18 Settembre 2024
Quanti medici di medicina generale e quanti pediatri hanno aderito alla possibilità di eseguire i tamponi rapidi anti-Covid? La situazione è molto diversa da Regione a Regione, con percentuali che nei casi migliori sfiorano il 100%, ma che nelle peggiori registrano un’adesione davvero molto bassa. Ecco qualche numero per fare chiarezza.
Il vicesegretario Fimmg, Pier Luigi Bartoletti, da Roma osserva che “comprare i tamponi per il singolo medico di medicina generale adesso sia difficile: sarebbe stato meglio acquistare un grosso lotto con appalto pubblico”. Nel Lazio all’esecuzione dei tamponi hanno aderito circa 1800 medici, il 40% del totale, e 421 pediatri, pari al 50%.
In Veneto l’obbligo per i medici di famiglia di eseguire i test sugli assistiti, contatti stretti asintomatici, di un caso positivo è partito già dal mese di novembre, ma hanno aderito fino ad oggi appena la metà dei medici: 54 su 100. In Liguria e in Trentino le percentuali indicate dalle giunte al quotidiano “La Stampa” giungono al 91 e 100%. Al top anche la Val d’Aosta con un livello di adesione molto alto.
In Emilia Romagna si scende al 55%: “Ne è stata fatta alcuna ricognizione delle disponibilità, dei carichi orari sostenibili da ciascun settore della medicina generale in relazione ai medici disponibili al netto delle situazioni di fragilità” spiega il segretario Fimmg Fabio Vespa. Sempre in Emilia Romagna, lo Snami dice no all’arruolamento obbligatorio chiesto dalla regione: troppo alta l’età media di alcuni medici convolti, con possibili conseguenze sulla salute. Snami inoltre indica alla regione il sistema dei drive-in al posto degli studi e l’arruolamento anche di personale infermieristico.
Alla campagna di screening su contatti stretti o soggetti sospetti, in Piemonte avrebbe aderito il 34%, ancora meno in Lombardia, ferma al 25%. L’asse adriatico-ionico, che va dall’Abruzzo alla Basilicata passando per Molise e Puglia, deve ancora adeguarsi così come la Sardegna.