisti, retribuiti ogniqualvolta ne identificavano una. Spesso questa ipoestesia era legata alla lebbra, molto frequente all’epoca, e questo fece sviluppare anche “i cacciatori di lebbrosi”.
Infine, in quegli anni era meglio evitare due caratteristiche: il rosso, colore del fuoco, per cui le rosse di capelli erano “streghe con il latte avvelenato” e la presenza di “capezzoli soprannumerari”, considerati utili per allattare i famigliari della strega. Veniva considerata “strega” anche chi possedeva gatti neri o un neo nell’iride dell’occhio.
Tra i quadri più noti che descrivono una riunione di streghe, è quello di Goya denominato L’Aquelarre o La Congrega (noto anche come Il caprone). Il caprone è il simbolo del diavolo. Presiede il rito o sabba delle streghe. Nell’intenzione dell’autore e del committente, si voleva forse rendere evidenti le superstizioni sull’argomento, contrarie allo spirito Illuminista del periodo. Superstizioni, purtroppo, non ancora del tutto estinte.
Bibliografia
- Giovanni Grado Merlo, Le streghe. Il Mulino, 2006
- Massimo Papi, B. Didona. Dermart. Dermatologia tra scienza e arte. Mazzotta 2014
- Paolo Sorcinelli, Il corpo che la storia ha dimenticato. In: Storia e futuro, n° 23, 2010
- Lorella Zanardo, Il corpo delle donne. Feltrinelli, 2010
- Carlo Ginzburg, Storia notturna. Una decifrazione del sabba. Einaudi, 1995
- Massimo Centini, Stregoneria. Lyumet, 2020